Capitolo 8

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"Louis!" Quasi urlai raggiungendolo di corsa vicino al cancello verde e arruginito.

"Oh, ciao Harry." Mi sorrise.

"Perchè diavolo hai raccontato tutto quello che è successo ieri a mia sorella?" Sbottai, facendolo ridere come al solito.

"Buongiorno anche a te, si io sto bene e tu?" Disse sarcastico.

"Louis, sono serio. E poi dov'è Gemma?"

"L'ho portata all'Universitá amico, rilassati. Anche se sono stato bocciato quattro volte ho un ancora un cervello." Fece il finto offeso.

Sbuffai e iniziai ad incamminarmi verso l'entrata dell'enorme edificio di mattoni sperando di vedere lei.

"Comunque, hai gia trovato un modo per dimostrare la tua innocenza e quella di Eva?" Chiese. Ed ovviamente sapeva tutto grazie a Gemma.

Mi faranno impazzire prima o poi.

"Forse ho qualcosa in mente." Dissi fermandomi nel bel mezzo del corridoio.

"Spara." Disse fermandosi e voltandosi verso di me.

"Controllerò i nastri delle telecamere in segreteria." Dissi pizzicandomi la mascella, in segno di turbamento.

"Benissimo. Qual'è il problema?" Chiese togliendosi lo zaino e posandolo a terra.

"Il problema è...perchè la preside non ha guardato lei per prima quei nastri? Si sarebbe visto chiaro e tondo che non siamo stati noi." Ragionai ad alta voce.

"Mh...secondo me quella strega vuole solo vendicarsi di quello che non le hai fatto quella volta, tre settimane fa." Rise Louis.

Istintivamente al ricordo feci una faccia schifata che fece ridere ancora di più Louis.

*Flash Back.*

Ero in ritardo pazzesco quel giorno, di ben venti minuti dall'inizio delle lezioni ed avevo anche un compito in classe.

Le suolette dei miei stivaletti picchiettavano sul pavimento ad ogni mio passo svelto, se avessi corso mi avrebbero sentito sin dentro le aule. Dannati stivaletti rumorosi.

Immerso nei miei pensieri mi scontrai con qualcuno. Mi girai immediatamente per scusarmi, ma la persona che mi ritrovai davanti mi fece accaponare la pelle.

La preside.

Pensai che per aver scoperto il mio ritardo mi avrebbe impartito qualche provvedimento disciplinare. Con quel suo sguardo da gazzella pronta a colpire, con il suo abito a tubino striminzito e le sue scarpe alte quanto trampoli di colore bianco, un bianco talmente bianco da fare male agli occhi; con quei suoi lampadari alle orecchie -santo cielo, non le cadevano le orecchie con quei cosi?- e qualche altro braccialetto sfarzoso al polso, e una serie di ovetti Kinder come collana.

I suoi occhi scuri vagarono su di me, o per meglio dire sul mio corpo per qualche minuto facendomi sentire ancora più a disagio. Non ero impaurito dal provvedimento disciplinare, in quel momento ero solo a disagio.

"Styles, venga nel mio ufficio." Disse, incamminandosi verso la fine del corridoio e facendo ondeggiare i suoi capelli neri come la pece.

La seguii, non avendo altra scelta.

"Chiuda la porta." Ordinò, e così feci.

Quando mi rigirai, me la ritrovai a due centimetri di distanza.

Vuole forse picchiarmi?

Mi guardò negli occhi per un tempo indeterminato, ed io guardai lei sentendomi sempre più a disagio e irritato dalla situazione.
Cosa cazzoo voleva da me? Non poteva sospendermi e basta? Cos'è questa messa in scena?!

Swallows ||H.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora