Giugno.
Devo ammettere che passeggiare in riva all'oceano al tramonto mi è mancato. Specie nelle giornate come questa in cui la stanchezza mentale supera quella fisica e c'è bisogno di staccare un po', di ossigenare il cervello e di tornare in contatto con sé stessi. Di riordinare i pensieri.
Già, riordinare i pensieri. Tra qualche giorno torneremo in viaggio. Forse è il momento per me di tirare le somme.
Non lo credevo possibile, ma ogni giorno va un po' meglio.
Adesso riesco anche a pensare a lui, all'inizio non ce la facevo. La mia mente rifiutava ostinatamente di concentrarsi su Ethan, allontanando ogni ricordo come se fosse infetto... e probabilmente lo era. Gli ultimi giorni prima di tornare casa sono stati terribili, durante il giorno professionale e disinvolta, durante la notte a guardare il soffitto per ore, annientata totalmente da quello che sentivo e con la paura terribile di tornare a L.A., di ripiombare, seppur per poche settimane, nella mia vita di prima.
E invece tornare qui è stato in qualche modo salutare. Piano piano l'astinenza dei primi giorni è diventata un lontano ricordo e adesso anche l'inquietudine che l'ha succeduta è quasi del tutto scomparsa. Forse tra un po' di tempo si riaffaccerà anche una qualche sorta di cauto ottimismo, di serenità. Alla fine non è stato un ripiombare, quanto più uno scivolare dentro la vecchia me e anche se in fondo era questo quello che temevo adesso non sembra più contrariarmi come prima.
Come quella sera in Olanda.
Me ne stavo seduta, in una fase di totale apatia, nell'unico posto dove ero certa che non sarebbe mai venuto: l'area per fumatori del backstage. In quel momento comunque Ethan era solo sul palco e le note della canzone mi arrivavano attutite e con il lieve rimbombo tipico del dietro le quinte.
Continuavo a fissare il mio accendino: piccolo, zebrato, orribile. In realtà un caro ricordo che mi faceva pensare a casa. Dovevo cominciare a pensarci seriamente, perché quella era l'ultima data e presto sarei tornata. E per la prima volta da mesi volti e situazioni della mia vecchia vita mi tornarono in mente, in modo chiaro... definito, come se improvvisamente stessi tornando a vedere, come se l'effetto di una droga stesse lentamente passando. Conscia di questo aspettavo una sensazione di benessere che non arrivava, non riuscivo a sentire quel reale senso di conforto e di intimità che avrei dovuto provare alla sensazione di star finalmente tornando in me... era come se quella nota stonata della mia vita a cui avevo finito con gli anni a non dare peso mi fosse improvvisamente diventata insopportabile.
Non mi sentivo come se stessi andando avanti, mi sentivo come se stessi tornando indietro e ancora una parte di me stesse lottando furiosamente cercando di farmi desistere.
Beh, quella parte di me deve essersi stancata e arresa, alla fine.
Ho approfittato di queste settimane di pausa per partecipare a qualche convegno, per rimettere in ordine alfabetico i miei libri, per vedere alcuni dei vecchi amici.
Qualche volta sono uscita con Noha ed altri suoi conoscenti. Gli ho anche presentato Christie, una mia cara amica, e sono quasi sicura che tra loro sia successo qualcosa... ne sono felice perché questo ha significato che le cose tra noi sono a posto. Per un attimo sarebbe stato davvero facile cercare di consolarmi con lui, perché Noha mi è stato vicino giorno dopo giorno nei miei momenti bui, con quel suo modo silenzioso e discreto, osservandomi di nascosto senza mai chiedere niente anche se capiva che ero infelice, intuendo che non volevo parlarne e che forse non avrebbe potuto capire. Mi è stato semplicemente accanto, facendomi sentire la sua presenza, la sua vicinanza, il suo affetto per me.
Non so se riuscirò mai a dirgli quanto tutto questo sia stato importante, ma credo che non ce ne sia bisogno.
E c'è stato un momento in cui sarebbe bastato solo un passo, incontrare i nostri occhi per un secondo di troppo per lasciare che l'affetto e la vicinanza si trasformassero in qualcos'altro, ma per fortuna non è accaduto. Qualcosa mi ha bloccata, e continuo a sentire nel mio cuore che è stato giusto così, non so perché, ma lo sento. E adesso che ho la certezza che anche lui non desiderava di più mi sento più tranquilla.
Uhm... sto ripassando in rassegna le ultime settimane e sto continuando ad evitare accuratamente di pensare a Ethan. Ma devo farlo, perché tra un po' partiamo per il tour estivo e allora non si tratterà più di vederlo una volta a settimana come adesso, sarà di nuovo ventiquattro ore su ventiquattro.
Stamattina ci siamo incontrati per una bella riunione pre-partenza. Era terribilmente su di giri. Per un secondo nei suoi occhi mi è sembrato di vedere l'Ethan che conoscevo. É stato un attimo e mi ha strappato un sorriso.
Ha chiesto a tutti se non eravamo felici di tornare on the road... e beh, con sorpresa devo ammettere che lo sono. Non riesco più a stare ferma in un posto troppo a lungo. Ho bisogno di macinare asfalto. E forse di farlo con un nuovo spirito. Non provo rancore nei suoi confronti, assurdamente, lo riconosco, non mi sento ferita, né mi aspetto un riavvicinamento o un qualsiasi gesto da parte sua... anche perché se arrivasse non credo che sarebbe gradito.
In qualche modo sono riuscita a lasciarmi tutto alle spalle, torno alle origini con qualche cicatrice in più.
Riparto, ed è un ripartire da zero.
L'unica cosa che resta forse è un certo ottundimento delle emozioni, ma credo sia normale, dopo i picchi che ho provato, che per un po' il resto mi sembri insipido... e forse questo non è così negativo, forse davvero una quieta serenità è la risposta alla fatale domanda sulla ricerca della felicità. Comunque la sensazione di star facendo finalmente la cosa giusta in qualche modo mi consola.
Solo che non riesco più a scrivere... non ho più idee, non trovo le parole.
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VELENO
ChickLitLui è il veleno peggiore di tutti: quello che non dà assuefazione, ma dà dipendenza. (scritto nel 2007)