Capitolo 8

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- Io, Gwen e Tyler siamo cresciuti insieme - cominciò.

- Eravamo orfani e per anni abbiamo vissuto per strada. Io ero il più grande e, in qualche modo, mi sentivo responsabile nei loro confronti. Era una vita davvero di merda e io avrei fatto di tutto per poterla cambiare in meglio, soprattutto per loro due. Così ho cominciato con gli incontri. Me la cavavo, ero forte per la mia età e riuscivo a confrontarmi con tipi molto più grandi e più grossi di me. In poco tempo sono riuscito a racimolare abbastanza per avere un pasto caldo ogni sera.

I problemi sono cominciati quando una sera, dopo l'ennesima vittoria, un uomo mi si é avvicinato. Avevo già sentito parlare di lui ma era la prima volta che lo incontravo; si faceva chiamare il Boss ed era colui che gestiva tutta la rete degli combattimenti illegali del paese. Credevo di conoscere tutto di quel mondo e sono rimasto sorpreso quando in seguito al nostro incontro ho scoperto che le cose erano molto più complicate di quello che pensavo. Scoprii che c'erano diverse categorie e che io fino a quel momento avevo combattuto contro i più facili da battere. Non ero altro che il più forte tra i più deboli.

Il Boss mi ha detto che era da tempo che mi teneva d'occhio, mi ha detto che con il mio talento avrei potuto fare molto di più ed io gli ho creduto. Mi  ha fatto entrare nella sue élite. Mi ha dato tutto: una casa, pagava le rette scolastiche sia di Ty che di Gwen e in cambio mi chiedeva solo di vincere. Ho dimenticato il motivo che mi aveva spinto ad entrare in quel mondo: il mio solo obiettivo era diventato essere il migliore, guadagnare sempre di più. A diciotto anni ho battuto il record di vittorie consecutive e mi sono guadagnato il soprannome di KAYO. Tutti sapevano chi ero. Passai dall'essere nessuno ad essere un campione.

Mi innamorai di Gwen. Per i successivi due anni le cose tra noi andarono relativamente bene ma nel frattempo, senza rendermene conto, avevo cominciato a cambiare. Ero diventato un avido arrogante troppo sicuro di sé e Gwen non faceva altro che farmelo notare. Diceva che non gli piacevo così e mi ha costretto a scegliere tra noi e tutto il resto.

- E tu hai..

Stavo per dire: scelto tutto il resto. Immaginavo che fosse per questo che tra loro fosse finita anche se qualcosa continuava a non quadrare, cioè io non vedevo tutta questa arroganza e avidità.

- Ho scelto lei - concluse lui sorprendendomi. - Ho deciso di mollare tutto, ho trovato lavoro come boxing trainer e ho comprato questa casa. Sono stato un idiota nel momento stesso in cui ho pensato che sarebbe stato così facile.

Da un giorno all'altro Gwen é cambiata. Era sempre nervosa e incazzata, non facevamo altro che litigare ed io ero sempre più frustrato perché non riuscivo a capire che cazzo le fosse preso, ma l'amavo per cui cercavo di passarci sopra.

Fece un lungo sospiro e si passò la mano sulla bocca prima di continuare. I suoi occhi erano ancora puntati su di me ma era come se non mi vedesse più. Il tono che usò si fece più aspro e angosciato. - Un giorno mi hanno chiamato al telefono e mi hanno detto solo: "Sono io  decidere quando te ne puoi andare, non tu". Ho riconosciuto subito la voce del Boss e, in quel momento, ho capito che era successo qualcosa di brutto. Hanno preso Tyler mentre tornava da scuola e lo hanno picchiato.

- Mio Dio - sussurro.

- Giuro che non dimenticherò mai l'immagine di Tyler, per terra e coperto di sangue, per il resto dei miei giorni. Lo hanno minacciato dicendogli che se non avessi ricominciato a combattere lo avrebbero ucciso. Quello era solo un avvertimento.

Il fiato mi si mozzò in gola. Chi poteva fare una cosa del genere? - Perché non vi siete rivolti alla polizia?

- Sapevo che non scherzavano. Siamo dei trovatelli, Thia - disse in tono duro. - Se qualcuno ci uccide e poi si sbarazza del corpo, nessuno farà domande. Non esistiamo nemmeno per la società.

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