- Spero che tu ti sia goduta il viaggio. Ho detto ai miei uomini di trattarti bene.
Lui avanzò zoppicante, appoggiandosi al suo bastone, un sorriso gelido sul suo volto mentre parlava lentamente. Istintivamente indietreggiai con gli occhi sbarrati.
Oh mio Dio.
Dal momento in cui gli uomini in nero erano venuti a prendermi al lavoro, dentro di me sapevo che era tutta opera sua, ne ero pienamente consapevole. Eppure ritrovarmelo lì di fronte fu comunque sconvolgente.
Oh mio Dio.
Un altro suo passo risuonò sul marmo chiaro del pavimento mentre veniva verso di me, seguito da un altro uomo, anch'esso con la stessa tenuta degli altri che mi circondavano.
Il tizio alle mie spalle parlò con la sua voce nasale quando andai a sbattere contro il suo corpo. - Dove stai andando?
- Ti prego, non avere paura. Sei una mia ospite - disse lui.
- Lo sarei se fossi stata invitata e avessi accettato di venire di mia spontanea volontà - replicai orgogliosa che la mia voce risultasse ferma.
Il Boss si fermò a qualche metro da me, posò entrambe le mani guantate sul pomello del bastone e il suo sorriso si spense. Eravamo abbastanza lontani eppure mi sembrò che gli occhi scuri che mi fissarono fossero ad un niente dai miei, talmente fu intenso il suo sguardo.
- Mi scuso se i miei uomini ti hanno spaventata - disse.
Terrorizzata era il termine giusto.
- Mi hanno puntato una pistola contro e hanno minacciato di uccidere la mia migliore amica e il mio capo, sfiderei chiunque a non spaventarsi.
- Volevo solo assicurare che tu venissi senza opporti - spiegò senza scomporsi minimamente sapendo che uno dei suoi aveva intimato di spararmi. Non che avrei dovuto stupirmene visto che proprio lui era a capo di un'intera organizzazione criminale ma era sempre difficile associare quest'uomo dall'aria così raffinata a il temibile Boss descritto da Christian. Questa volta indossava una camicia bianca con sopra un elegante gilè nero pantaloni dal taglio sartoriale grigi. I capelli neri erano perfettamente pettinati all'indietro e il viso era molto curato.
- Perché sono qui? - chiesi incrociando le braccia al petto.
- Perché non ci accomodiamo? - propose invece. - Ti prego di seguirmi e risponderò ad ogni tua domanda.
Detto questo si incamminò. Lo osservai attraversare l'ampio atrio e andare verso la porta ad arco alla sinistra della grande scalinata che portava a quelli che dovevano essere i piani superiori.
Notando la mia esitazione uno dei tre che mi circondavano, quello alla mia destra, mi toccò il braccio per dirmi di muovermi. Mi scostai con una mossa brusca e lo incenerii con lo sguardo. Lui rise, facendo risplendere un morale dorato. - Sbrigati - ordinò facendo cenno con la testa verso il punto in cui il Boss era appena sparito.
Mi sforzai di mettere un piede di fronte all'altro e prendere a marciare invece di provare darmi alla fuga come una vocina dentro di me continuava a mormorare. Attraversai l'atrio passando velocemente lo sguardo sui quadri astratti appesi alle pareti che si alternavano con delle lampade da muro dello stesso stile classico dei pilastri.
Al di là dell'arco c'era un lungo corridoio c'erano diverse porte , solo una era aperta. Con i suoi uomini alle calcagna varcai la soglia e poi sentii la porta richiudersi dietro di me. Avvertii subito la mancanza di quello che mi stava alle spalle, probabilmente rimasto fuori per sorvegliare la stanza. La seconda cosa che notai invece fu la presenza di Gwen. La ragazza era seduta sull'unica poltrona nella stanza ma appena il Boss le si avvicinò si alzo repentina e gli cedette il posto, piazzandosi accanto a lui in piedi. Mi lanciò un breve sguardo e poggiò una mano sulla spalla dell'uomo.

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Hard
Chick-LitQuando la sua migliore le chiede aiuto per indagare sul suo ragazzo, Thia Harrison non si aspetta di certo di dover passare la notte appostata dietro ad un cespuglio e ancora meno di cadere tra le braccia di un magnifico ragazzo dagli occhi color mi...