Quella notte, Elisa si addormentò ad un orario esorbitante, come di consueto d'altronde; erano le 3.25 di notte e ancora era li a girarsi e a rigirarsi nel letto, sembrava quasi la fetta di carne ai ferri che suo nonno continuava a girare sulla graticola qualche ora prima, per renderla più appetibile e morbida anche ai denti di sua moglie, che aveva sempre mille critiche da fare su ogni cosa.
Al contrario di molte altre notti però, quella era speciale perché il giorno dopo si sarebbe recata a Verona, a vedere la sua prima e vera opera lirica: "Aida", passione molto fuori dal comune per una bambina ma come lei amava considerarla una passione per una "futura donna importante" (le sue amiche la consideravano un caso perso, senza alcuna speranza di miglioramento). Si sarebbe recata li, purtroppo con i suoi genitori che essendo terrorizzati dall'idea di lasciarla alle cure della sua insegnante decisero di andare con lei. Da quando era stata picchiata da un individuo senza nome, mandato dalla sua ex migliore amica, nel cortile della scuola, la seguivano dappertutto, quasi ossessivamente, non fidandosi delle persone da cui veniva accompagnata: persino quando erano andati a Roma all'udienza col Papa, dopo la cresima non si erano fidati di mandarla con le catechiste e con i suoi amici. A questo punto le scelte rimaste erano due: o rinunciare definitivamente al viaggio a Roma o andarci ma con suoi, partendo un giorno dopo rispetto agli altri e dormendo in posto diverso da loro; seppur a malincuore Elisa scelse la seconda e si preparò psicologicamente a tre giorni estenuanti sotto il diretto controllo dei suoi. Anche in questo caso, anche se si sarebbe trattato solo di una mezza giornata non solo decisero di accompagnarla, ma decisero anche di andarci in macchina per arrivare a casa prima degli altri (come se fosse una corsa di Formula 1); ovviamente tutte queste idee provenivano da suo padre, che la poveretta sopportava po che niente, dato il suo carattere autoritario e diretto che molto spesso le metteva sia paura che ansia e a volte persino imbarazzo.
Finalmente dopo tre ore di sonno mancato riuscì ad addormentarsi, per poi svegliarsi la mattina seguente alle 7.30 in punto, ancora più eccitata per l'evento del pomeriggio. Secondo la sua mentalità oltre che a vedere l'opera (questa cosa la mandava in subbuglio) doveva assolutamente recarsi a vedere il famoso balcone di Giulietta e Romeo (mentre questa la faceva proprio morire di impazienza). Le sue amiche la prendevano sempre in giro per i suoi sogni principeschi, megalomani e alcuni di essi anche abbastanza pacchiani; lei non aveva ancora smesso di credere nelle favole e nel fatto che alla fine di questa nostra vita ci sia un lieto fine per tutti. Certo non era stupida e non pensava che tutto potesse sempre andare bene ed essere perfetto come avrebbe desiderato, ma nonostante ciò lei non avrebbe dovuto arrendersi, o abbattersi alla prima difficoltà che la vita ci pone innanzi, ma a parlare sono capaci tutti e lei avrebbe dovuto essere più fedele al suo stesso flusso di pensieri. Questo fiume in piena fu però fermato dal gracchiante di grido di suo padre che le ordinava di iniziare a preparare l'occorrente per la giornata, che già da quell'ora si prospettava calda e afosa e sicuramente non facile: " Insomma cosa c'è di peggio che passare un infernale pomeriggio con i tuoi quando ti saresti prospettata una giornata di divertimento!" pensava tra sé e sé. Ora, i suoi compagni di viaggio in quest'avventura musicale erano per la maggior parte over 50 o ragazzi completamenti disinteressati al vero motivo del viaggio, della sua scuola e che per giunta non sopportava (perché più del 75% della scuola non lo sopportava per una valanga di motivi); ma se con essi faticava ad avere un rapporto da persona normale ( perché come ogni artista e lei suonava il pianoforte, si riteneva assai più colta degli altri) con gli anziani era molto più a suo agio e certo non le riusciva difficile farsi accettare da loro o essere altamente stimata. Da questa descrizione appariva come una persona altezzosa, superba, piena di sé, una snob in poche parole; ma in realtà non era affatto così. La povera Elisa era spesso e volentieri oggetto di scherno da parte dei suoi compagni, da sua nonna paterna era considerata la pecora nera, quella diversa fra i suoi sei nipoti, l'unica che amava fare di testa sua e non andarle dietro come una massa di pecoroni come facevano suo fratello di quattro anni più piccolo e i suoi cugini tutti più piccoli di lei; si sentiva molto inferiore rispetto agli altri e si faceva sempre delle paranoie assurde. L'unico mondo nel quale si sentiva libera di essere se stessa era quello musicale, amava abbandonarsi ore ed ore sul letto a leggere un buon libro con le cuffiette nelle orecchie, o cantare a squarciagola sotto la doccia. Sua madre e il suo mito (che non era altro che la sua insegnante di musica) le avevano consigliato più di una volta di iscriversi ad un corso di canto ma lei cocciuta come non mai , non si era lasciata convincere né da una né dall'altra, proseguendo dritta come un treno per la sua strada.
*
*
*
*
*
Spazio autrice
Ciao a tutti, spero che come prologo la mia storia vi sia piaciuta e vi abbia incuriositi almeno un pochino. Spero la leggiate in tanti e lasciaste pure qualche like ( ovviamente non guasterebbe). Vi chiedo scusa per gli errori grammaticali che ci sono o che ci saranno perché sicuramente sarà così.
Io vi saluto e ci sentiamo al capitolo 1
|| Ellie <3 <3
STAI LEGGENDO
Fall in love in Verona
Romance12 anni lei, 22 due lui. Per Elisa è amore a prima vista, ma Luca sembra accorgersi appena della sua presenza. Questa è una storia d'amore fatta di sofferenze, di illusioni e di prese in giro. Un storia che sembra non avere mai fine, ma che sorprend...