il ragazzo misterioso guarda l'orologio. Scappa. Corre via senza salutare. Se ne va così come è arrivato. Mi stendo nel prato, ancora qualche minuto. Nulla mi preoccupa. Nulla e nessuno. Mi sbaglio. Ma non ne sono a conoscenza. Sono libera ora. libera da me stessa. E libera torno verso il centro dell'urbe. Alla civiltà. Alla società. Quella società che tanto odio. Proseguo circolarmente. Prendo l'autobus solo verso le sei di sera. Prima passeggio, cammino e osservo. Cerco di immaginare la vita delle persone che incontro. La strada fatta dagli oggetti che si trovano sui marciapiedi, chi li avrà persi? O buttati? Magari sono passati tra le mani di centinaia di persone, come una volta facevano i soldi. Ricordo bene parecchi tipi di monete e banconote. La nonna ne ha intere collezioni. La aiutano a ricordare i tempi in cui tutto il tuo patrimonio lo potevi stringere tra le mani, se solo volevi. Non era tutto caricato su una sciocca tesserina magnetica che alla fine non vuol dire nulla. Allora potevi trovare piccole monetine ramate sul ciglio della strada. Monetine che non volevano dire nulla, ma che si raccoglievano giusto per farle passare tra le mani di qualcun altro. Monetine che in poche giornate toccavano più mani di quante se ne possano immaginare. Monetine che solo i più attenti notavano. Piccoli oggetti a cui mi piacerebbe assomigliare. Cosine così carine, ai miei occhi, che addirittura desidererei essere una di esse. Incontro una delle fermate dell'autobus che porta dritto dritto a casa mia. Aspetto un poco. Poi salgo sull'autobus deserto. Troppo presto per i lavoratori, troppo tardi per gli studenti. Di solito i giovani utilizzano il treno. È più veloce, più comodo. Troppo affollato per i miei gusti. Mi siedo. In questo momento non ho proprio voglia di stare in piedi. Quando arrivo a casa trovo la mamma sui fornelli e mia sorella nella sua stanza. Saluto. E poi salgo in camera mia. Scendo solo per la cena. Guardiamo l'Informativo. Il programma televisivo che ci informa sulle previsioni, sull'economia, l'attualità del paese. Poi ci ritiriamo. Papà lavora nello studio. Mamma guarda la televisione. Elena finisce i compiti. Io mi stendo sul letto e mi addormento. Quando apro gli occhi mi rendo conto che è stata una notte senza sogni. Una notte vuota. Una mattina grigia, piena di pioggia. Quella pioggia odiosa in cui le gocce non sono piccole e perfette sfere d'acqua. Le gocce sono spilli. Spilli grigi e tristi. Esco di casa con l'ombrello. Odio doverlo tenere in mano. Mi rallenta. Sta mattina non sono troppo in ritardo, ma sono quasi sicura che perderò tempo in stupidaggini e finirò per arrivare giusto quei due minuti prima che inizino le lezioni. Invece no. Prendo il primo treno. arrivo che il cancello è ancora chiuso. Mi siedo sul muretto insieme agli altri ragazzi mattinieri. Nulla di nuovo qui. Tutto come sempre. Un'altra illusione. Solo dieci minuti di tranquillità. Arrivano. Tutti gli studenti sciamano all'interno del parco. Ginevra non è ancora arrivata, ma Acacia sì. Non tarda a farsi sentire.
<< Pensi di svenire di nuovo?>> sento un senso di potenza nella sua voce. Falsa potenza.
<<no.>> Una risposta secca. Sicura. O forse no.
<<Ha paura... poverina>> respiro. Non voglio fare scenate. Odio che la gente creda che io abbia paura.
<<non ho paura Acacia. Non di te.>> mi sembra una risposta decente. Che chiuda la discussione. A me sembra. A lei pare di no.
<<forse dovresti.>>
Di te? Dovrei avere paura di te sciocca bambina viziata?
<<Forse.>> non voglio. Non voglio litigare. Non con Acacia. Non qui. Poi ride. Quella risata da persona che si diverte un mondo a sottomettere gli altri, nonostante questi siano spesso più forti di lei. Si volta verso i suoi cagnolini scodinzolanti, tutte code di cavallo e occhioni divertiti. <<sentito, si ostina a non volermi temere! – ride di nuovo, una risata che più falsa non potrebbe essere – cosa ne dite, dovrebbe avere paura di me vero?>> le altre ridacchiano. Come solo le figlie di papà, con il mondo in una mano e l'universo nell'altra, possono fare.
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Il Pericolo dei Sogni
AcciónNarcissa è una quattordicenne che si trova a vivere in un mondo troppo grande per lei, tanto da sembrarle oppressivo. Con i suoi sogni particolari è consapevole di infrangere le regole di Omnemundo, il suo paese, ma sa anche che non può andare cont...