Capitolo 6

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"Haaaaaaaarryyyyy!" Urlò Gemma saltando nel mio letto e schiacciandomi un piede.

"Aja! Gemma!" Urlai, tenendomi il piede con la mano.

"Ben ti sta. Cosí impari a non svegliarti." Ghignò.

"Sei davvero una stupida." Mi lamentai, mentre facevo delle smorfie per via del dolore.

"Non devi andare a scuola?" Chiese poi, stendendosi accanto a me.

"No." Dissi riportandomi le coperte fin sopra la testa.

Lei mi scoprì di nuovo ed un brivido mi percorse l'intero corpo. Era Novembre e faceva davvero molto freddo.

"Gemma! Siamo a Novembre, ho freddo!" Mi lamentai, come un bambino di cinque anni.

"E dai fratellino! Dimmi perchè non vai a scuola oggi, dai." Disse sedendosi a gambe incrociate e battendo le mani sul materasso come una bambina.

A volte mi chiedevo chi fosse tra i due ad avere diciotto anni e chi invece ventidue.

"Non mi va." Risposi ripensando a quel che era successo il giorno precedente.

Come potevo fare per rimettere le cose al proprio posto, per dimostrare che io ed Eva eravamo innocenti?

"Allora...ti farò il solletico!" Strimpelló avventandosi su di me e iniziando a muovere la punta delle dita alla base del mio collo facendomi il solletico.

"Ahahahahah, no Gemma...ahahahah...fermati! Ahahah" Cercai di fermalrla tra le risate.

"No! Allora dimmi perchè non sei andato a scuola, o lo chiederò a Louis." Disse facendomi altro solletico. Oh no, non da Louis. Tral'altro, a lui, non l'avevo nemmeno raccontato quello che era successo con la preside.

"Ok, ok, ho capito. Ma ahahahah fermati!" Dissi tra le risate. Si fermó e si allontanò con ghigno soddisfatto in volto.

Mi alzai mettensomi seduto e sfregandomi gli occhi, quando i miei occhi caddero sulla finestra. Era una giornata grigia e scura, le nuvole sembravano essere lo sfondo del dipinto che era quella cittá. Così bello ma così oscuro e misterioso.
Chissá se lei adesso era affacciata alla finestra della sua stanza osservando la caotica e grigia Londra.

"Harry? Allora? Parli o no?" Mi risvegliò Gemma.

Scossi la testa e riportai l'attenzione su mia sorella. O meglio, fu la mia attenzione ad essere attirata dal suo pigiamone a tuta rosa a forma di coniglietto.

"Sei seria?" Le domandai puntandole un dito contro.

"Cosa?" Chiese guardandosi il pigiama.

"Il tuo pi- oh, lasciamo perdere." Risi.

"Harry, se non parli, chiederò a Louis." Mi minacciò.

"No, non lo farai dato che probabilmente l'hai gia fatto e lui ti ha risposto che non ne sa nulla." Dissi, alzandomi e stiracchiandomi un pò. Il contatto della pelle dei miei piedi con il pavimento freddo mi fece rabbrividire, così mi sbrigai ad infilare le pantofole.

"Non è vero." S'imbronciò, proprio come una bambina, seguendomi in cucina.

"Oh, ti conosco troppo bene, sorellona." La presi in giro.

"Dai Harry, dimmelo!"

Alzai gli occhi al cielo. Dio, che impicciona. Ma sono davvero tutte così le donne?

Anche Eva?

Certo che no!

"Harry!"

"Che cazzo, Gemma! Sei un' esasperazione!" Sbottai, frustrato sedendomi a tavola.

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