La valse d'Amelie
Ottobre 2014
Il vento che fischia dai finestrini del treno e il ticchettio della pioggia sul manto stradale lo calmano. Gli liberano la mente e a lui piace avere la mente vuota. Gli piace mettere in ordine le idee, ragionare e tirarne fuori un pensiero limpido e logico, senza se, senza ma, niente confusioni. Perché a lui le cose caotiche non piacciono.
Si chiama Genn e odia il caos.
Odia il disordine e le idee imparziali. odia l'improvvisazione e la spontaneità. Tutto deve essere ben pianificato e in sesto. Come blocchetti di lego. Uno deve incastrarsi all'altro, più li allineate e li mettete in ordine, più alta sarà la vostra costruzione. Mettendo i pezzi a caso uno sopra l'altro, dopo in media sei o sette blocchi, questa si ritroverà a terra. E Genn è uno che vuole essere sempre in alto.
Sempre stato così finché i suoi occhi incrociarono tra gente frettolosa e fischi del treno quelli di Amelia. Quegli occhi castani con un vortice di verde. Caldi e distaccati. Quel vortice che gli aveva violentemente ribaltato lo stomaco, gli vennero i capogiri e il fiato corto. Ecco, ora i pensieri se ne andavano vaganti per il cervello e le cartelle riposte in rigorose ordine nella testa si erano sparse. "Non va proprio bene" pensò lui.
Da quel giorno ne passarono altri nove. Nove giorni in cui Genn nonostante tutti i tentativi, non ebbe più la mente vuota.
Si chiama Genn e odia il caos.
Ma se il caos entrasse a far parte della nostra quotidianità? Se arrivassimo al punto di desiderare con ardore il caos?
Quel caos dagli occhi castani e verdi, circondati da lunghe ciglia. Un caos dagli occhi fuggitivi e le labbra rosee e carnose che ad ogni loro movimento la mano trema dalla voglia di passare le dita sulle pieghe che formano.
Quel caos di nome Amelia dai capelli mogano.
Si chiama Amelia e odia la routine.
Riprendiamo.
Riprendiamo dal fischio del treno e il ticchettio della pioggia sul manto stradale. Riprendiamo da lì.
Da quando lui sale su quel binario, cammina lungo il corridoio, vagone per vagone scrutando i sedili.
Posti a quattro, due uomini baffuti che ridono ad un volume troppo alto con le loro voci roche parlando in un dialetto non molto estraneo a Genn.
Un'anziana signora seduta che guarda i binari dalla finestra, "no, oggi non mi va di sentire la vita di nessuno" pensa sorpassandola.
Nei posti successivi una madre che tenta di tenere a bada il suo bambino, "che schifo i bambini, fanno troppo casino" si lamenta.
Altri sedili a quattro, una ragazza con lo sguardo immerso in un libro dalla copertina piena di iris blu e le gambe distese coi talloni poggiati sul sedile di fronte. Lei con gli occhi ancora fissi tra le pagine dice "è libero". Lui si ferma perplesso, non gli sembra educato dirle che in realtà non vuole compagnia.
La ragazza lo guarda ancora in piedi, "se vuoi sederti ovviamente" continua sollevando un sopracciglio esitante.
Genn si siede imbarazzato mormorando un 'grazie'. Si toglie la felpa e la piega verticalmente, con ordine. La poggia sul sedile dinanzi a lui, si leva il berretto e lo mette sopra di essa. Estrae le cuffie dalla tasca, ben arrotolate nella loro scatolina e le collega al cellulare per poi infilarle nelle orecchie.
Passa un quarto d'ora, un quarto d'ora in cui la sua attenzione è rivolta esclusivamente al paesaggio al di fuori del finestrino che la velocità del treno trasforma in forme sbiadite e allungate orizzontalmente, finché il suo sguardo non ricade sulla copertina del libro della ragazza.
Inclina la testa cercando di leggere il titolo "Il giovane Holden" . Sbarra gli occhi per la sorpresa e guarda la ragazza assorta da quel eccezionale -come lo definisce- libro. "Quel libro" si trova a dire "è eccezionale" termina con lo sguardo meravigliato. Lei lo guarda con un sorriso sul volto e le sopracciglia corrucciate "Eccezionale. Se c'è una parola che odio è eccezionale. È talmente fasulla." recita lei sorprendendolo.
"Non è la prima volta che lo leggo, sai?" continua
"Davvero?"
"Davvero."
Genn ricambia il sorriso quasi eccitato. Felice. "Qual'è la tua frase preferita?"chiede.
Lei sembra pensarci con un cipiglio sul viso e muovendo di tanto in tanto gli occhi. Si passa una mano nei capelli e la poggia sulla fronte, sembra in difficoltà finché si ricompone di scatto serrando le labbra per poi pronunciare "ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa " comincia mentre Genn la guarda con un'espressione che va oltre l'essere sorpreso.
"Mentre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa" continuano in coro. Si guardano con le bocche semiaperte stupiti e divertiti.
"Anche la mia" dice poi Gennaro lievemente e ridacchiano sbalorditi.
La ragazza tira giù le gambe e porge la mano verso il ragazzo "piacere Amelia" sorride.
"Gennaro, o Genn" ricambia stringendo le fredde dita.
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I'm the dark side || Urban Strangers
أدب الهواةDalla morte di Marina, Amelia decise di non legarsi più a nessuno. Perchè le relazioni fanno male. Ti affezioni alle persone, ma in un modo o nell'altro se ne vanno e ti lasciano spaesato a chiederti perchè. Ti feriscono con affilate lame i sentimen...