Capitolo 17

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- No, lei non capisce. Io devo sapere che cosa sta succedendo lì.

- Mi dispiace, signorina ma non posso divulgare alcuna informazione sull'operazione ancora in corso.

Per poco non mi misi a gridare per la frustrazione quando uno degli agenti che ci stava scortando sul furgone mi rifilò di nuovo quella risposta.

Non me ne fregava niente se l'operazione era ancora in corso. Io stessa avevo ideato quel piano e facevo parte di quell'operazione quindi era mio diritto venire a conoscenza di che cosa stesse accadendo dall'altra parte. Non mi interessavano i dettagli, volevo solo sapere se Christian stava bene.

- Sono sicura che stia andando tutto per il meglio.

Gwen appoggiò una mano sul mio braccio, strofinandola per darmi conforto. Il suo polso era fasciato da una benda, così come la gamba su cui si era procurata il taglio, in una medicazione frettolosa fatta da uno degli altri agenti e un kit del pronto soccorso. Le avevano anche somministrato qualcosa per calmare i sintomi dell'astinenza.

- Lo so, ma non riesco a non essere preoccupata per lui.

Gwen mi sorrise. - Christian è uno che non si arrende ma adesso ci sei anche tu e so che farebbe l'impossibile pur di tornare da te.

In cuor mio sapevo che le parole che stava dicendo erano assolutamente vere. Christian stesso me l'aveva promesso, non mi avrebbe lasciata.

Il furgone svoltò a destra. - Perché mi hai aiutata?

- Sai, non ne sono sicura - ammise. - All'inizio si é trattato di aiutarti ad uscire per poter andarmene anch'io e aiutare anche le altre a farlo. Era da molto che ci pensavo ma non avevo mai trovato il coraggio di farlo finché lui non ti ha portato in quella stanza. Credo che sia stato il momento in cui hai parlato al Boss: tu sei stata la prima persona che io abbia mai visto a non aver mostrato paura di fronte a lui e poi c'é stata la maniera in cui hai difeso Christian.. ho capito che dovevo farlo. Probabilmente, il Boss ti avrebbe trasformata in quello che ero io, la sua puttana, e non te lo meritavi. Non era giusto.

Accennai un sorriso. - Grazie.

- Non devi dirlo. É stato il mio modo per fare ammenda anche se so che Christian non mi perdonerà mai dopo tutto quello che ho fatto.

- Questo non puoi dirlo - replicai. - In questi ultimi due anni lui non ha fatto altro che incolpare se stesso per non essere riuscito ad aiutarti. Credimi, sa benissimo che quello che hai fatto, qualunque cosa tu abbia fatto, non é stato a causa tua. Anche tu eri vittima del Boss.

- Sono stata io a dire agli uomini che picchiarono Tyler che scuola frequentava e i suoi orari di entrata e di uscita - confessò con filo di voce. - L'ho fatto in cambio della droga. Mi sono sempre pentita della mia scelta ma immagino che tu abbia visto con i tuoi occhi il legame che ha con Tyler, davvero credi che se lui lo sapesse mi perdonerebbe?

Quando Christian mi aveva raccontato di quello che era successo a Tyler due anni prima, mi si era spezzato il cuore vedendo il suo volto desolato nel ricordare come lo avevano ridotto. Sapere che la ragazza che allora amava aveva contribuito a fare del male al suo migliore-amico-quasi-fratello sarebbe stato come ricevere un pugno allo stomaco. Neppure io ero sicura di come avrei reagito se fossi stata al suo posto.

- Forse non subito. Forse un giorno, però riuscirebbe a perdonarti.

- Forse. - Le labbra di Gwen si sollevarono da un lato. - Sai, il Boss su una cosa aveva ragione: tu sei sempre così piena di speranza. É incredibile.

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