Respiro un altro po', cerco di non piangere. "Tranquilla, prenda tempo!" Dice il dottor Brook con aria preoccupata, non so se sta fingendo.
"Sto bene, grazie!" Devo continuare il più veloce possibile, così finirà subito. Forza Jasmine, parla cazzo. Cerca di non abbandonarti al ricordo di quel pomeriggio.
"Come le dicevo arrivó una lettera che non ho mai letto, per evitare il dolore visivo. Me la lesse mia madre e c'era scritto ... che Richard era morto a causa di un malore durante la sua quinta ora di allenamento. Dicevano che non erano stati in grado di capire la causa principale, dicevano che quell'uomo sembrava troppo forte e non pensavano che un allenamento duro gli potesse provocare un malore. Come vede, dottor Brook, si sbagliavano di grosso. So perfettamente che Richard sembra... mi scusi, sembrava grande e invincibile, ma anche un uomo della sua stazza e del suo carattere arrotante può perdersi in mezzo ai suoi simili, può essere diverso da tutti gli altri uomini fisicamente uguali a lui. Nessuno è uguale a nessuno. Dovevano stare attenti visto che lui era nuovo, non sapeva come sarebbe stato. L'assistenza è arrivata troppo tardi e l'hanno trovato morto stecchito; credevano quasi che fosse uno scherzo, dicono sulla lettera, poiché il tutto era successo in pochi secondi e ostentavano a crederci. Quello che loro ritenevano uno scherzo era la morte di un uomo." Vedo che Brook deglutisce, guarda qualche secondo per terra, ero sicura che non si aspettava una storia del genere. Appena mi ha vista avrà pensato "la solita ragazzina ricca e viziata che appena deve affrontare un ostacolo nella vita ma non ce la fa, poiché è sempre stata abituata ad avere tutto e a non avere problemi, ricorre ad uno psicologo." L'hanno pensata in questo modo troppi dottori, lo capivo dalle loro risatine, dal loro modo di presentarsi (quasi con menefreghismo e disattenzione). Adesso non mi serve il viso sorpreso del tredicesimo psicologo.
"Signorina Scott, ehm... devo dire che non mi aspettavo una storia del genere, scusi se sono rimasto un po' senza parole!" Faccio una risatina, indifferente a Brook. Poi vedo che continua a guardarmi l'addome e so già la domanda che sta per arrivare. Così inizio a spiegare senza aspettare il solito interrogativo.
"Se si sta chiedendo che fine ha fatto il mio bambino..." Non riesco a continuare, mi batte forte il cuore, è sempre difficile continuare e finire la frase, ma lo devo fare. Prendo un respiro:" Ho abortito una settimana dopo la notizia della morte di Richard." Forse dovrei continuare a spiegare, perché vedo che continua a fissarmi come se stesse aspettando qualcosa. "Come le ho già detto i miei genitori non hanno mai saputo nulla di questo e mai nulla sapranno. È stata la decisione più difficile che io abbia preso nella mia vita: cerca di capirmi. Ero sola, il mio futuro marito era appena morto per un malore, i miei genitori erano... quelli che erano, avevo poche amiche ma nessuna così stretta da poter raccontare come mi sentivo. Non ero capace di tenere un bambino a 19 anni, sola. Ognuno ha varie idee su questo argomento e potremmo fare un dibattito, lo so. Ci sono ragazze che al mio posto lo avrebbero tenuto, avrebbero fatto sacrifici per crescerlo; ma io invece mi sono arresa di fronte al primo ostacolo, di fronte le prime paure, mi sono arresa pensando di non farcela, come è mio solito fare. Forse posso sembrare una ragazza meschina senza cuore, ma mi creda, ci pensavo tutte le notti e tutte le ore del giorno per arrivare ad una conclusione. Da una parte sentivo che quel bambino sarebbe stato la mia salvezza, la mia àncora in quel mare di merda! Dall'altra credevo che mi avrebbe complicata le cose; volevo starmene sola in casa come faccio già da due mesi, volevo che nessuno mi parlasse o cercasse di farmi sentire meglio. L'unica medicina a questo dolore è sempre stato Richard." Continua a fissarmi e ad ascoltarmi con attenzione, vedo che appunta qualcosa sul suo bloc-notes, successivamente arrivano le domande strizza-cervello. "Cosa pensa che avrebbe fatto se ci fosse stato Richard? Avrebbe abortito? E crede che lui sia contento della sua decisione?" Vorrei tanto menargli un cazzotto, non so perché, odio questi maledetti interrogativi. "Se ci fosse stato Richard sarei stata più sicura e quindi lo avrei tenuto. Penso che lo avrebbe voluto anche lui, ma non ne sono convinta al cento per cento. Riguardo la mia decisione..." Respira Jasmine, non piangere. "Non lo so, credo che adesso mi odi, non è orgoglioso di me, me lo sento. So perfettamente che adesso mi vorrebbe rinfacciare tante cose, per esempio <Hai sempre voluto una famiglia Jasmine, e adesso che aspetti un bambino cosa fai? Abortisci? Questo dimostra che nella vita ti arrenderai sempre di fronte il primo ostacolo>. Come biasimarlo dottore? Ha ragione"
Brook continua ad appuntare. "Se potesse tornare in dietro, rifarebbe quello che ha fatto?" Mi aspettavo questa domanda... "Si dottore, lo farei altre dieci volte. Come vede io non sono una ragazza forte o determinata, Jasmine Scott non vale nulla e non penso che io sia degna di diventare madre perché trasmetterei il mio essere al mio bambino. Non le nego che rimarrò per sempre con un maledetto senso di colpa, continuerò a piangere a vita per questo bambino che non ho voluto e me lo rinfaccerò sempre. Ma per adesso preferisco continuare questa strada anziché diventare una persona migliore; non ho le forze di farlo." Tra me e me penso quando avrò le forze di diventare una persona diversa, ma non arriva una risposta.
