Capitolo 2

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Apro gli occhi, costretta a richiuderli di nuovo, per via della luce del sole. Mi giro e rigiro nel letto. È domenica mattina, il sole splende, ed io mi ritrovo a letto a fare la pigrona. Il citofono suona. Chi può essere alle -guardo la sveglia - 10.03 del mattino.

«Vado io» grida Linda dalla cucina, credo. Non la sento per qualche secondo.

«Fede.. conosciamo qualcuno di nome Harry?» sbarro gli occhi. Mi viene un colpo al cuore.

Merda. Razza di stalker.

«Non farlo entrare» urlo per farmi sentire. «Troppo tardi, ho già aperto» vorrei imprecare in tutte le lingue possibili del mondo. Mi precipito in cucina e Harry è davanti alla porta d'entrata.

Oddio, mi rendo conto solo ora che sono in uno stato pietoso. Cappelli raccolti in uno chignon alto con qualche ciocche di capelli che sfuggono a livello delle orecchie. Per non parlare del mio "pigiama" , una maglia enorme che mi arriva sopra al ginocchio con il numero 78 scritto in nero sopra.

Harry mi squadra dalla testa ai piedi, con un sorriso malizioso «Mmh, sexy» vedo sempre una punta di delusione nei suoi occhi verdi quando non ricambio i suoi sorrisi, ma non lo da a vedere.

«Cosa ti fa credere che puoi presentarti qui, in casa mia, la domenica mattina? E per giunta alle dieci del mattino»

«Non importa quello che mi dici, sono venuto a prenderti. Usciamo. Hai due minuti» scoppio in una risata. «Intanto, primo, tu non mi dai ordini. Secondo, cosa ti fa credere che io uscirò con te?»

«Non te lo ripeterò un'altra volta. Hai due minuti, se no ti porto giù con la forza. Anche se sei in pigiama»

«Che romantico..» dice Linda sorpresa.

Io non mi muovo da questo dannatissimo punto in cui mi trovo, non vedo perché dovrei obbedirgli. Vuole giocare? Allora giochiamo.

Linda è a pochi metri da Harry e osserva la scena sbigottita.

«Quindi è lui il famoso ragazzo della Coca Cola?» Linda mi guarda interrogativa.

«Proprio così, in carne ed ossa» Harry risponde alla domanda di Linda poi si gira verso di me « Ah, gli hai parlato di me allora» ancora quel sorriso

«Non farti strane idee» alza il polso destro per guardare l'orologio... è il suo modo patetico di dirmi che il tempo è scaduto.

Si avvicina a passi lenti e io indietreggio piano piano, finché non sbatto contro il mobile della cucina.

Rimango immobile e in preda al panico non riesco più a muovermi.

Lui si posa davanti a me per qualche secondo, dopodiché si abbassa. «Linda se mi vuoi bene, aiutami» lei scoppia a ridere

« Vedrai che uscire non ti farà poi così male» Linda, non puoi abbandonarmi così in questo momento

«Quando torno a casa facciamo i conti» la minaccio

«Sempre se ci ritornerai» Harry ridacchia e mi carica sulla spalla faccendomi penzolare lungo la sua schiena.

Gli batto i pugni sulla schiena e gli sferro calci nella pancia ( sperando che sia la sua pancia). Ne approfitta per accarezzarmi le gambe nude, cerco di dimenarmi dalla sua stretta. Stringe ancora più forte la presa sul mio fianco.

Si avvia verso la porta e saluta Linda con un cenno della mano, lei fa lo stesso. «Ah, non aspettarla per pranzo» «Ok, tienitela» ridacchia Linda.

Mi fa salire in macchina. Perfetto, mi sento una bambina di cinque anni.

Fa il giro della macchina e sale. «Sei un'idiota»

Paura D'Amare. - IN REVISIONE Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora