Capitolo 13

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Salve a tutte care lettrici.
Innanzitutto volevo scusarmi per la mia lunghissima assenza.
Purtroppo sto avendo dei problemi di salute e nonostante ami scrivere, purtroppo il tempo e l'umore non sono dalla mia parte. Ad ogni modo volevo ringraziare tutti di cuore, senza di voi le mie storie non sarebbero nulla se non di meno. Grazie mille, chiedo ancora scusa a tutti coloro che aspettavano con ansia questo capitolo.

-Christine





Avevo passato tutte e sei le ore ad osservarla, cercando di non farmi beccare. L'avevo fatta arrossire più di una volta nell'arco di quel tempo, ma anche lei mi aveva messo in soggezione. Anche se facevo finta di niente, avevo intuito che anche lei mi osservasse mentre io facevo finta di concentrarmi sul professore e quindi sulla lezione.

Quando anche la sesta ora terminò, ci alzammo entrambi.

"Andiamo in mensa? Ti faccio conoscere dei miei amici." Le proposi.

"Uhm...io...ecco...va bene." Balbettò mettendosi lo zaino in spalla e seguendomi fuori dall'aula.

"Allora...non ti va proprio a genio il tedesco." Sentenziai.

"In realtá...mi piacerebbe poterlo imparare. Il problema è che in Italia studiavo solo inglese, francese e spagnolo. Quindi adesso...mi trovo parecchio in difficoltà al quinto anno di una lingua che non conosco per niente." Concluse il suo discorso, il più lungo che mi abbia mai fatto. Non aveva balbettato, e questo significava che la stavo mettendo a suo agio.

Vai così Harry.

Entrammo in mensa, e le risposi "se vuoi qualche volta posso darti io una mano. Me la cavo con il tedesco, e mi piace." Proposi scrollando le spalle.

Lei arrossì e balbettò un 'grazie' rimettendosi una ciocca di capelli rosso fuoco dietro l'orecchio. Quanto avrei voluto poter accarezzare quella chioma così viva e ammirare il suo viso rilassato.

Quando arrivammo al tavolo, gli occhi di Louis, Niall, Madison e Gemma si posarono immediatamente su di noi.

"Ragazzi, lei è Eva. Eva lui è Lous, lui Niall, Madison, e lei è mia sorella maggiore Gemma che è qui per uno stage." Le presntai indicandoli tutti.

"Ciao." Salutarono all'unisono e quasi mi spaventai per quella straordinaria coordinazione.

Eva scoppiò a ridere guardandomi e le sue risate contagiarono anche gli altri.

Lei si coprì subito la bocca arrossendo più di un peperone. Le sorrisi e mi sedetti invitandola a fare lo stesso.

"E quindi, sei italiana?" Domandò Madison.

"S-si." Rispose timidamente.

"Di dove precisamente?" Domandò Niall addentando il suo panino.

"D-del sud. Vengo da Napoli." Disse con orgoglio. Tuttavia, Niall per poco non si strozzò.

"Vieno dal regno della pizza e non lo hai mai detto in classe?!" Urlò quasi indegnato il biondo.

Perfortuna, quasi nessuno sembrò notarlo. Quella mensa era avvolta da una tale confusione.

La timidezza di Eva si fece vedere nuovamente quando arrossì e fece spiccare quei pois rossi che erano stati dipinti soavemente sulle sue guance colorate.

"Oh Niall! La metti in imabarazzo!" Lo sgridò Louis.

"Wow, hai dei capelli stupendi. Non sono tinti vero?!" Domandò mia sorella guardando i capelli di Eva con adulazione.

Lei arrossì di nuovo e scosse la testa in un 'no'.

"Sono bellissimi, complimenti. Sei molto fortunata." Le sorrise.

"Ti ringrazio." Arrossì ancora ed io quasi non mi sciolsi quando abbozzò un sorriso.

"Non immagino quali prelibatezze avrai mangiato al Sud Italia." Disse Niall con aria sognante.

"Gia, beata te." Disse Madison.

"Raccontaci un pò delle abitudini che avete lì voi italiani.." Proposi io, davvero interessato a ciò che avrebbe potuto raccontarci.

E soprattutto non mi sarei mai stancato di ascoltare la sua voce. Ancora, ancora e ancora.

"Bhe...a Napoli diciamo che abbiamo una cultura tutta nostra, particolare e che si distingue da tutte le altre." Sorrise, come se fosse immersa in qualche ricordo.

Sembrava stesse acquistando sempre più sicurezza mentre parlava con noi, la stavamo mettendo a suo agio.

"Nella mia cittá ci sono persone stupende, pronte ad aiutarti in ogni momento. Per noi ogni piccola gioia si trasforma in una festa e la famiglia è una cosa molto importante." Spiegò. Quando parlava del suo paese sembrava essere meno nervosa. Si vede che doveva essere davvero speciale per lei, e sicuramente è molto legata alle sue origini. La capisco: non riuscirei mai ad andarmene dall'Inghilterra, non adesso almeno. Non riuscirei a lasciare la mia vita quì.

"E il cibo?" Intervenne Niall facendo ridere tutti quanti noi.

"Niall!" Lo riprese Louis.

Amavo dannatamente tanto la risata della ragazza dai capelli di fuoco. Era così dannatamente bella e naturale. Ed era così facile perdersi in lei.

"Allora le specialitá sono: gli spaghetti ai frutti di mare, la mozzarella, alcuni tipi di dolci, e ovviamente la pizza." Disse tirando le maniche del giubbotto e torturandole con le unghia.

Mi faceva sempre più piacere quando parlava con un tono che diventava -anche se lentamente- un pò più sicuro del precedente. Gradiva la nostra compagnia ed io ne ero più che contento.

La campanella suonò e ci alzammo tutti per dirigerci fuori dalla mensa. Tuttavia, una mano che si posò sulla mia spalla mi fermò. Gli altri si fermarono con me, e mi voltai per vedere...Megan.

"Dove stai andando di bello?" Domandò, con quella sua voce da ochetta stonata. Mi dava i brividi per quanto fosse fracassante per i timpani.

"Non sono affari che ti riguardano." Risposi, scrollandomela di dosso e riprendendo a camminare.

Ma questa volta mi prese per il polso e mi fece voltare.

Dannazione, quanto è fastidiosa.

"Sai che non puoi piantarmi in asso così, vero Harry?" Strillò e l'intera mensa si voltò verso di noi.

Alzai gli occhi al cielo per il suo piccolo cervellino che non riusciva a comprendere un messaggio che le stavo mandando da ormai cinque fottuti anni.

Sospirai.

"Megan, davvero, non so più come dirtelo. Io, non verrò mai a letto con te." Ripetei la stessa frase che stavo ripetendo ormai da anni.

Alcuni presenti risero, mentre invece gli altri non fecero caso a noi, probabilmente perchè avevano visto e rivisto quella scena chissà quante volte in cinque anni. Era irritante.

La ragazza mora diventò incredibilmente rossa dalla rabbia, così, irritato e scocciato, seguii i miei amici fuori dalla mensa. In cinque anni, Megan aveva sempre cercato di portarmi a letto. Quasi come se fosse lei la paly-boy. E pensare che nei film è sempre il contrario. Mi torturava dal primo anno cercando di ottenere attenzioni da me. Ma io non ero affatto quel tipo di ragazzo, non mi piaceva vendermi alle donne. Non fraintendetemi: ero un maschio, e come tutti i maschi anch'io spesso sentivo certi bisogni, ma dicerto non li andavo a soddisfarre con qualunque ragazza di una scuola. Non mi era mai piaciuta l'idea del puttaniere, non mi poaceva usare le ragazze anche se erano ragazze facili. Trovavo che non rispettando se stesse, non avrebbero rispettato neanche me. Mi avrebbero usato solo per ottenere piacere personale e non perchè ci tenessero sul serio a me, alla persona che sono.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 20, 2016 ⏰

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