"G-grazie." Sussurrò balbettando con quella sua voce piccola, ma ancora scossa, mentre si guardava i piedi e arrossiva leggermente.
Oh, era così bella.
Sorrisi. Mi aveva parlato. Non lo aveva mai fatto. Non lo faceva con tutti.
"E di cosa?" Chiesi continuando a sorridere come un ebete, anche se sapevo che lei non mi stava guardando.
"D-di avermi difesa." Disse spostando il suo peso da una gamba all'altra. Il suo accento italiano era forte e ben accurato mentre cercava in tutti i modi di pronunciare nel modo più corretto possibile ogni termine inglese.
Era così carina.
"Figurati." Risposi continuando a sorridere e cercando il suo sgauardo, invano.
"Quella è zitella, per questo si comporta così." Borbottai, più a me stesso che a lei.
Tuttavia, sentii una piccola e timida risata riecheggiare per il corridoio. Alzai la testa e la guardai ridere, non lo aveva mai fatto da quando era arrivata qui, era la prima volta che lo faceva. Ed era la prima volta che avevo l'opportunitá di osservare come le sue lunghe ciglia sfiorassero i suoi zigomi, di come le sue sopracciglia si inarcassero, di come il suo piccolo nasino si arricciasse appena, e di come le sue splendide e proibite labbra si incurvassero in un sorriso stupefacente facendo spuntare i denti bianchi e perfetti che impreziosivano ancora di più quel mix già perfetto da sè. Le sue guance erano leggermente più piene e colorate mentre rideva facendo espandere le lentiggini come se si stessero moltiplicando, mi faceva impazzire. Mi faceva impazzire il suono della sua risata, un suono così cristallino ed innocente, qualcosa che sarebbe arrivato a crearmi dipendenza al cuore.
Mi guardò, brevemente, prima che anch'io scoppiassi a ridere.
E ridemmo insieme, come se fossimo stati amici da tutta la vita.
"Perchè ridi? Non lo pensi anche tu forse?" Le chiesi, tra le risate.
"Bhe...forse." Rispose continuando a ridere.
Amavo che ridesse per merito mio, per qualcosa che avevo detto o fatto io. Mi sentivo così leggero e sollevato a quell'idea. Era meglio di un voto alto, meglio di passare un esame, meglio di qualsiasi altra soddisfazione personale. Era la sensazione più bella che io avessi mai provato prima.
"Comunque sia, non preoccuparti. Troverò il modo di discolpare entrambi." Le dissi, mentre riprendevamo a camminare per la palestra.
Era così incredibilmente piccola ed esile accanto a me. Mi veniva voglia di abbracciarla e nadconderla tra le mie braccia. Volevo proteggerla da tutto e tutti.
"C-come farai?" Chiese, riprendendo ad usare quel suo tono piccolo e delicato.
Girai la testa verso di lei e la vidi guardarmi. Era così bella con quella coda disordinata.
"Troveró un modo." Risposi scrollando le spalle e continuando a guardarla. Stavo ammirando tutto di lei. Ma non mi diede tempo di fare altro, perchè si voltò subito diventando rossa come un pomodorino. E, cavolo, mi piaceva così tanto quanto la facevo arrossire.
"S-siamo a-arrivati." Balbettó tirandosi le maniche della felpa rossa e bianca fino alle mani e torturandola con le sue piccole dita.
"Oh, uhm, si." Dissi, abbastanza lentamente. Che idiota che sono.
Entrammo in palestra e ritornammo alle nostre postazione, in campo.
La partita proseguì abbastanza bene, finchè la squadra avversaria non prese di mira Eva. Era così buffa mentre cercava di allungarsi per prendere ogni palla che le veniva tirata troppo lontano da lei, ed era buffa anche mentre borbottava qualcosa sottovoce. Tuttavia, non mi andava per niente giu il fatto che la squadra avversaria se ne stesse approfittando. Che stesse approfittando delle sue esili gambe e della sua piccola statura. Mi stavo incazzando, parecchio.
"Andiamo, smettetela di tirare su di lei!" Urlò Niall alla squadra avversaria all'ennesimo tiro su di lei.
"Perchè? Tanto non le prende." Rispose un ragazzo, dall'altra parte scrollando le spalle.
"Appunto per questo. Smettetela." Disse Niall, infastidito. Ma non quanto me.
"Scordatelo Horan. Che c'è, ti dà fastidio che stiate perdendo come degli sfigati?" Istigò, sempre lo stesso ragazzo.
"Cos'hai detto?!" Urlò Niall, avvicinandosi alla rete.
"Che ti brucia la sconfitta Horan." Ringhiò, ghignando.
"Hey, hey. Ragazzi, basta." Disse il professore avvicinandosi al ragazzo.
Adesso gli spacco la faccia a quel tipo.
"Siete solo dei codardi." Sputai.
Tutti gli sgaurdi si posarono su di me alle mie parole, compreso quello di Eva.
"Cosa vuoi tu, Styles?" Ringhiò il ragazzo che mi sembrava chiamarsi Jack.
"Siete dei codardi." Ripetei scandendo per bene.
"Cosa?" Chiese Jack.
"E tu sei anche sordo, amico." Sputai, tagliente. Ma il risultato furono le risate di tutti e anche quelle della ragazza dai capelli rossi poco distante da me.
Sorrisi nel vederla ridere come aveva fatto con me qualche minuto fa.
"Qui, l'unico vigliacco sei tu." Urló Jack, suscitando una serie di "uhhh" che riecheggiarono in tutta la palestra.
"Ah si? Allora dimmi, per quale motivo stai schiacciando solo ed esclusivamente sul piú debole di noi?" Urlai, incazzandomi davvero.
Ma cercai ugualmente di trattenermi."Perchè-" Iniziò, ma venne interrotto dal professore, e dalla campanella.
"Basta! Tutti e due!" Ci sgridò. "Andate immediatamente a cambiarvi!"
Me ne andai, senza guardare in faccia a nessuno. Chi cazzo è questo Jack per fare certe cose?! E come cazzo si permette di prendere di mira lei?!
Stupido ragazzino idiota.
"Hey amico, bella sfuriata." Disse Louis.
"Che vuoi Louis?" Chiesi, scocciato.
"Non pensi di essertela presa un pò troppo?" Mi chiese, mentre si cambiava la tuta con i suoi vestiti.
"Troppo dici? Ti sembra troppo essermela presa con qualcuno che stava sfruttando le debolezze di una ragazza per i propri scopi?" Quasi urlai, ma cercai di contenermi.
Non sapevo nemmeno perchè di quella rabbia. Ma se c'era una cosa di cui ero certo era che nessuno doveva permettersi di farle del male. In nessuno modo.
"Harry, era solo una stupida partita di pallavolo." Cercò di calmarmi Louis.
"Cosa faresti se un ragazzo qualsiasi tirasse delle palle addosso a Gemma sapendo che lei non riuscirá mai a prenderle?" Ribaltai.
Louis rimase in silenzio abbassando la testa sulle sue scarpe.
"Bene Louis. È di questo che si tratta." Dissi, prima di prendere il mio zaino e andarmene.