Capitolo 10

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Sei e trenta, nuovo giorno. Mi alzo dal letto e apro la finestra per regolarmi sul come vestirmi, oggi fa abbastanza freddo quindi decido di indossare una felpa nera con dei jeans scuri. Mi lavo velocemente i denti e scendo saltellando per le scale, non so il perché ma oggi sono di buon umore sarà stata la chiacchierata con Lorenzo di ieri. Prendo la borsa e saluto mio padre con la mia solita fretta, so di essere in anticipo ma ci può essere un qualsiasi contrattempo inaspettato e io devo essere pronta ad ogni evenienza.
Aspetto il mio pullman oggi non c'è praticamente nessuno, forse qui per il freddo nessuno esce di casa o semplicemente è davvero troppo presto. Salgo sull'autobus e i posti sono quasi tutti vuoti, mi guardo in torno per cercare il viso familiare di Francesco ma non c'è, avverto un po di delusione, mi ero quasi abituata al suo sguardo, potevo perfettamente vedere il suo sorrisetto,quando i nostri occhi si incrociavano, sotto il cappuccio della sua classica felpa nera. Arrivo a scuola e lui è già li che parla con una ragazza bellissima, ma veramente troppo truccata e poco vestita, appena lo guardo portarsi la sigaretta alle labbra lui mi guarda e mi fa un cenno con la testa, rispondo con un caldo sorriso poi distoglie lo sguardo e ricomincia a parlare con la ragazza. Entro in classe per prima, prendo posto e comincio a ripetere, sono arrivata tardi e sto facendo di tutto per mettermi al pari degli altri, quando alzo lo sguardo il ragazzo del bar entra e prende posto al suo solito banco infondo all'aula. Per mia sorpresa nessuna delle sue oche o dei suo amici stupidi lo segue.
"Ehm.. Ciao" dice quasi sussurrando guardandomi studiare.
"Ciao" dico con tono distaccato, non mi interessa quanto sia attraente è davvero una cattiva persona.
"Tu sei Clary vero?" forse sta solo cercando di essere cortese, ma in ogni modo gli do le spalle e cerco di rimanere concentrata.
"Già" rispondo seccata.
"Senti volevo dirti che.." le sue parole vengono interrotte dal suono della campanella che segna l'inizio delle lezioni. I suoi occhi esprimono un'emozione che non sono in grado di capire. Subito arrivano gli altri e la classe si riempie velocemente.
La professoressa di lettere entra in classe "Seduti" dice velocemente, porta una gonna lunga blu e una camicetta bianca, sarebbe un look carino se non fosse indossato da lei, non so perché ma provo profonda antipatia per questa donna, forse per il suo modo di parlare con la bocca stretta e scandendo le parole.
"Come già saprete oggi cominciano i corsi exstracurriculari..." esordisce sedendosi "Chi di voi vuole partecipare basta che firmi qui in corrispondenza del corso che vuole seguire. Fate tutto con rapidità non abbiamo tempo da perdere" Essendo al primo banco prendo io il foglio per poi farlo girare alla classe.
Firmo sulla casella corrispondente per il corso di Matematica. Alla fine della giornata tutti escono, in pochi a quanto ho capito, hanno firmato per i corsi. Prendo il telefono e scrivo un messaggio a mio padre dicendogli che farò più tardi del solito, lui subito risponde dicendo che va bene e che poi a casa avrebbe voluto sapere tutto. Una volta svuotata la classe mi guardo in torno per vedere chi come me ha deciso di rimanere, con mio stupore il ragazzo del bar è ancora al suo banco ed è concentrato sul fissarmi.
Si alza e viene a sedersi nel banco vuoto accanto a me. "Sembra che seguiremo lo stesso corso" dice sorridendo.
"Non ti facevo bravo in matematica" confesso ridacchiando. "Non sai molte cose di me" sorride maliziosamente. "Come ad esempio il tuo nome.." Colgo l'occasione.
"Alessio, Alessio Bernabei" sorride. "Bene Alessio, passeremo tre pomeriggi a settimana per 3 mesi insieme" dico con un tono quasi dispiaciuto, so che non farà altro che prendermi in giro. "Ottimo, niente di meglio, la mia materia preferita con una bella ragazza come te" mi limito a sorridere e scuotere il capo.
Dopo poco entra un collaboratore scolastico che dice agli altri di uscire e di recarsi in altre aule, mentre noi del corso di matematica resteremo qui visto che è questa l'aula. In poco tempo infatti gli altri alunni delle quarte entrano e prendono posto nella classe.
Durante tutto il corso Alessio non fa altro che farmi ridere e scherzare, è davvero simpatico, è tornato il dolce ragazzo del bar.
"Dai me la rispieghi?" dice con le dita tra il ciuffo. "Oddio, che ci sei venuto a fare qui se non ci capisci nulla?" rido, forse un po troppo perché la professoressa mi richiama all'ordine.
"Di solito seguo i corsi per le belle ragazze.." dice sorridendo. "Per fortuna la più bella è in classe con me" Le mie guance si accendono subito, non parlava di me, ma mi piace pensarlo.
"Ci vediamo domani" dice la professoressa uscendo seguita dai miei compagni di corso.
"Vuoi un passaggio?" Dice allacciandosi il cinturino del casco e mettendo in moto. "No grazie, aspetto il bus" sorrido. "Dai, sono molto meglio io che un autobus puzzolente" scherza. Sono tentata di dirgli di si, ma non vorrei correre troppo, solo fino a ieri mi stava prendendo in giro. "No sul serio. Ci vediamo domani"
"Come vuoi, a domani" mi saluta con la mano e va via sulla moto.
Aspetto il bus e torno a casa i miei pensieri sono fossi sul suo sorriso e sui suoi occhi. Mi piace la sua personalità divertente ma stupida, solo non voglio darmi false speranze, probabilmente lo ha fatto solo per passare il suo tempo e domani sarà tutto come prima.
"Clary, come è andata?" Interrompe i miei pensieri mio padre. "Si benissimo" sorrido. Vado velocemente in camera guardo il telefono e sono già le diciassette, mi stendo sul letto e mi concedo un pisolino.

Piccoli Per Sempre||Alessio BernabeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora