Capitolo 27

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Pov. Harry

Spalanco la porta del bar attirando qualche sguardo su di me, ma non m'importa. Vado verso il bancone e mi siedo. Sto almeno cinque minuti a riflettere su quello che mi sta succedendo. Il fatto che l'abbia persa mi dà una rabbia così forte dentro di me che mi farebbe esplodere. Vorrei sfogarmi su qualcosa o su qualcuno. Ma dal momento che non posso lo farò tramite l'alcool. Quando bevo tutto scivola via in un'attimo, rabbia, dolore e il briciolo di buon senso che c'è in me. La cameriera mi porta un drink rosa con un ombrellino dello stesso colore.

«Non ho ordinato niente» le ridò il drink.

«L'ha fatto lei per te» dice indicandomi una ragazza bionda. Ci voleva anche questa, una puttana che mi offre un drink.

«Dille che sono apposto. E dammi anche qualcosa di forte per favore, tutto quello che vuoi basta che sia alcolico» lei annuisce e la seguo con lo sguardo mentre riporta il bicchiere alla ragazza.

Mi porta un bicchiere riempito di liquido rosso, non ci penso neanche e butto giù tutto d'un colpo. Il liquido mi brucia la gola ed è una sensazione fantastica che mi porta ad ordinarne un altro. Un altro, un altro ancora fino a che non perdo il conto di quanti bicchieri abbia bevuto. Pago ed esco prima che la bionda possa raggiungermi, credo di non avere il controllo su me stesso e potrei fare delle cose di cui mi pentirei con quella ragazza. Entro in macchina e cominciò a guidare senza sapere dove vado. Senza rendermene conto mi trovo sotto il suo appartamento, fermo la macchina. Appoggio la testa sul volante e chiudo gli occhi, la rabbia è scivolata via e viene rimpiazzata dal dolore. Un forte dolore al petto che non ho mai provato prima. Se non avessi fatto il cretino, ora sarei probabilmente nel suo letto insieme a lei, baciandola dappertutto, ridendo e scherzando. Mi mancano le sue labbra, il suo sorriso, i suoi occhi dolci... Tutto.

Pov. Fede

Mi alzo immediatamente per andare ad aprire la porta. Chi potrebbe essere alle - mi fermo per guardare l'ora sull'orologio appeso al muro in cucina - dieci e mezza di sera?

Aprendo la porta mi trovo davanti un Harry barcollante con gli occhi iniettati di sangue e gonfi, non lo riconosco quasi più. Ha un leggero accenno di barba e i capelli disordinati, molto disordinati. Quando i nostri sguardi si incontrano il mio cuore sembra voler uscire dal mio petto da quanto batte forte mentre la mia testa vorrebbe prenderlo a schiaffi. Decido di non parlare, non ne ho voglia. Mi limito ad incrociare le braccia e fissarlo appoggiata alla porta.

«Sono due ore che sono parcheggiato qui sotto, a pensare a cosa avrei potuto dirti quando avresti aperto questa porta.» E inoltre puzza d'alcool, mi fa pena. Anzi schifo. No, pena e schifo.

«Vattene» l'unica parola che riesco a pronunciare. Sono immobile nella stessa posizione di prima, non sapendo cosa fare o dire.

«Ti prego fammi restare solo per questa notte. Ti supplico.» mi chiede quasi mettendosi in ginocchio. Non posso lasciarlo guidare in questo stato, una notte e domani mattina sparirà. Mi sposto sul lato per farlo entrare.

«Grazie» cerca di avvicinarsi, ma faccio un passo indietro.

«Stenditi sul divano e non fare rumore» gli ordino indicando il divano. Mi guarda un attimo prima di andare a sedersi togliendosi le scarpe.

«Fede, io...»

«Parla un'alta volta ancora e ti faccio uscire da questa casa.»

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Credo di essere stata un po' dura con lui, ma non sono stata in grado di controllare la mia rabbia. Prendo delle lenzuola pulite per Harry e torno nel salone. Quando arrivo si è già addormentato, lo copro con il lenzuolo. Mi siedo accanto mentre lo guardo dormire. Una parte di me vorrebbe perdonarlo, l'altra parte vorrebbe prenderlo a schiaffi, pugni, calci. Tutte le forme di violenza possibili immaginabili.

Paura D'Amare. - IN REVISIONE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora