Mi portò in un campetto da calcio vuoto. Un po sto che nel mio paese non pensavo esistesse, forse perché non ci ero mai passata nella zona industriale, quella sporca e povera.
<<perché quà?.>>
<<è un posto calmo e prima che diventasse così da piccolo ci venivo tutti i giorni con mio nonno.>>
<<e ora?.>>
<<e ora mio nonno è morto.>>
<<mi dispiace.>>
Era così tenero in quel momento.
Un ragazzo che ci tenesse al proprio nonno come faceva lui era proprio raro, per il fatto che i ragazzi che conoscevo erano ovviamente solo insensibile per i familiari.
Restammo a guardare le stelle parlando della nostra infanzia e io di molto non ne avevo da dire ma le cose più importanti mi vennero spontaneo dirglele. Praticamente sapeva tutto di me da quella sera.
<<sono davvero felice di averti conosciuta.>>
<<anche io.>>
<<dovremmo vederci spesso.>>Ron <<perfavore togli quella foto da facebook ahaha.>>
Jey <<ma scordatelo ahaah.>>
La campanella che segnò la fine dell'ora di pranzo suonò e la mensa si svuotò subito e io rimasi ancora per un po con Jey e Ron.
Mi sembrava ancora di essere osservata. Mai e poi mai mi ero sentita cosi male, come se mi girasse intorno a me un piccolo monde opposto e io in quel mondo ero la sfigata. Quella che pensava al suicidio.
Scacciai quel pensiero maligno e cercai di ricollegare il discorso di Jey e Ron.
Jey <<e poi tu che cazzo ne sai che quella tipa è fidanzata?.>>
Ron <<sta sempre con quel ragazzo della 2^d, secondo te non stanno insieme? Ceh.
Giusto Ceci?.>>
<<Mhh cosa?.>>
Jey si sgranò gli occhi come se ci fosse la nebbia davanti a me e arricciò il naso.
Jey <<sei distratta? A cosa pensavi scusa?.>>
<<niente!.
Dobbiamo ritornare in classe e anche in fretta.>>
Quelle ultime ora con fatica passarono ma quando era il momento di salire sul motorino ne ero davvero contenta.
Aprì la porta di casa e mi trovai davanti mia mamma con due tazze di the. Si due the e in quel momento mi chiesi il perché di due tazze se era sola in casa?.
La salutai dubbiosa dal fatto che fosse a casa cosi presto, attraverai il corridoio e vidi un ombra in cucina. Pensai immediatamente ad un ladro, mi avvicinai lentamente e mi ritrovai Jake. Perché lui con mamma?.
<<ma cosa cazz..>>
<<hey piccola.
Mu ero dimenticato che tu eri a scuola, così per fortuna tua madre che non era a lavoro mi ha fatto aspettare la tua attesa qua.>><<no ok, ma potevi almeno avvisarmi.>>
Si avvicinò di più a me con uno sguardo intenso mi guardò, come se volesse sfidarmi ma una sfida intrigante, da farmi solleticare le parti basse.
Lo portai in camera e ci sedemmo sul letto.
Non riuscivo a trattenermi, se un ragazzo come lui mi guardava in quel modo gli sarei saltata addosso, e forse in quel momento gli ero saltata addosso sul serio.
<<wow bella aggressiva sei ahaha.>>
Mi prese dai fianchi dirigendomi verso le sue labbra e ci baciammo, sempre senza staccarci. Cominciò con un dito a toccarmi il petto arrivando ai capezzoli facendomi venire i brividi, poi pian piano quella mano cuoriosa scendeva la sotto, e quando mi toccò il ben di dio spalancai gli occhi e sospirai intensamente e a lui piaceva.
<<sto adorando questi versi che stai facendo.>>
E a quella frase non riuscii a non smettere di farli.
Non sapevo dove a che limite si sarebbe fermato ma non mi sarebbe dispiaciuto toccarlo, forse quel pensiero era reale o lo stavo toccando veramente.
