Dialogo sulla divinità, (tra libro e autore).

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Certo che puoi diventare un dio, ma sopporteresti il fardello?

Il processo prevede la salvezza di un gruppo di persone da una situazione globale irregolare, la diffusione dell'eventuale verbo e finché sarà contenuto, tu sarai mentore, pastore di un gregge dal pelo accarezzato.

Nel corso della tua vita assisterai alla crescita del recinto e il tuo nome vivrá nell'etere e ancora dovrai subire il peso di tale crescita mantenendo fede al tuo principio e accarezzerai quindi, per quanto ti sará possibile invecchiando, il pelo del tuo gregge sempre più numeroso.

Mentore, pastore, leggenda che morendo ha lasciato il verbo e l'opera, e ancora essendo umano, una stirpe. Ma le tue parole una volta morto saranno manovrate a proprio piacimento e il pelo accarezzato sarà ora cattivo e sregolato, ma tu, dio novello, dio ereditato, con quale forza potresti sopportare questo peso? Se accarezzavi la pace diffondendo fede, in tuo nome oggi si accarezzeranno armi per combattere chi non crede e ciò che è stato di nuovo sarà, che tu sia dio in cielo o dio in terra, essere un dio non può essere umano.

Da a un Uomo una testa per pensare e assisti al suo degrado di fronte alla bassezza della semplice apparenza.

Da a un Uomo la stupidità e premialo se diventa triste e coinvolge nel suo dramma il gruppo, ma...non è forse beata l'ignoranza?

Resta mortale figliolo, resta Uomo, non ambire al divino ma sii un dio tra gli uomini piu che un dio per questi, almeno finché sai di non sbagliare, almeno finché sai di essere solo ma noto, come sculture.

Non emettere sentenze se a sentirti è chi si fa sordo davanti al tuo sguardo, piuttosto sorridi nella tua consapevolezza e parla solo se interpellato. A differenza del divino a cui ambisci ,tu, che in me cerchi te stesso, disponi della misura che io ti ho trasmesso. Chi sono? Niente, solo un po di inchiostro su carta. Autore del mio autore."


I Petali (dei fiori del male)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora