Capitolo 1

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Caspita! Faccio un balzo in avanti e riesco ad uscire dalle porte scorrevoli. Ero certa che sarebbe successo. Mi succede sempre. Mi assopisco così tanto nei ricordi che mi ritrovo alienata dalla realtà a tal punto da perdere la concezione del tempo e dello spazio. Seguo i sedicenni del quinto anello e salgo i gradini a due a due, finchè non vedo la luce del sole che spunta abbagliante sull'orizzonte. Cammino in fretta per il lungo viale spazioso, il rumore delle macchine è minimo, ma la confusione mattutina delle vie del centro mi fa pensare che oggi tutti abbiano qualcosa di improrogabile da fare. La fretta. Il trambusto. Non sono cose che amo eppure la gente di città ci è abituata. Io ci sono abituata. Passo veloce sui marciapiedi fino ad arrivare al cancello della scuola. Ora è aperto e lascia un'ampia prospettiva sul parco affollato. Mi guardo intorno e vedo gli alberi, per prima cosa. Gli alberi del parco che iniziano a perdere le foglie. Questa è una delle ultime giornate serene che vedremo fino alla fine di febbraio. L'autunno è appena iniziato, ma si respira ancora aria di estate. Un caldo, non torrido, ma piacevole, scende ancora sulla pelle quando resta esposta al sole, ma tra qualche settimana non sarà più così. Le giornate diventeranno grigie e tristi, invernali. Poi arriverà la neve, e allora inizieremo a guardare avanti aspettando la Vera, che porterà con sé i fiori e il nuovo sole. Abbasso lo sguardo sulla folla di ragazzi che parlano o giocano con i cellulari. Indago sui volti conosciuti degli studenti fino a che vedo il gruppo della mia classe, sono seduti o appoggiati al solito muretto, in fondo al parco, vicino all'inferriata del cancello. Ecco Tobias, in piedi sul muretto che ride con Teseo e Cesare ; poi il gruppetto di ragazze, quelle simpatiche: Sophia, Selene, Arianna, Virginia e Minerva. Sposto lo sguardo a destra e so esattamente quale scena mi si presenterà davanti: Ginvy con i lunghi capelli neri lasciati sciolti sulle spalle, anche se il regolamento lo vieta, che ride in mezzo ad un gruppetto di ragazzi tutti intenti nell'impresa di farla divertire abbastanza perchè si accorga di loro. Ogni tanto muove la testa per far tornare indietro i lunghi capelli, sempre sciolti, contro ogni regola. Non è una che rispetta le regole, si è fatta quasi arrestare, l'anno scorso, quando si è colorata i capelli di blu, però devo ammettere che con quei suoi occhi del colore di uno zeffiro stavano davvero bene. Mi vede e sorride, sposta con un gesto veloce ma efficace i ragazzi intorno a lei e corre verso di me.
<< Nessy! Pensavo che tu avessi di nuovo perso il treno, o che ti fossi fermata a pomiciare con qualche bel tipo!>>. Scoppio a ridere mentre ci avviciniamo agli altri che mi salutano e tornano a parlare noncuranti, alcuni come un po' seccati della mia apparizione che ha distolto la già poca attenzione di Ginevra da loro. Riprendono i loro discorsi. Tutti, tranne Acacia, mi guarda torva con quei suoi occhi viola, getta indietro la testa facendo dondolare la coda di boccoli biondi e mi dice provocatoria <<Narcissa, vedo che ogni tanto ti svegli in orario anche tu.>>
Di sicuro non ho intenzione di starmene zitta di fronte a quella bambina viziata che crede di avere il mondo in mano solo grazie ai suoi boccoli e alle due pietre che ha al posto degli occhi, e poi impulsiva come sono proprio non mi trattengo dal risponderle a tono. << Vedo che sua maestà è in vena di sarcasmo sta mattina, ecco sai, stranamente la mia sveglia è suonata, per fortuna io non devo essere svegliata da mammina!>>
Deve esserci rimasta male perché per un attimo vedo il suo sorrisetto tremare, poi si volta e mi lascia in pace, almeno per ora. Se solo sapesse che non arrivo tardi perché dormo,bensì perché penso a ciò che sogno dormendo, forse non farebbe più solo la spiritosa, diventerebbe addirittura crudele. Per questo devo guardarmi bene da dirle ciò che in realtà ho sempre sognato, sarebbe pericoloso e Ginevra ed io lo sappiamo. Quindi mi trattengo dallo sputarle in faccia la cruda verità, ogni volta. Abbiamo qualche minuto prima che la campanella suoni, potrei parlare ora con Ginevra ma non mi sembra il luogo adatto per parlare dei miei sogni con la mia migliore amica perciò aspetterò, almeno per un'ora. Ci riavviciniamo al gruppo dove i ragazzi mi stanno guardando di sottecchi, capisco di avergli rubato la paladina, ma non è odio quello nei loro occhi, è ammirazione. Ammirazione? Per una come me? Non sono mai stata particolarmente bella, non se messa al confronto con Ginvy e Acacia, eppure sembrano proprio stupiti. Li guardo interrogativa e la risposta viene da sé: nessuno ha mai risposto alla reginetta in quel modo, o meglio non lì, davanti a loro. Io e Acacia ci stuzzichiamo spesso; lei attacca ed io ribatto, ma è la prima volta che ci sono anche gli altri. Di solito gira con il suo gruppetto di schiave, vale a dire cagnolini scodinzolanti... Ops! Mi sono lasciata prendere la mano, ma in fin dei conti è questo che pensiamo io e la bella mora dagli occhi di zaffiro.
Suona la campanella. La massa si smuove ed entra nei corridoi che portano alle classi. Ginevra vorrebbe sedersi piuttosto avanti per "ascoltare le lezioni" del professore di scienza A, ma oggi non ho proprio tempo da perdere, il sogno in nero è troppo strano e mi ha già portato a fare parecchie stupidaggini che, sta mattina mi hanno messo un po' troppo al centro dell'attenzione, devo assolutamente raggiungere lo scopo per il quale sono ormai quasi due ore che corro e mi agito. Devo parlarne con Ginvy e l'unico posto in cui farlo è l'ultimo banco. Le afferro la mano e me la trascino dietro senza ascoltare le sue proteste. Ci sediamo. Ora possiamo parlare, tutti saranno assorti nella lezione e nessuno baderà a noi, tanto più che il professore non è uno che pretenda assoluto silenzio perciò dovremmo riuscire a parlare tranquille, o almeno spero...

Il Pericolo dei SogniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora