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*Due mesi più tardi*

«Ciao, Anne» la salutai, facendola entrare, mentre mi abbracciava felice di vedermi.

«Sei bellissima stasera» mi sussurrò quando ancora mi era stretta, sorridendo per i suoi soliti complimenti.

Quando Anne passò avanti, raggiungendo mamma in cucina, mi ritrovai faccia a faccia con Harry, e non vedendo Gemma, mi sporsi di lato, ma di lei nemmeno l'ombra.

«Tua sorella?» corrugai la fronte.

«Ci sarà una volta in cui mi saluterai dicendomi: "Ciao, Harry! Che bello rivederti dopo due settimane che non mi faccio viva!"» mi urlò contro, vedendo molto bene la vena che gli si gonfiava ad ogni parola detta senza riprendere fiato.

«Hai finito?» alzai un sopracciglio impassibile «Dovevo preparare un esame» continuai, vedendolo rilassarsi appena un po'.

«Non potevi almeno dirmi che non saresti venuta da me la settimana scorsa, come prestabilito?» mormorò cautamente, per non farsi sentire dalle due donne, poco distanti.

«Me ne sono dimenticata...Mi dispiace» lo guardai negli occhi.

Non volevo che si arrabbiasse, ma non avevo avuto un attimo di tempo per me, e sinceramente non me la sentivo di proseguire.

Nell'ultimo mese, prima che sparissi, avevo fatto passi da gigante, ma lui si ostinava a non foraggiarmi troppo, mollandomi ogni tanto un: "Sì...non male", ma nulla di più. All'inizio era frustrante, ma poi ci feci l'abitudine accontentandomi di ogni sua dritta, essendo sempre molto diretto e crudo.

«Che fate lì fermi?!» mi girai, trovando mamma ed Anne con in mano delle ciotole e dei piatti da portata strapieni, mentre si dirigevano verso il giardinetto sul retro di casa «Portate il pane e l'acqua»

Mamma finalmente era felice, non so se per il divorzio o perché io e Karen avevamo smesso di litigare, e perciò di parlare.

Lei non mi guardava ed io rispettavo i suoi spazi, non come lei.

Finalmente Harry entrò in casa, e senza fere le solite moine, me ne andai in cucina a prendere le ultime cose rimanenti.

«Karen?» mi affiancò, portando il bricco dell'acqua, attraversando il corridoio, fino a sbucare sul porticato interno, illuminato già da molte candele, sparse ovunque.

«E' dal suo nuovo ragazzo» mi esaltai facendo finta, mentre mettevo sul tavolo rotondo il cestino del pane, vedendo le altre due, fare un giro per il piccolo giardino sempre più verde con l'arrivo dell'estate.

«Non la vedo da tanto...» prese posto vicino a me, amareggiato per non avere mia sorella con cui prendermi per il culo.

Sì, ero di cattivo umore.

«Magari poi chiamala così le parli» dissi infastidita, avvicinandomi al tavolo con la sedia, senza nemmeno fare attenzione al bricco che si mosse a causa delle mie botte sul pavimento in legno.

«Cosa ti prende?» domandò confuso, sorseggiando l'acqua fresca che si era appena versato.

«Niente, assolutamente niente!» mi alterai ancora di più, sembrando veramente una psicopatica.

«Non mi sembra!» sbottò infastidito da me.

Lo guardai arrabbiata. Nemmeno io sapevo per quale motivo, era solo che la gente preferiva Karen a me, e questo mi creava seri problemi, soprattutto perché pochi giorni dopo sarebbe stato il mio compleanno e non avevo fatto ancora il grande passo.

Strisciai nuovamente la sedia sul pavimento, scattando in piedi, notando che quelle due stavano tornando proprio in quel momento, guardandomi allibite per il mio comportamento maleducato in presenza –sì, di amici- ma pur sempre ospiti.

Ma non aspettai un secondo di più. Me ne andai in camera mia, con tutto che mamma provava a richiamarmi.

Chiusi la porta girando la chiave all'interno della serratura, iniziando a spogliarmi dell'abitino nero che avevo deciso di mettere, tanto per cambiare "divisa".

Lo sfilai velocemente, togliendomi subito dopo i sandali, girando per la camera in cerca di qualcosa di comodo con cui vestirmi.

Quando finalmente adocchiai la tuta di casa che avevo prima di cambiarmi tirai un sospiro di sollievo, finchè alla porta non sentii bussare. Rimasi lì ferma a fissare quel pezzo di legno bianco intarsiato e decorato, tenendo la maglietta fra le mani, allargandola per entrarci dentro, ma ero come fossilizzata, muovevo solo le palpebre.

«Ellen...Dai, aprimi...Dimmi che ti è successo» mormorò sconfitto, sentendolo triste e veramente giù di morale.

Continuai a star ferma, non volevo aprirgli, non mi andava di parlarne, e poi che senso aveva parlargli dei miei problemi mentali quando il suo compito era ben altro?

Ma, Dio! Era il mio migliore amico...Doveva sapere cosa mi frullasse nella testa, anche se non era niente di così tanto deleterio da logorarmi. Diciamo che i miei problemi erano abbastanza superficiali da essere etichettati in quel modo.

Velocemente m'infilai la maglia, andando verso la porta aprendola, facendolo entrare, per poi richiuderla senza la chiave.

«Allora...Cosa ti succede?» sospirò, andandosi a sedere ai piedi del letto, intanto che io prendevo da terra l'abitino e lo appendevo nell'armadio.

«Lo sai vero che fra qualche giorno è il mio compleanno?» gli chiesi senza guardarlo, alzandomi sulle mezze punte per arrivare ad appendere la stampella.

«Certo, e so già dove vuoi andare a parare...Stai tranquilla, riusciremo a fare tutto entro la "data di scadenza"» mimò le virgolette.

«E' solo che...Non lo so...Mi sento così distante da te...» mi poggiai con le spalle all'armadio, guardandolo.

«Ma se siamo amici!» sbottò.

«No, Harry, non in quel senso...Non sento quel bisogno di cui ho letto sul libro che mi hai dato...Non sento il bisogno impellente di saltarti addosso...Sento solo imbarazzo» ammisi frustrata.

«Per me è uguale! Sembra di pomiciare con mia sorella!» sbottò sollevato dal fatto che condividessimo lo stesso pensiero.

«Per me non è proprio così, ma credo che alla fine siamo entrambi imbarazzati» incrociai le braccia al petto, facendo spallucce al contempo.

«Allora che facciamo?» chiese infine con un sospiro «Manca veramente poco alla fine...Ci siamo quasi, Ellen» mi fece notare, poggiando i gomiti sulle ginocchia piegate.

«Quanto poco?» indagai.

«Beh, mancava la masturbazione, il sesso orale e poi il sesso» fece spallucce indifferente, come se niente fosse, come se mi avesse appena detto che voleva regalarmi delle margherite profumate.

«S-sesso orale?» ripetei incredula, con gli occhi spalancati, costringendolo così ad alzare lo sguardo da terra.

«Sì, sesso orale...Pompini, cose così» fece spallucce.

«Harry, ti ho appena detto che non mi sento a mio agio e tu mi parli di sesso orale?» alzai un sopracciglio.

«Ti parlo di sesso orale perché devi imparare a farlo e a riceverlo. Piace molto a noi uomini» ammise.

«Ti prego basta» mi portai le mani al viso nascondendomici dentro, per pura disperazione.

«Allora che intenzioni hai?» continuò imperturbabile.

«Non lo so! Vorrei solo svegliarmi una mattina e ritrovarmi con un ragazzo e con dell'esperienza alle spalle!» ammisi afflitta.

«Ti sei risposta da sola» si alzò andando verso laporta «La prossima volta depilati prima, almeno risparmiamo del tempo. Andiamoa cena che ho fame» mi tese la mano sorridendo, così cedetti e l'accettai .


-Spazio a me-

Buona lettura e ricordate di votare e almeno commentate ogni tanto :)

CateXx


S-e-x || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora