- CAPITOLO 11 -

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• Dovremmo essere spontanei come i bambini che, quando vogliono una carezza, ti prendono la mano e se la mettono sul viso. •
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Erano passati tre mesi e le vacanze di Natale erano finalmente arrivate.
Nash aveva ragione, era stata solo una cosa improvvisa, non era davvero così. Anzi, ultimamente eravamo sempre insieme, era simpatico e dolce, mi ci trovavo davvero bene. Certe volte lo beccavo mentre faceva cose strane e lui si giustificava sempre.
'Sto facendo dei vines, per i miei fan'.
Ed era vero, pare che stesse riscontrando molto successo. Ho scoperto che aveva anche un canale YouTube e aveva fatto anche carriera, stava per uscire il suo primo film 'The Outfield', in America era così famoso, che aveva anche fatto un tour di meet & greet con gli altri ragazzi, si chiamavano 'Magcon'.
Solo che poi ognuno aveva preso strade diverse per la carriera, per esempio Shawn e i Jacks cantavano, chi l'avrebbe mai detto! Cameron aveva anche fatto un film e stava per uscire quello con Nash, da quello che avevo capito canticchiava anche! Gli altri erano degli youtubers, ma il gruppo era rimasto sempre quello. Ci vedevamo tutti i giorni, come prima. E tutto ciò io l'avevo scoperto solo una settimana fa. In America erano così famosi, e io in Italia non sapevo nemmeno della loro esistenza.
Era il 12 di dicembre, e io ero in cucina a bere una bella cioccolata calda e a godermi il mio primo giorno di vacanza.
Finalmente stavo per rivedere la mia famiglia e i miei amici.
Domani sarei dovuta partire per l'Italia , per casa mia.
Non sapevo se essere felice o triste.
In compenso, la mattina di santo Stefano sarei dovuta ripartire con  Greta e Clarissa. Sarebbero venute qui a Los Angeles da santo Stefano fino all'undici. Avrebbero saltato giovedì e venerdì. E il lunedì sarebbero tornate a scuola.
Le mie lezioni inizieranno l'undici, quindi tutto questo era perfetto. Era stato organizzato nel minimo dettaglio.
Stavo preparando le valigie, quando Elizabeth bussò alla porta di camera mia. L'avevo riconosciuta perché stava disperatamente urlando contro Nash, dicendogli di andare a comprare tutto il necessario per Natale, per sovrastare il rumore dell'aspira polvere.
Quando scesi le scale lui era già uscito, ciò voleva dire che non l'avrei potuto salutare.
E devo dire che un po' mi dispiaceva, in fondo lo consideravo come un fratello ormai. Tanto era solo poco più di una settimana, dopo Natale poi sarei tornata.
Salutai tutti e andai verso l'aeroporto.
Will, il famoso Will che finalmente avevo conosciuto, si offrì per accompagnarmi.
"Allora, sei stata bene fino ad ora?" Iniziò il discorso.
"Sinceramente si, davvero, siete una famiglia bellissima" continuai io.
Durante il viaggio parlammo del più e del meno, fino a quando non arrivò  l'ora del mio volo.
"Grazie del passaggio Will" sorrisi.
"Di niente, ci vediamo quando torni!" urlò facendo partire la macchina.
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"Mamma, Papà, Erika sono a casa" feci per farmi sentire, ma niente. Nessuna risposta.
Accesi la luce ed erano tutti li, a casa mia, la mia dolce casa, riempita dalle persone più importanti della mia vita.
C'erano tutti, dal primo all'ultimo.
Abbracciai la mia famiglia e poi andai dai miei amici e compagni di classe.
"Quanto mi siete mancate" corsi verso le mie due amiche.
"Anche tu, tanto" Greta mi abbracciò.
"Si, troppo" sta volta fu Clarissa a parlare.
La serata continuò, avevamo ordinato come minimo dieci teglie di pizza, alcune persone avevano impegni e se ne andarono, altre mangiarono con noi.
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Le giornate passavano e finalmente era arrivata la mattina di Natale... Ero stata tutto il giorno ad aiutare mia madre e mia nonna con il cenone.
Tutti i parenti arrivarono la sera verso le sei.
Alle sette ricevetti una chiamata, misi il cappotto, andai fuori in giardino e risposi.
"Pronto?" risposi.
"Mi sei mancata in un modo che solo Dio lo sa." Era Nash. La sua voce era inconfondibile.
"Lo so scusa, non ci siamo potuti salutare, ma tu sei dovuto andare a prendere tutto e io altrimenti avrei perso il volo" mi giustificai.
"Lo so, però ormai sei come una sorella per me ed è difficile non passare le giornate con te a ridere, però, come ricordo ho il tuo pigiama di winnie the pooh, sei così sbadata che l'hai lasciato qui da me" rise leggermente.
Accidenti, quel pigiama è onnipresente.
"Ah si quello"
"Che vuol dire 'ah si quello'?"
"Niente, ho gli incubi ormai su quel pigiama, ora devo andare ad aiutare per la cena, e lo dovresti fare anche tu caro il mio 'bravo ragazzo'"
"Tesoro, dimentichi che qui da me è mattina.."
"Ah giusto, hai ragione. Vabbè, dovrai essere utile per qualcosa no? Vai ad aiutare e non stare lì impalato"
"Ma non mi vedi neanche" rise.
"Lo so, ma ti conosco" attaccai.
Mi mancava, mi mancavano tutti. Erano la mia seconda famiglia.
La serata passò tra cena, tombola e i soliti giochi con i soldi che si fanno a Natale. Avevo vinto ben venti euro. Niente male. Niente male davvero!
I parenti se ne andarono tardi e, dopo aver aiutato a mettere a posto tutto quel casino andai a dormire.
La mattina mi svegliai di buon umore. Mi preparai e ripresi l'unica valigia che avevo portato con me, visto che dovevo stare solo due settimane, le altre le avevo lasciate a Los Angeles.
Scesi e c'erano già Clarissa e Greta che mi aspettavano giù.
Mio padre ci accompagnò all'aeroporto. Una volta chiamato il nostro volo, e salite a bordo, l'aereo decollò.
E proprio in quel preciso momento decisi che quelli sarebbero stati i sedici giorni più belli della mia vita.
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Eeeeeeee eccomi con un altro capitolo, molto presto succederà qualcosa.
Spero che la storia vi stia piacendo.
Grazie personcine carine.
Al prossimo capitolo,
-Alessia💝

The wave | Nash Grier (Sospesa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora