17. Loneliness

378 41 12
                                    

Fix you - Coldplay

La nostra vita è un flusso di venti che ci staccano da un ramo per poi posarci su un altro fino ad abbondarci a terra. Genn ne ha conosciuti di venti, folate d'aria. Ma solo due sono stati particolarmente rilevanti.
E' risaputo però che il vento non ti accompagna per tutto il tuo percorso. Ti cambia, ti fa girare su te stesso e poi ti lascia intontito, così.
Vi ricordate di Genn? Sì Genn, quello che odia il caos, quello ordinato, determinato ma con un gran cuore?
Lui è stato trasportato da un vento straniero, violento. L'ha fatto girare così tanto che quando l'ha abbondato, barcollava sui suoi passi.
Oggi però, i suoi venti l'hanno dimenticato a se stesso.

Quando ieri pomeriggio, andò a far visita come suo solito a nonno Franco e una volta che si fermò al cancello della casetta con quel giardino sempre così curato e gli alberi da frutto più belli e profumati, suonò il citofono ma non ricevette risposta.

Durante il tragitto che lo separava dalla casa del nonno ha sempre immaginato cosa potrà raccontargli questa volta, che gli avrà cucinato. Si domandava come faceva a vedere sempre la vita a colori e a coglierne gli aspetti migliori, e se avrebbero giocato ancora ad "indovina chi?" e lui avrebbe bevuto il suo solito shot dopo la partitina.

I cinque minuti che seguirono, Genn non li dimenticherà mai, gli segneranno la vita. Gli lacereranno l'anima, lo tormenteranno per anni. L'immagine del nonno disteso sul letto con gli occhi chiusi e il sorriso beato non si sbiadirà mai nella sua mente e Genn terrorizzato urlò, cercò di svegliarlo in tutti i modi quel testardo del nonno sperando fosse uno dei suoi soliti scherzi. Lo scosse, ma quello non batté ciglio, l'unica cosa che accadde fu il suo braccio che cadde pesantemente oltre il bordo del letto. Corse verso il telefono e compose il numero di sua madre, ogni squillo gli pareva non finire più "mamma ti prego, che faccio? Nonno non si alza, mamma e se muore? Mamma!" un discorso confusionario si fece ombra nella sua mente. E pianse come un bambino Genn, pianse dal momento in cui vide l'uomo della sua vita sulla barella a quando il dottore uscì dall'ambulatorio bisbigliando un "mi dispiace" alla madre e lì lui, pianse, pianse tanto, e nessuna consolazione servì.

Perlomeno, non quelle ricevute. Perchè si chiese dove fosse l'unica voce che voleva sentire. Le uniche braccia da cui farsi cullare. Si chiese dove fosse il suo vento. Se lo avesse abbandonato anche quello. La chiamò quel pomeriggio stesse con la voce ancora scossa dal suo pianto, le disse "è morto" abbandonandosi alla sua sofferenza. Dal telefono riuscì a sentire solo i suoi sospiri e si immaginò il suo viso interdetto incapace di dire qualcosa. Non disse nulla infatti, non si fece vedere. Non chiedeva nulla lui, se non averla vicino. Solo capirlo. Voleva condividere il suo male con chi l'ha provato.

E' notte. E lui è raggomitolato sul suo letto al buio, gli occhi spalancati e le braccia sono ricoperte di brividi. Le sue guance sono scavate dalle lacrime. Le labbra salate non smettono di tremare. Sente una goccia scivolare sul suo viso al battito delle ciglia, arriva al mento per poi ricadere sulle scapole insinuandosi sotto la sua maglietta. Prende un cuscino e se lo stringe al petto. Soffoca un urlo contro il tessuto morbido e ringhia. Apre il cassetto e afferra il telefono che aveva buttato lì qualche ora prima.

Uno squillo. Due. Quattro. Poi la voce metallica che avvisa di lasciare un messaggio dopo il bip. "Amelia" comincia con voce roca "non so se ti interessa, domani mattina ci sarà il suo funerale" mormora per poi attaccare. E' imbarazzato e si vergogna di se stesso per aver mostrato quel suo tono vulnerabile. Delicato e ferito. Confuso dopo essere stato rigirato da due venti.

Il sole filtra dai rami ricoperti di neve scaldandogli la fronte. I suoi passi affondano su quei pochi centimetri di soffice gelo seguendo le persone davanti a lui completamente vestite di nero. Un netto contrasto in mezzo a tutto quel chiarore. Insolito.

Qualcuno dice che ci si veste di nero per distinguersi, chi per onorare il defunto. Altri per rappresentare la tristezza dovuta all'accaduto. Sono usanze. Genn è vestito di nero perchè pensa che sia un esplosione di colori, che alla fine formano l'oscurità. A lui piace, lo indossa perchè per lui il nonno rappresentava tutte le sfumature di tutti i colori immaginabili, gioia. Per questo li racchiude nel nero. Lo fa per lui.

E' il suo primo funerale e sa che sarà anche l'ultimo. Le pacche sulle spalle e gli sguardi di compassione secondo lui sono ridicoli. L'ora prima è andato nel vivaio e ha raccolto un fiore per ogni genere piantato in quel posto. Li tiene in mano mentre segue quelle chiazze nere in mezzo al candore. Lei non c'è. Ha scrutato tutti i volti alla ricerca di quegli occhi a cui aggrapparsi per trovare sollievo. Per tirare un sospiro liberatorio e disfare l'angoscia che gli scuote il petto. Ma lei non è lì, l'unica mano che vorrebbe sentire sulla sua spalla non c'è.

Stanno facendo scendere la bara diversi metri sotto terra e lui sparge i fiori prima che due uomini con delle pale in mano iniziano a ricoprire tutto con la terra. Quaranta minuti dopo, finalmente, ci sono solo lui e la lapide. Si inginocchia accarezzandola e chiude le palpebre al tocco. Si immagina la figura con i baffi ridere dopo l'ennesima sconfitta ad "indovina chi?" e la mano con le vene in rilievo che si porta il bicchierino di shot alle labbra.

Sorride per colmare la mancanza e abbassa la testa. "Oggi i miei venti mi hanno abbandonato" sussurra. "Forse devo diventare un vento anche io?" chiede piano con i respiri che fanno fatica ad uscire con la voce. "Non voglio più essere una fogliolina, nonno" mormora deciso con gli occhi infuocati e pieni di rabbia.

Si alza e torna a casa mentre aspira una sigaretta dopo l'altra, promettendosi di non farsi guidare più da nessuno.

---

Come sempre, mi scuso per eventuali stronzate che ho scritto e se ve lo state chiedendo, la risposta è sì. Ho perennemente sonno.







I'm the dark side || Urban StrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora