La scuola è finita da una settimana ormai...
Lo stesso tempo è passato dall'ultima volta che ho parlato con James...
"Ti prego, guardami, dimmi che eri ubriaco, o dimmi che era vero ma che chissenefrega era solo un momento" lo guardo "dimmelo!" Lo supplico
Chiude l'armadietto e mi guarda
"Sel... amati! Lasciami andare. Via da me starai bene, promesso"
Mi guarda, si gira e si allontana da me.
Questa scena continua a ripetersi nella mia testa. Credo che diventerò pazza. Lo diventerò presto.
Ho parlato con mamma, con papà ne ho parlato anche con Jaxon e Carlos, mi hanno detto tutti di fare come ha detto. Lo hanno appoggiato. Jaxon c'è rimasto male. Malissimo. È quello che mi capisce meglio. Carlos invece mi ha consigliato di far passare il tempo, tutto si risolverà in un modo o nell'altro, dice, ma non posso aspettare mentre divento un mostro vivente.
Avete presente quando dicono che, dopo tante delusioni, soprattutto in amore, si costruisce una muraglia di ghiaccio intorno al cuore? Quella che nessuno può trafiggere, che allontana tutti, che spaventa il mondo intorno. Ecco. Si sta costruendo.
Io non sono realista. Voglio la favola. La mia favola è James. Solo lui. Voglio solo lui.
Non mi aspettavo niente. No. Forse mi aspettavo troppo da saperlo. Troppo per non starci male. Però una cosa l'avevo capita benissimo. La mia fine era lui.
Solo che avevo immaginato la mia fine insieme a lui non per lui.
Fa male. Fa male pensarlo. Ma non pensarlo è come non respirare.
Cerco di spiegarmi. Pensate al raffreddore. Presente? Quando ti fa male la gola e il naso è chiuso. Respiri dalla bocca. Ma devi deglutire per non restare senza saliva. Solo che deglutire fa male, è come se avessi carta vetrata nella gola, è impossibile da sopportare. Ma puoi non respirare? No.
Pensarlo fa male. Ma non farlo è impossibile.
Concentrarsi su qualcos'altro è inutile. Qualsiasi cosa faccia continuo a chiedermi, a immaginarmi che la stessa cosa la stia facendo lui. E non posso non pensare a quanto tenero, sciocco o buffo possa essere mentre lo fa.
Mi sembra di sentire i suoi occhi che mi guardano, mentre, ora, come già fatto in sua presenza, mi arrotolo una ciocca di capelli in una mano e nell'altra la penna che si muove su e giù in segno di nervosismo. O adesso che la penna cade sul foglio, provocando un rumore sordo, decisamente più piacevole se ammortizzato dal suo sguardo dolce su di me, che adesso manca.
Vorrei sentirlo ridere perchè in questo momento sbuffo e chiudo quel libro inutile.
Voglio le sue mani sulle mie guance mentre mi ridà la pazienza di aprire il libro e ricominciare a leggere.
Invece mi trovo sola nella stanza a dover aprire quel libro, pieno di storie, pieno di vite, sul quale probabilmente passerò le prossime due-tre ore.
Guardo fuori dalla finestra. Piccoli fiocchi di neve scendono senza rumore, delicati e si poggiano sull'asfalto. Resto a guardare incantata, come da bambina, dalla danza di quei fiocchi, e sento freddo, improvvisamente quei fiocchi di neve mi ghiacciano la mente.
Stranita dalle mancanti urla del mio fratellino controllo l'ora. Non mi meraviglio di essermi alzata tanto presto. È successo spesso in questa settimana. Ho promesso a mio padre e a me stessa di recuperare tutto. Spero di riuscirci durante le vacanze o dovrò usufruire dei corsi della scuola.
