Ritornai a casa più tardi del solito e mi chiusi in bagno per mezzora.
Mia mamma continuava ad urlare fuori dal bagno che dovevo aprire la porta perché si stava preoccupando ma io non gli aprii per nessun motivo, preferivo piangere dentro nel mio guscio oscuro e dedicarmi a come pensare di progettare il mio suicidio.
Non mi sarei mai aspettata di arrivare al limite di piangere così tanto da non avere più il fiato, da singhiozzare e tremare, per me era tutto incredibile e in quel momento potevo capire le ragazze che magari un po' le mettevo in disparte, era così che si sentivano? Perché se era così avrei fatto qualsiasi cosa per farle sorridere "veramente".
Avevo mille pensieri, tra Jake e quel suo gruppo di amici, ma perché poi mi hanno fatto questo?. Perché me, che avevo fatto di male, Jake era un bravo ragazzo e non credevo avesse detto di loro di fare questa cosa ma qualcosa mi puzzava.
Fui intenta a prendere quella lametta del rasoio ma non ne avevo io coraggio, in quel momento non potevo farlo e non mi sentivo sicura, sopratutto per l'accaduto non credo che ci si bisogna tagliare.
Uscii dal bagno correndo senza far rumore per non insospettire mia mamma che era in cucina. Corsi in camera e mi buttai nel letto ancora disfatto dalla mattinata. Piansi tantissimo e a ogni volta che chiudevo gli occhi per pensare ad altro, mi ritornavano indietro le facce di quei cretini che mi hanno violentata, era un cosa orribile sopratutto per una donna,una ragazza essere violentata.
Mi squillò il telefono ed era Jake, ma cosa potevo raccontargli, voleva vedermi e questo lo so ma non sarebbe stato carino raccontargli tutto quello di stamattina e beh poi erano suoi amici da quello che avevo capito, perciò non volevo rovinare nulla con la loro amicizia.
<< wei.>>
<< che vocina brutta, che hai Ceci?.>>
<< nulla sono stanca piuttosto come stai?.>>
Lo sentii sospirare e non rispose subito.
<<vengo a farti compagnia?.>>
<< nono per favore, voglio riposarmi e devo aiutare mia mamma.
Ci vediamo domani se vuoi.>>
<< mhh ciao.>>
Avevo proprio fatto bene. Non mi sentivo in colpa per lui, o forse si, o forse sono troppo cretina da non avergli avvisato di questa cosa dei suoi "amichetti". Tutta questa faccenda era insopportabile.
Mi mancavano tantissimo Jey e Ron, sopratutto Ron. Mi era così facile prendere il telefono e digitare il numero sapendo che non mi avrebbero risposto perché o avrebbero cancellato il mio numero o perché mi ignoravano.
Di solito quando ho bisogno di aiuto correvo da loro due, ma come potevo andarci da loro?. E pure vedevo Ron che a scuola mi fissava alcune volte e io lo ricambiavo ma lui subito si girava se incrociava il mio sguardo, come se fosse una comune persone che osservi alla fermata dei pullman.
Poi ormai andare a scuola era un 'inferno, tutti mi guardavano, mi giudicavano, ormai i miei capelli viola e porpora per loro era una pagliacciata, giusto i miei capelli... Ero stufa di quel colore perché quel colore mi dava felicità alle giornate e ora che senso aveva aver quel colore e si, sarei ritornata castana, infatti per il giorno dopo, dopo scuola presi un'appuntamento dal parrucchiere.<<hey signorina Cecilia!.
Come sta?.>>
<< bene grazie.>>
Che non era affatto vero.
<< si accomodi pure.
Vuole che gli sistemo il colore?..>>
<< no, voglio cambiare.>>
Mi guardò di sasso, rimase a guardare i miei capelli ancora perfetti di colore e luminosi e poi guardò la mia crescita castana.
<< li voglio castani, come il mio colore naturale.>>
Mi sorrise un po in dubbiosa e si mise a lavoro.
Quando finì mi guardai meglio allo specchio e visto che non ero più abituata a vedermi con quel colore mi prese un po di panico, ma non stavo male...almeno non stavo all'occhio di tutti.
Incontrai Lory per strada mentre stavo ritornando a casa e mi guardò da lontano urlando il mio nome per essere sicura che ero io perché non mi aveva mai vista castana.
<< seriamente sei tu Ceci?.>>
<<eh si, ho cambiato perché mi ero davvero stufata di quel colore.>>
Fece una risata lunga ma falsa, toccò i miei capelli e arricciò il naso.
<< non stai male, però ti preferivo come prima, sai eri molto più te stessa.
Ora vado ciao.>>
Mi baciò la guancia e se ne andò.
Aprii la porta di casa e mia mamma era seduta sulla sedia e aveva le mani nei capelli e ovviamente non sapevo il perché ma non pensavo che era il caso di andare da lei a chiedergli che cosa era successo ma infondo era mia mamma, dovevo.
<< che hai?.>>
<<tesoro ho perso il lavoro, dovrò trovarne un' altro ma sarà difficile.>>
Non capivo, mamma con il suo lavoro era bravissima.
<< Tranquilla mamma.>>
La vedevo totalmente devastata, adorava quel lavoro e io lo sapevo perché passava
anche notti con una lucina a rileggere documenti ecc.[scusate per il mia scarsissima voglia di scrivere ma mi è morta la mamma da poco quindi non ho molta fantasia, scusatemi davvero <3]
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Occhi che ingannano
Teen FictionCeci, una ragazza di 17 anni, alta, magra con i capelli color porpora con occhi verdi, che va al liceo linguistico e con le amicizie e complimenti se la cava benissimo. Non ha mai avuto nessun problema di prese in giro e a scuola è una molto popola...