Capitolo 14

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Apro gli occhi, un raggio di sole mi illumina il volto. Scendo dal letto e sposto la tenda per permettergli di entrare completamente. Anche se è presto il cielo è azzurro e non posso far altro che sorridere, mi mette così di buon umore. Scendo rapidamente le scale dopo essermi vestita e truccata, oggi è sabato e non so qui come trascorrono la serata anche se non avendo amici non saprei con chi trascorrerla.
Esco di casa salutando mio padre con un bacio sulla guancia e corro verso la fermata dell'autobus. Appena salgo noto subito che non ci sono molte persone, quasi tutti i posti sono vuoti. Mi siedo un seggiolino accanto ad un ragazzo, solo dopo poco mi rendo conto di chi è. 'Ciao Fra' gli sorrido. Lui si accorge subito che gli sto parlando anche se il volume delle sue cuffiete deve essere molto forte, perché riesco a sentire la canzone.
'Ciao Clary' dice freddo, non so se ha qualcosa contro me o semplicemente contro il mondo.
'Come va?' gli chiedo. Il suo volto cambia quasi come se non si aspettasse questa domanda. 'Bene.. Credo, al solito comunque' si precipita a rimettersi la cuffietta che aveva tolto per ascoltarmi e a guardare al di fuori del finestrino le case e gli alberi che si muovono con velocità. 'Che seccatura andare a scuola di sabato vero?' Il mio stupido tentativo di conversazione lo porta a guardarmi e ad uscire dal suo mondo, vedo i suoi pensieri rimpicciolirsi nei suoi occhi, per poi sparire. 'Già' dice. Non sono nemmeno sicura che abbia sentito cosa ho detto.
'E i nostri professori non lo rendono più piacevole' continuo. 'Quanto parli.' Mi ferma subito. Si alza e si dirige verso l'uscita del bus, le porte si aprono davanti a lui e con leggerezza scende i due gradini per ritrovarsi sul marciapiede poco distante dalla scuola. Io ancora imbarazzata faccio lo stesso, ritrovandomi accanto a lui. Cominciamo a camminare e le porte del bus si chiudono e il veicolo parte nella direzione opposta alla nostra.
Camminiamo in silenzio, lui è molto più alto di me, la sua camminata è fiera ma il suo sguardo è perso nel nulla e la musica è palesemente troppo forte. Io invece cammino imbarazzata ogni tanto lo guardo e i nostri sguardi si incontrano ma ritorno subito a guardare davanti a me, anche se sul suo viso noto un sorrisetto. 'Ne vuoi una?' dice levandosi la cuffia dalle orecchie. Le sue guance si colorano di un leggero rosa. 'Si' sorrido.
Appena arriviamo un gruppo di ragazzi si avvicina a noi, più che a me a Fra. 'Oh ciao, io sono Emily' si presenta una ragazza bionda dagli occhi chiari. 'Sono Clary' sorrido.
'Sei nuova? Non ti ho mai vista in giro' chiede. 'Si, sono qui da una settimana circa' 'Ma devi venire assolutamente sta sera' dice frenetica. Vedo gli altri accennare segni di acconsentimento. 'Dove?' Chiedo imbarazzata, sembra una cosa così ovvia per loro che quasi mi vergogno a chiedere. La campanella suona prima che lei possa rispondere alla mia domanda. 'Ci vediamo dopo scuola qui, a dopo' sorride.
Entro in classe con Fra che va a sedersi subito al suo posto. I bisbiglii delle solite ragazze si fanno più forti 'Sono entrati insieme gli sfigati' sento tante risate, respiro piano, questa giornata era cominciata troppo bene. Alessio ride, sembra anche divertito sul serio da quelle stupidaggini.
Alla fine delle lezioni corro fuori dalla classe, le lacrime sono troppe per trattenerle, sento la voce di Francesco chiamarmi ma non mi giro non voglio farmi vedere da lui così, io non sono questa, sono sempre stata quella forte davanti agli altri e debole quando rimaneva da sola con se stessa.
'Aspetta, cazzo fermati' una mano mi tira per farmi girare. Ancora lui, credo che abbia vinto se il suo obbiettivo era quello di ferirmi ci è riuscito benissimo. 'Che cosa vuoi ancora da me Ale?' le lacrime scendono ancora. Lui si intenerisce quando le vede sul mio volto e prova quasi ad asciugarmi col pollice se solo io non avessi spostato la faccia. 'Ti avevo detto di fermarti' dice calmo. 'Ora sono qui, cosa vuoi?' La voce tremolante. 'Che ci facevi con Fra e tutti quei ragazzi?' Oh mio Dio. La mette sul serio così, è questo quello che conta per lui, non il fatto che mi sta facendo illudere e soffrire come un animale. 'È questo quello che vuoi dirmi? Sei serio?' Ora da ferita passo a incazzata nera. 'Non sono persone giuste per te' dice calmo, quasi mi spaventa con quanta calma sta affrontando questa discussione. 'E chi sarebbe una persona giusta? Tu? Smettila. Di illudermi e prendermi in giro' dico alzando la voce. 'Illuderti? Di che parli?' Ora lo ammazzo. 'Del fatto che continui a sembrare un ragazzo dolce e poi a prendermi per il culo in classe' 'Mi sto solo preoccupando per te non lo capisci?' dice piano. 'No sei tu che non capisci. Lasciami in pace' dico andandomene. 'Bene, fa come vuoi. Quando sarà non venirmi a dire che avevo ragione' lo ignoro totalmente. Chi è lui per dirmi cosa fare, chi è lui per farmi così tanto male. Non mi conosce neanche, non ha nemmeno provato a farlo era troppo impegnato a combattere la sua doppia personalità di merda. Scendo le scuola e la ragazza di prima, Emily, mi sorride al muretto dove eravamo prima del suono di quella maledetta campanella, quando era ancora una bella giornata. 'Eccoti, che è succ...' 'Che volevi dirmi?' La interrompo subito. 'Stasera ci sarà una festa in locale, lo aspettiamo da tutto il mese. Tu ci vieni?' 'Si, certo' sorriso, se così può essere chiamato. 'Bene, questo è il mio numero, chiamami e ci organizziamo. A dopo' si allontana salutando dei ragazzi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 28, 2015 ⏰

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Piccoli Per Sempre||Alessio BernabeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora