Can't pretend - Tom Odell
"...e l'hai rincorsa all'uscita?"
"Esatto" sospira facendo vibrare qualche corda della chitarra che tiene tra le braccia seduto su una sedia girevole.
"E come mai?" chiede nuovamente l'amico confuso. Genn alza gli occhi al cielo sbuffando "non lo so Ale, non lo so".
"Ma tu sai sempre quello che fai!" ribatte ancora più disorientato mentre gioca con una pallina passandosela da una mano all'altra. Gennaro poggia la chitarra a terra e si dirige verso il letto per poi distendersi su di esso e chiudere gli occhi con le mani dietro la nuca.
"Quindi tu incontri questa ragazza in questo vagone lercio del treno, parlate di un libro del novecentocinquanta, è simpatica e quando uscite vi dividete ma poi la rincorri come uno sfigato, giusto? E poi?" sorride incuriosito Alessio mentre prende la chitarra che prima teneva l'amico.
Genn apre gli occhi guardando il soffitto, "le ho dato il mio numero" brontola imbarazzato.
Alex lo guarda perplesso con gli occhi spalancati cercando di decifrare se l'amico è serio o no, quando capisce che non sta scherzando ride sommessamente "ma tu non le fai queste cose!" gli fa notare fra le risate.
Gennaro frustrato prende il cuscino sul quale era posata la sua testa e lo lancia verso l'amico mancando la sua faccia di poco "Dio, ma la smetti?"si lamenta per rigettarsi pesantemente sul letto.
Nove giorni e ancora non si è fatta sentire. Nessuna chiamata, nemmeno un messaggio. -Ridicolo, sei ridicolo- si ripete. Si passa le mani sulla faccia avvilito. Non riesce a dimenticare i suoi vispi occhioni pieni di curiosità e ottimismo. E' nella sua mente senza un preavviso, non è stato programmato tutto ciò. Lui sa sempre cosa fa, cosa deve fare.
Come osa questa Amelia comparire e rovinargli i piani? Chi è per cambiare le sue intenzioni?
Amelia, ecco chi è. E' la ragazza che legge Salinger per rilassarli, dalla personalità affascinante quanto intrigante. Con quei lunghi capelli ribelli che le coprono metà viso, gli anfibi che tintinnano ad ogni suo movimento e i numerosi anelli alle dita. Ha l'aria da fuggitiva, Amelia. I suoi occhi urlano "sto scappando!" e il suo sorriso "ma non so da chi o che cosa".
"Era bella?" domanda ancora Alex dopo lunghissimi attimi di silenzio, tanto lunghi che Genn inizialmente non capisce di cosa sta parlando. Corruccia le sopracciglia guardandolo interrogativo.
"Lei, la ragazza del treno, era bella?" spiega.
Gennaro sorride.
"E' bella" mormora.
"Ma cosa le hai detto di preciso quando le hai dato il tuo numero?"
"E dai Ale" sbuffa "mi starà prendendo in giro con le sue amiche adesso" borbotta con le mani sul viso sentendosi a disagio.
"Cosa le hai detto?" ripete con l'attenzione per lo più rivolta verso la chitarra.
"Che il diciotto suoniamo al Boul e se viene di farmi sapere e poi le ho dato il mio numero"rammenta.
"Ma il diciotto è domani, magari ti chiama stasera. Mica le donne non chiamano mai?"
Genn ridacchia "fai proprio schifo a consolare Ale" lo deride.
"Beh, non ce n'è mai stato bisogno" risponde alzando le spalle come ad indicare l'ovvio.
Non ce n'è mai stato bisogno. Perché ora sì?Ha bisogno di schiarire le idee, di capire perché si sia infatuato alla prima ragazza con un cervello particolare. Indossa velocemente la sua giaccia, l'immancabile berretto e saluta l'amico. Cammina con passo svelto lungo il sentiero di ghiaia producendo un rumore regolare che rende Genn più sereno. Tutto ciò che ha un ordine ed un ritmo costante lo rende tranquillo. Gli scombussolamenti lo infastidiscono e forse Amelia, è uno di questi.
Arriva davanti ad un grande cancello ornato di ghirigori elaborati, suona il campanello e al "chi è?" dal citofono risponde con "sono io, Gennaro".
Un suono metallico e vibrante avverte l'apertura del cancello più piccolo che il ragazzo spinge per poi entrare. Mentre si avvicina alla porta della casa, quest'ultima viene aperta e sulla soglia compare un uomo asciutto con folti baffi e occhiali rotondi che gli coprono il viso. Si sorridono una volta vicini e l'anziano signore si sposta per fare in modo che il ragazzo entri.
"No nonno, vado nella serra non preoccuparti" lo informa.
"Entra a bere qualcosa Gennaro" lo invita lui.
Ma il ragazzo scuote la testa.
Il nonno annuisce, gli lascia un bacio sulla fronte e richiude la porta.
La serra è piena di colori, vivace, ordinata. Genn l'adora.
Adora inalare il profumo dei fiori che si mischiano tra loro e sguazzare con gli occhi tra i colori dei loro petali.
Si siede sulla sedia posta al centro del vivaio e con le cuffie nelle orecchie ascolta la sua musica. Sente il respiro farsi più calmo e tranquillo. Posa lo sguardo sulle orchidee viola, sono delicate.
Sono timide. Come il vestito di sua madre il giorno del suo diciottesimo compleanno.
Fiordaliso blu. Aggressivi e seducenti. Come i suoi occhi quando si arrabbia.
Acetosella coppertone. Rossi scarlatti. Inquietanti. Come il sangue che sgorga da una ferita fresca.
Altea. Color porpora. Vivaci e ignoti. Come le labbra di Amelia.---
Okay, questa storia ha tipo 24 ore (?), sono al terzo capitolo ma ha già 100 e qualcosa visualizzazioni.
Quindi; grazie care lettrici fantasma, ma mi farebbe piacere sapere che ci siete e che ne pensate
Un grande grazie al gruppo Baell squad, che mi sprona (?) a continuare.
Abbraccio.
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I'm the dark side || Urban Strangers
FanficDalla morte di Marina, Amelia decise di non legarsi più a nessuno. Perchè le relazioni fanno male. Ti affezioni alle persone, ma in un modo o nell'altro se ne vanno e ti lasciano spaesato a chiederti perchè. Ti feriscono con affilate lame i sentimen...