It's time - Imagine Dragons
La nostra vita è caratterizzata da diversi fattori. Fattori che alla fine ci rendono ciò che siamo.
I fatti che avvengono nella nostra vita, caratterizzano noi. Le prime grandi categorie sono quelle delle 'cose belle' e 'cose brutte'. Ognuna di queste categorie ha milioni di sottocategorie.
Io oggi voglio parlarvi delle prime volte. Quotidianamente, a volte senza accorgercene, abbiamo delle prime volte. Ma quelle decisive si contano sulle dita di una mano.
Perché ovviamente ci sono prime volte e prime volte. Quelle superficiali, quelle particolari e quelle fondamentali. Quelle superficiali, sono talmente irrilevanti che non ce le ricordiamo. Poi ci sono quelle che abbiamo avuto per lo più tutti; il primo dente caduto, il primo taglio di capelli. La prima caduta, il primo osso rotto. La prima ingessatura e le firme sul gesso.
Infine ci sono le prime volte fondamentali. Sono poche nel corso della nostra vita ma indimenticabili. Sono quelle che ci cambiano. Cambiano le nostre abitudini e influenzano la nostra mentalità. E stasera forse, sarà una di queste prime volte per Genn.
"Ma ci sarà qualcuno secondo te?" chiede agitato mentre picchietta sul microfono.
"E' un locale, certo che sì" lo rassicura dandogli una pacca sulla spalla.
Ansia. Agitazione. Adrenalina. Ecco cosa prova prima di salire sul piccolo palco di legno che cigola ad ogni loro passo.
Ci sono circa una ventina di persone. Qualcuno al bancone che sorseggia una birra e qualcuno in compagnia seduto ad un tavolino con qualche cocktail.
Gira la testa a destra verso il suo amico e annuisce. Sono pronti. La prima esibizione. Il primo sguardo d'intesa. Il primo sospiro prima di cantare. Alex inizia con la chitarra e nonostante il subbuglio nello stomaco di tutti e due, cantano. Inizialmente con la voce dubbiosa e tremante per poi prendere confidenza con l'ambiente e le luci soffuse e colorate.
Quando i primi sguardi dei clienti del locale iniziano ad interessarsi a loro, Alex ha il groppo in gola e Genn per un attimo si sente spaesato, ma si rende conto che l'attenzione degli ascoltatori sono la sua fune, il suo sentiero.
La sua casa, il suo territorio. Non c'è motivo di essere spaesati. Sorride mentre canta le ultime parole della canzone con le scapole e le tempie imperlate di sudore. Le persone applaudano e si sente un 'bravi' quando le loro voci smettono di intonare. "Grazie" dicono all'uniscono al microfono e liberano il palchetto scendendo dai due gradini laterali. Dopo pochi secondi la musica del dj torna ad aleggiare nell'aria del luogo e le luci prima più soffuse ora si fanno più vivaci. "Genn io vado" lo informa Alessio. Gennaro annuisce prima di dirgli "bevo qualcosa e vado anche io". L'amico mette la chitarra nella custodia ed esce dalla porta mentre il biondo si dirige verso il bancone, si siede sullo sgabello con le braccia incrociate e la testa poggiata su di esse in attesa dell'attenzione del barista. E' andato tutto come si aspettava. Come aveva pianificato, alla Genn. Negli schemi, come deve essere. "Un bitter" ordina quando l'uomo dietro al banco gli picchietta la spalla per chiedergli cosa vuole bere. Annuisce e va a prenderlo dal piccolo frigo e lo fa scivolare sul piano fino al ragazzo che lo ferma con la mano. Prende un sorso e una voce lo fa sussultare "un'analcolico? ti facevo più intraprendente" ride la ragazza bevendo dalla sua cannuccia il drink giallastro mentre solleva un sopracciglio e seduta sullo sgabello si gira verso di lui. 'Un sorrisone' lo avrebbe definito sua madre quello che sulle labbra di Genn si forma ora. La guarda avvolta nel suo giaccone verde, le guance rosse e la frangia che fa ombra sui suoi occhi. "Amelia" riconosce sollevato, come quando chiedi qualcosa per natale e sotto l'albero ti ritrovi esattamente il regalo che volevi. Come se le tue speranze fossero ricompensate. "In realtà è Tequila" risponde poggiando il bicchiere sul bancone e Genn ridacchia scuotendo la testa. "Vieni" dice scendendo dallo sgabello, stringendogli il polso e tirandolo verso di sé. Lui confuso si alza e si lascia guidare nel dubbio totale. Si ritrova all'uscita del locale con il freddo pungente che gli pizzica il naso. Amelia gli lascia il braccio e camminano uno a fianco all'altro "siete stati bravi" si congratula concentrata su i suoi passi. "Grazie" risponde con la voce attutita dalla sciarpa.
"Non mi avevi detto che saresti venuta" continua.
"Non ce n'era bisogno" replica ovvia con un sorriso. Sembra elettrizzata. Dalla scintilla che le attraversa gli occhi sembra divertita.
"Dove stiamo andando?"
"Non lo so"
Genn non capisce ancora perchè nella sua mente Amelia è sinonimo di confusione.
Confusione; ciò che è confuso è mischiato insieme e il discernimento pare impossibile.
I suoi pensieri e le sue parole sono confusi. Mischiati insieme con tanti punti interrogativi.
E il discernimento pare impossibile.
Discernimento; capacità di valutare i termini di una questione, i caratteri di una situazione.
E' esattamente così, con Amelia è così.
"Come fai a non sapere dove stiamo andando?" Ripete.
Lei alza gli occhi al cielo infastidita per poi mettersi di fronte a lui camminando come un gambero, all'indietro. "La fermata del pullman è lì" dice voltando la testa velocemente e indicandola. "Saliamo sul prossimo!" esclama.
"E poi?" chiede Genn sorridendo.
"E poi vediamo fin dove ci porta."
Si chiama Amelia e odia la routine.--
Vi voglio bene, cia'
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I'm the dark side || Urban Strangers
FanfictionDalla morte di Marina, Amelia decise di non legarsi più a nessuno. Perchè le relazioni fanno male. Ti affezioni alle persone, ma in un modo o nell'altro se ne vanno e ti lasciano spaesato a chiederti perchè. Ti feriscono con affilate lame i sentimen...