12. A destinazione

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Johnson si era messo in cammino e camminava a passo svelto per il centro di Londra.
Non aveva soldi con sé, perciò non poteva prendere un taxi e a piedi ci voleva circa un'ora ed erano già le 6 del pomeriggio.
Mentre camminava pensava alla moglie, a quanto la amasse e a chi poteva odiarlo così tanto da fare una cosa del genere.
Per la prima volta nella sua vita aveva paura, paura di fallire e di perdere l'unica persona a cui teneva davvero, la sola cosa che dava un senso alla sua vita e che lo rendeva felice ogni giorno.
Poi pensò di nuovo a quella voce decisa e inquietante con cui aveva parlato per due volte la notte precedente, una voce che non aveva mai sentito prima ma gli erano bastate quelle due chiamate per capire che quell'uomo faceva sul serio e non si sarebbe fatto problemi a rovinargli la vita per sempre.
I suoi pensieri furono interrotti da una voce che lo chiamava, un accento straniero, italiano probabilmente : "Mi scusi, voi siete di qui?" - in tono di timore Johnson annuì, ormai non poteva fidarsi più di nessuno ma quello gli era sembrato un semplice turista in cerca di aiuto - "Mi può dire come arrivare al Palazzo di Westminster?"
"Che ore sono?" - rispose Johnson, sia per rendersi conto se potesse essere ancora aperto ma soprattutto per regolarsi per quanto tempo avesse ancora a disposizione- "Sono le 18:45" - rispose confuso lo straniero- "Probabilmente sarà già chiuso, vi conviene andare direttamente domani mattina con calma" .
Nemmeno il tempo di finire di parlare e Johnson iniziò a correre, era davvero tardi, sarebbe arrivato a Temple Church verso le 19:30, nella corsa ignorò anche i ringraziamenti dell'italiano.
Le parole di quell'uomo continuavano a rimbombargli nella testa " Ha tempo fino alle 2 della prossima notte per rispondere alla prossima chiamata sempre allo stesso posto, confido in lei" .
Sentiva che avrebbe fallito, che non avrebbe trovato quello che l'uomo gli aveva chiesto e che sua moglie sarebbe morta, "Non mollare Thomas cazzo, puoi farcela" , si ripeteva per incoraggiarsi e per cercare di non perdere la speranza.
Nel frattempo stava facendo gli ultimi due kilometri prima di arrivare, ormai era vicino, poteva vedere la chiesa dalla sua posizione, nel frattempo la campana suonò segnando le 19:40, era in netto ritardo ma finalmente era davanti l'ingresso, così cercò di calmarsi, fece un respiro profondo e andò verso il portone, non sapendo quello che avrebbe trovato dentro e nemmeno da dove iniziare e soprattutto cosa cercare.

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