Guardo quella scena che mi pone molti interrogativi.
I nostri corpi sono la, sono freddi, immobili, mossi solo da altre mani.
Sono pallidi in volto, hanno gli occhi chiusi.
Mi volto, non voglio osservare ancora.
Voglio svuotare la mente, far si che tutto questo sia finito e poter ritornare a Londra.
Londra...Londra.....
È questo pensiero che mi ristabilizza ed è come se riuscissi a ragionare.
Da quando sono fuori dal mio corpo non riusco più a pensare a Londra.
E se il mio sogno stesse per volgere al termine?
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"Dobbiamo aspettare qua" dice Félicité. "Ho paura" prosegue "ma non voglio che parliamo di questo ora, ci spaventeremo ancora di più"
"Ho paura che il nostro sogno non si possa realizzare" dico.
"Non sono stata io a parlare"sussurro sconvolta.
"Cazzo dici Charlotte, cos'hai?"
"Te lo giuro Félicité, è come se fosse stato un altro a farmi dire quelle parole. Lo giuro, non volevo dirle."cerco di giustificarmi.
"Ho paura di rimanere da sola, e dopo questo ancora di più" dice
"Charlotte"prosegue con voce spezzata e sommessa "non volevo dirlo"
"È" quello che è successo a me, invece di dire ciò, dico :"la mia stessa paura."
Non riusciamo a capire cosa stia succedendo.
Stringiamo le nostre mani e ci voltiamo a destra e a manca in cerca di spiegazioni.
Ancora una volta riesco a rivedere quella scena che rimane ancora più impressa nei miei occhi.
Stavolta non ci sono i corpi.
***
In quell'istante sento una presenza in di me.
Mi irrigidisco contro la mia volontà.
Félicité piange.
"Fe...fe...fe..."
Le nostre mani involontariamente si staccano.
Piange, lacrime scorrono sul suo volto, mentre cerchiamo di riprendere le nostre mani.
Sento come se avessi qualcosa dentro, come se qualcuno potesse comandarmi.
Mi sento governata.
Le mie braccia si allargono.
Poi come se ci fosse una mano, il mio corpo si alza e viene disteso supino.
Cerco di urlare, di dimenarmi, ma invano.
Era come se ci fossero delle corde invisibili intorno a me.
I miei occhi vengono fatti chiudere...
...ERO DI NUOVO NEL MIO CORPO non più in stazione, ma su qualcosa di mobile.
Non riesco a capire cosa sia.
Ora come una piuma sono di nuovo in quel luogo, la stazione, nella stessa posizione di prima.
Félicité piange, io anche.
Corriamo per abbracciarci, ma non è possibile.
Qualcosa ci blocca.
"Ora sono tutti pronti" urla una voce maschile proveniente dagli altoparlanti posizionati ovunque.