Tre giorni. Tre notti. Nessun sogno. Vivo e basta, come una normale adolescente di Omnemundo. Ma non vivo più come me. Non sono più io. Senza Ginevra. Non si fa vedere a scuola. Non si fa sentire. Non so cosa le prenda. Tre giorni passati così. Senza neanche il conforto dei miei sogni. Solo una vita che va avanti. Come il mare, infrangendosi sulla spiaggia e tornando indietro. Non si stanca. Non si arrende. Eppure io mi arrendo. Vorrei arrendermi. Torno a casa dopo la scuola, il terzo giorno. Prendo la posta. Una lettera alla mia famiglia. Una lettera per la famiglia, una lettera per papà, una per mamma, altre due per papà e una cartolina per Elena. Nulla per me. Nulla da Ginevra. Nulla da nessuno. Apro la porta e appoggio le lettere sul tavolo. Non so ancora cosa ci sia nascosto. Non so ancora che il mio futuro è dentro una di quelle lettere. Dentro qualcosa che non mi preoccupa minimamente. Salgo le scale pensando a tutte le materie che devo studiare. Cerco nel cassetto i biscotti. Ho mangiato poco a pranzo. La mensa della scuola mi piace ancor meno del cibo di casa. Inizio a fare i compiti. Inizio a studiare storia. La mia materia preferita. Mi aiuta a capire. Anche se so che la storia dei nostri libri non è la realtà, penso che qualche fondamenta di verità ci sia, in tutto. Studio durante il pomeriggio. Fino a che non sento la chiave girare nella toppa. Mia mamma entra. Non mi disturba. Resta da sola. L'ora di cena non si fa nessun problema ad arrivare su un treno diretto. Insieme alla cena arriva il momento di aprire le lettere. Arriva il momento di svelare il mio destino. Tutto ciò che mi spetta è rinchiuso in una di quelle buste. Si muove con un movimento frenetico, come se ne volesse uscire. Come il cuore quando batte all'impazzata. Quando sembra che debba rompere la cassa toracica. Essere all'oscuro di qualcosa, ti rende piacevolmente inconsapevole di ciò che ti attende. Come se nulla potesse andare storto quando il mondo sta per crollarti addosso. Il mondo, la vita, il futuro, distrutti da un tagliacarte dorato, con il manico in avorio e la lama rovinata. Un tagliacarte che passa sotto l'apertura di una busta stracciandola, aprendola, rendendola indifesa verso gli sguardi delle persone. Rendendola leggibile. Rendendomi invisibile. È la busta che devo aprire io. Quella Per tutta la famiglia. Sbianco in volto. Mi rendo conto che non possono essere buone notizie, non se la lettera parte dallo studio di psicologia umana dell'ospedale centrale di Omnemundo. Lo leggo sul timbro in alto a destra, sul foglio bianco. Lo leggo nelle mie mani tremanti. Lo leggo nella breve pagina di parole. Lo leggo in quella busta strappata. "PERICOLO".
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Il Pericolo dei Sogni
ActionNarcissa è una quattordicenne che si trova a vivere in un mondo troppo grande per lei, tanto da sembrarle oppressivo. Con i suoi sogni particolari è consapevole di infrangere le regole di Omnemundo, il suo paese, ma sa anche che non può andare cont...