Statement of Position

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*Quattro giorni dopo*

Ero in giro per l'università come un'anima in pena. Sembrava che nessuno si accorgesse della mia ombra, ed era deprimente!

Come faceva Karen a dire che mi fissavano tutti? Era ovvio che se lo era inventato, dato che nessuno alzava lo sguardo nemmeno per deridermi.

Puah.

Gentaglia.

Ma per mia fortuna, era già venerdì, ed avendo solo le lezioni la mattina quel giorno della settimana, il pomeriggio ero abbastanza libera, solo che la mia indole a dover dare il meglio di me sopraffaceva la voglia di oziare, e mi ritrovavo dalle due alle quattro in biblioteca o in qualche aula a studiare o a seguire delle lezioni, infiltrandomi clandestinamente.

Varcai la soglia, accorgendomi del tempo ancora più tremendo di come me lo aspettassi. Sembrava notte, e sì, erano le quattro e mezza di un giorni di metà Marzo, era normale, ma il fatto che c'erano dei nuvoloni grigi su tutta la città, mi metteva in testa la malsana idea di rientrare in facoltà e darci dentro con lo studio, l'unico che apprezzava le mie doti.

Ero pronta per girarmi, ma quando la folla si diramò e mi lasciò abbastanza spazio per avere un'ampia visuale del parcheggio, mi fermai, tenendo ben stretti alcuni libri che in borsa non erano riusciti ad entrare.

Mi fece un cenno, mentre scendeva dalla sua auto.

Non ricambiai, ma lo fissai, con metà corpo girato e l'altro verso di lui – io e le mie contorsioni!

Vedendomi immobile, mi fece allora cenno di raggiungerlo; roteai gli occhi al cielo sbuffando, andando da lui con poca voglia.

«Che vuoi?» domandai bruscamente, strizzando gli occhi per una brutta e forte folata di vento freddo.

«Ciao anche a te, Ellen. Io sto bene, tu come stai?» lo guardai male, volendo una risposta «Ho casa libera, e pensavo di fare oggi un'altra..."lezione"...» lo guardai pensandoci bene «O hai altro da fare?» mi scrutò bene in viso.

«Ma no, non ho nulla da fare...» sbuffai, guardandomi attorno «...E' solo che dovrei avvisare mamma e....»

«Sono già passato da casa...Tua madre non c'era, ma c'era Karen...Le ho fatto mettere in una borsa un cambio»

Quasi mi strozzai con l'aria, tossendo infatti subito dopo.

«Hai fatto fare a Karen la mia borsa?!» squittii preoccupata.

«Sì, perché?» domandò confuso.

«Hai idea di quante domande mi farà quando domani tornerò a casa?!?!» abbaiai, come un Mastino Napoletano di tre quintali.

«Ma a me non ha chiesto niente, era abbastanza tranquilla...Solo scocciata nel doverti fare la valigia» alzò le spalle, mettendo le mani nelle tasche del cappotto nero.

«Ma tu che le hai detto?» mi rassegnai, ormai il danno era fatto.

«Niente, le ho detto che ti sto dando lezioni di sesso e che avresti passato la notte da me per scopare» disse con nonchalance, mentre io morivo arrossandomi come un peperone marcio «Idiota! Le ho detto che avremmo ripassato Fisica, dato che la facciamo entrambi» mi ammonì, dandomi una botta con il ginocchio, essendo molto vicini.

«E invece che faremo?» mi strinsi per non sentire troppo freddo.

Non mi rispose, ma sorrise girandosi, aprendo poi la portiera salendo subito dopo.

«Spero ti sia depilata» sghignazzò, mentre io sbarrai gli occhi.

No che non mi ero depilata! Porca paletta! Sembravo un lupo mannaro là sotto!

Feci il giro dell'auto, salendo dall'altra parte, cercando di mantenere saldi i nervi che stavano facendo di tuto per farmi sbroccare, magari iniziando a piangere come una pazza allagandogli la macchina.


S-e-x || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora