Capitolo 3

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Ciao a tutte! Scusatemi tantissimissimo per il mio ritardo. Davvero, ma la scuola sta mettendo a dura prova tutti noi. Periodo di compiti, uffa. Detto questo, mi scuso nuovamente. Buona lettura, e buona domenica a tutti! :)

-Christine





"Et avec ma soeur je joue la guitar." Quasi sussurrò con la sua voce bassa e piccola, ma incredibilmente rilassante. Era qualcosa di così bello da ascoltare che non me ne importai più di dove fossimo con la correzione dei compiti. Ormai avevo perso il segno da tempo.

"Bene, Eva." Disse la professoressa, facendo attenzione a pronunciare nel modo giusto il suo nome.

Non era inglese, e questo era ormai chiaro a tutti noi, dato che ogni professore che entrava qui dentro sbagliava di continuo il suo nome, e amche il suo cognome.
E da come avevo capito osssrvandola, non le andava molto a genio il fatto che sbagliassero in continuazione il suo nome. Ma ormai, tutti lo avevano imparato a pronuciare correttamente. O quasi.

"Bene ragazzi, ci vediamo domani. Orevoir!" Salutò.

Quando era suonata la campanella?

Sei completamente fuso.

Parlò, la mia coscienza.

Ma aveva ragione, ero fuso. Ero da un'altra parte sia con la testa che con il cuore.

**

Era l'ora di educazione fisica. La osservavo anche in quell'ora, con la tuta della scuola bianca e rossa. Con la sua coda di cavallo e la felpa rossa un pò troppo grande per il suo esile corpo, la rendeva ancora piú tenera. Era perfetta.

Per il resto delle lezioni precedenti non sentii più la sua graziosa vocina, nessuno l'aveva interrogata. Un pò ci rimasi male, ma non volevo essere cattivo facendola interrogare da tutti i professori. Ci doveva pur essere un modo per sentire più spesso la sua vocina e io l'avrei trovato.

Camminò lentamente come sempre per poi posizionarsi accanto a tutti noi.

Era abbastanza lontana da me, ma il mio cuore la sentiva vicinissima. Il mio battito non si regolarizzò mai durante quei pochi secondi in cui la vidi. Era sempre cosí. Mi sentivo sempre cosí. Almeno una volta al giorno succedeva. Doveva succedere.

"Bene, Horan e Walker, farete voi le squadre questa volta." Disse il professore di ginnastica. Un uomo basso e un pò paffuto, ma molto severo.

Niall e Alvin camminarono verso il professore per poi formare le suqadre.

"Styles." Disse Niall e ci scambiammo un battito di cinque non appena mi misi dietro di lui.

"Tomlinson." Disse Alvin, quando erano quasi ormai giunti al termine.

E la vidi, ancora una volta, stringersi nella sua felpa e sfregarsi velocemente il braccio sinistro con quello destro strofinandolo. Probabilmente aveva freddo. Dio, quanto avrei voluto avvicinarmi a lei e avvolgerla con le mie grandi braccia. Il suo corpo era così esile che avrei potuto farla scomparire con il mio.

"Baccini." Disse Niall, che con il suo accento irlandese fu l'unico tra tutti a riuscire a pronunciare da subito correttamente il suo nome. Mi domandavo sempre come facesse.

Lei abbassò lo sguardo avvicinandosi a tutti noi e mettendosi in fila, dietro di me.

Dietro di me. Non era mai stata così vicina. Sentii ancora una volta quella strana sensazione, come se il mio corpo stesse impazzendo.
Una ciocca sbucò all'improvviso dal suo elastico scivolando via dal resto dei suoi capelli, solleticandole la fronte. Alzò lo sguardo in modo innocente, e guardò la ciocca rossa quasi imbronciandosi, come una tentera bambina. Sorrisi osservandola. Lei se ne accorse, e ancor prima di rimettere a posto i suoi capelli ribelli, spostò i suoi occhi blu intensi su di me. Guardò prima il mio viso, dovendo alzare la testa per farlo al meglio, poi i miei piedi e lentamente risalii fino ai miei occhi. Mi sentii in soggezione sotto quello sguardo, quasi a disagio. Non mi era mai capitato con le ragazze. Quando si rese conto di starmi squadrando da capo a piedi, come una bambina curiosa, distolse lo sguardo scappando dai miei occhi verdi ancora una volta. Abbassò la testa guardandosi le sue scarpe, ma non mi sfuggì l'adorabile colorito roseo che assunsero le sue guance mettendo in risalto ancora di più le lentiggini.

Ridacchiai, pronto per rivolgerle la parola presentandomi, ma ovviamente il professore doveva dare inizio alla partita di pallavolo.

Ci sistemammo in campo a seconda delle richieste di Niall dato che era il capitano.

"Harry tu stai in attacco che sei il piú alto." Mi disse il biondo spingendomi fino alla prima linea. Risi alla sua euforica concentrazione.

"Eva, tu vai alla battuta." Le disse Niall mentre sistemava un nostro compagno spiegandogli quello che avrebbe dovuto fare.

Niall era un manipolatore quando si trattava di formazioni di gioco eccetera, era anche incredibilmente preparato su questi argomenti. Aveva delle tattiche infallibili, e non sto scherzando. È un vero e proprio appasionato di sport.

Eva diventò ancora più rossa quando le diedero la palla e toccò a lei battere per prima.

Guardò la palla e poi il campo avversario.

Tutti noi in campo guardavamo lei, ed ero sicuro che la stessimo mettendo parecchio in soggezione. Ma lei, non azzardò mai a guardare nessuno di noi negli occhi.

Semplicemente prese un gran respiro portando una gamba in avanti e una indietro e piegando leggermente le ginocchia.

Era pronta per tirare quando un bidello sbucò dal portone della palestra e pronunciò delle parole che mi lasciarono totalmente sconcertato.

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