<<no non toccarmi tesoro.>>
<<perché? Non posso?.>>
<<voglio concentrarmi su di te ora.>>
Visto che non avevo mai perso la verginità in quel momento ero inesperta ma avevo tanta voglia di imparare, ma lui mi impediva di insegnarmi, di farmi provare. Voleva regalarmi quel momento solo su di me.
Tutto questo si interruppe per colpa do mia mamma che bussò alla porta.
<<Jake dovresti andare, Ceci domani ha da lavorare.>>
Cazzo e me ne ero totalmente dimenticata che dovevo andare a lavorare da mia zia per punizione, e la scuola? Si la avrei fatta, ma subito dopo lavoravo e quindi il brutto era che non potevo uscire neanche di sera se lavoravo dal pomeriggio fino alle 10.00.
<<allora ci si becca Ceci.
Ciao.>><<cucciola, i piattini non si mettono la ricordatelo.>>
Coninciai a lavorare in quel schifoso di bar.
Era sempre pieno di vecchi p di ragazzi più grandi di me che bevevano come so per loro fosse l'ultimo giorno di vita rimasto. Dentro c'era puzza di alcool e panini vari, un odore fastidioso che malapena prendevo respiri belli pieni per paura di bruciarmi i polmoni con l'odore dell' alcool.
Conobbi una ragazza di nome Gaia di origine italiana e lo si capiva dal nome. Era più bassa di me con occhi giganti a mandorla e una piccola boccuccia a cuore, e adoravo i suoi capelli: al lavoro se li teneva legati con una coda raccolta e disfatta e nella pausa li slegava sempre e aveva una chioma lunga fino ai fianchi. I suoi capelli color nocciola erano perfetti.
<<Gaia, c'è un tavolo in fondo che deve essere ordinato ma non riesco ho da fare.
Ci pensi tu?.>>
<<sai preferisco non andare a quel tavolo.>>
Mi fermai da quello che stavo facendo, cioè raccogliere le bottiglie di birra dal bancone.
<< spiegami il perché.>>
<< non mi fido di quei ragazzi, soprattutto c'è il mio ex là.>>
Tutte le ragazze che conoscevo avevano sempre qualche problema con i propri ex, perché venivano tradite o escluse o addirittura maltrattate, ma in lei c'era qualcosa di diverso rispetto alle altre "ex". Non capivo se era presa a male del perché lo aveva rivisto o perché aveva un conto in sospeso con lui. In effetti non avevo tutti i torti, avevo ragione.
<<quando l'ho lasciato ho combinato un casino.
Dovevo vederlo il giorno dopo per dargli dei soldi, un specie di debito ma... Non mi son fatta vedere perché mi servivano per mia madre che aveva finito le medicine e io ho dovuto usare quei soldi.>>
<<cavolo, quanto era?.>>
<<1.300$.>>
<<cosa?, è troppo cazzo.>>
E in quell' istante arrivò mia zia con l' aria di essere già incazzata vedendoci ferme a chiacchierare invece di lavorare, che poi notai che i tavoli erano sempre più pieni e c'erano persone che stavano ancora aspettando la loro birra.
Mi avviai verso quel tavolo in cui Gaia non se la sentiva. Tutto all' inizio sembrò calmo, poi dopo qualche minuto in cui stavo leggendo il menù di proposte del nuovo mese e un ragazzo bruno mi fermò con la sua voce roca.
Ragazzo bruno << tu sei Cecilia?.>>
<<come fai a saperlo?.>>
Ragazzo bruno <<ci ha parlato di te Jake.
Ti sembra un nome familiare?.>>
Ragazzo magro <<che cazzo di domanda fai? Ovvio che lo conosce.>>
E io veramente non capivo, perché sapevano di me e Jake?. Erano dei suoi amici?.
Così tante domande e nessuna risposta e avevo paura, e poi cosa centrava l'ex di Gaia con la storia di Jake?.
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Occhi che ingannano
Fiksi RemajaCeci, una ragazza di 17 anni, alta, magra con i capelli color porpora con occhi verdi, che va al liceo linguistico e con le amicizie e complimenti se la cava benissimo. Non ha mai avuto nessun problema di prese in giro e a scuola è una molto popola...