Continuo a piangere e ansimare, mi manca quasi l'aria, voglio andarmene da qui.
"Signorina Scott, penso che può bastare!" Dice consegnandomi un pacchetto di fazzoletti che esce dalla sua valigetta.
"Prima di concludere vorrei dirle questo: primo lei non è depressa senza un minimo dubbio, come pensa sua madre." Insieme scoppiamo in una fragorosa risata, penso che anche lui abbia capito che tipo di persona sia Carol. "Secondo: so di essere uno psicologo e in questo caso lei si aspetta che le dia una soluzione! Ma nel suo caso è tutto un po' più complicato. Capisco perfettamente il periodo che sta attraversando, quindi non c'è nulla di strano a sentirsi sola o voler stare lontano da tutti. Forse passerà ancora un po' di tempo prima che lei si senta meglio, ma deve capire anche uno cosa! Deve riprendere in mano la sua vita, ha solo 19 anni e può fare tutto ciò che vuole. Immagino che queste parole non servono molto e forse le ha già sentite dagli altri 12 psicologi..." Mi stupisco che ne conosca anche il numero preciso. "... Ma si deve fare forza. Pensa a quante cose belle le possono ancora capitare. Adesso la terza e ultima cosa: credo che parlare dell'aborto con i suoi genitori sia la soluzione migliore per sentirsi più leggera, più tranquilla. Capisco tutti i suoi problemi e i suoi pensieri, ma i piccoli passi sono la strada che porta alla soluzione, al futuro che già da piccola aveva progettato. Quindi adesso può continuare così: standomene a casa, sul letto a pentirsi dei suoi sbagli e pensare a Richard oppure prendere in mano la sua vita e cercare di condurre la strada nel verso giusto!" Con queste parole si alza stringendomi la mano, mentre sto ancora piangendo e ho invaso il piccolo divano nero con fazzoletti bagnati. È il momento di andare, apro la porta e mia madre è ancora lì nervosa che attende notizie. Sono passati circa tre quarti d'ora,il tempo è volato! Sembra strano che esci dalla mia bocca. Appena mia madre mi guarda negli occhi si alza di scatto venendomi in contro e stringendomi con forza. Avrà visto i miei occhi lucidi o il viso rigato dal mascara colante. Mi stringe forte, così forte che mi manca l'aria, ma nello stesso tempo mi fa star bene. Mi bacia sulla guancia e mi asciuga le lacrime. So di aver detto che i miei genitori sono i soliti ricchi arroganti, ma da quando Richard non c'è più e hanno visto lo stato in cui sono, si sono addolciti un po'. Carol mi bacia per altri secondi, e mi dice qualcosa, ma è difficile ascoltarla se il tintinnio dei suoi bracciali d'oro echeggia nel corridoio. Il dottor Brook ci saluta e ci avviamo verso il parcheggio"Allora tesoro, com'è andata?" Non sono in vena di rispondere alle sue solite domande post-psicologo, però apprezzo il suo continuo sforzo. "Come sempre mamma! I soliti consigli, i soliti <non sei depressa, è normale affrontare questi periodi>, i soliti fazzoletti bagnati e il solito dolore a raccontare nuovamente i fatti." Non mi guarda negli occhi, è attenta alla strada, ma so che mi ascolta e non sa che dire. "Va bene, ho capito! Immagino che sei contenta visto che ti ho promesso che questa sarebbe stata l'ultima visita?" Mi guarda con un piccolo sorrisino falso ed io annuisco.
Passo un po' di tempo con mia madre, ovvero facciamo commissioni e dopo qualche ora arriviamo a casa e tutto è come l'abbiamo lasciato. Mio padre che ha preparato il pranzo(lui adora cucinare), il nostro cane Willy è nella sua cuccia e la donna delle pulizie Theresa,avendo finito l'orario lavorativo sta per uscire e andare a casa.
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Io non ho avuto il mio lieto fine
عاطفيةJasmine è una ragazza come tutte le altre, ama il proprio ragazzo, ha iniziato l'università e ha idee grandiose per il suo futuro! Tutto sembra andare per il verso giusto, quasi come nelle favole: la storia con Richard durava da ben 3 anni e nulla p...