L'incontro

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Dopo aver vagato per una mezz'ora buona, finalmente la piccola comitiva, che si era staccata dal resto del gruppo, (che aveva preferito rimanere in piazza dell'Arena) arrivarono nella piazzetta della casa di Giulietta, dove oltre all'imponente statua della ragazza, che osservava dall'alto, con sguardo minuzioso e indagatore, tutto quel trambusto e quel via vai di gente, troneggiava in cima all'abitazione, davanti ad una grande finestra il famoso e bellissimo balcone. Elisa, che in quel momento era emozionatissima, volle salire fin lassù per sentirsi importante e un po' principessa. Suo padre e sua madre dopo mesi, settimane, giorni, ore, minuti e secondi passati ad ascoltare le sue manfrine enormi, acconsentirono a pagare il biglietto per entrare; ovviamente non prima delle usuali e solite lamentele di Emanuele, che trovava esattamente come il prezzo del parcheggio, anche quello dell'entrata esageratamente alto, e mentre salivano uno per uno tutti gli scalini che sembravano non finire mai, ripeteva sbuffando: < Qua a Verona ormai paghiamo anche l'aria che si respira!! Tu mi farai prosciugare il conto in banca in un solo giorno Elisa. Hai sempre dei gusti troppo costosi e troppo da vecchia; modernizzati un po' figlia mia. E prima il teatro per andare a vedere Gassman, e poi per andare a vedere "Otello" e ancora, addirittura... come regalo di compleanno hai chiesto i biglietti per "Falstaff" e poi ... > continuava così a ripetizione per giorni e giorni, rinfacciandole tutti i soldi che spendeva per soddisfare i suoi gusti da "futura donna importante". Elisa fu tentata di rispondere (in malo modo ovviamente) che quando era andata a vedere Gassman i biglietti glieli aveva regalati un'amica di mamma, quando era andata a vedere "Otello" c'era andata con la scuola ( con la sua insegnante) e per quanto riguardava "Falstaff" i biglietti glieli aveva regalati sua mamma, (pagando con la sua carta di credito) che non erano certamente i migliori ed i più costosi dato che erano comunque posizionate in un estremo lato del loggione. Stava per sparare la bomba finale, in quanto nessuno aveva richiesto la sua presenza e poteva benissimo rimanere a casa a guardare la partita; però fu fermata dall'incantevole vista che le si aprì davanti: era finalmente arrivata in cima a quella montagna di scalini e adesso finalmente poteva ammirare da lassù tutto il panorama di una Verona quasi al tramonto. In quel momento si sentì un po' Giulietta e iniziò a ripetere nella sua testa, le parole che Shakespeare le aveva inculcato: "Oh, Romeo, Romeo, perchè sei tu Romeo..." quasi automaticamente nell'immaginazione della scena guardò in basso, non aspettandosi ovviamente Romeo a braccia aperte, sotto di lei, pronto ad aspettarla, ma giusto per cavarsi questa curiosità e mimare la scena che si era appena immaginata.

Mentre Elisa si trovava mentalmente occupata nel suo fiabesco e romanticissimo immaginario, di sotto era arrivato colui che le avrebbe fatto perdere completamente il senno e la testa. Direttamente da Milano, era giunto (forse più per fare un piacere a sua mamma che per altro) Luca, il figlio della sua stimatissima professoressa. Aveva 22 anni, cioè esattamente dieci in più di lei, non molto alto e nemmeno grasso, quasi troppo magro per la sua età. I capelli erano del colore dell' ebano, gli occhi di quello del cacao aveva inoltre una folta barba che lo rendeva come lo aveva definito Elisa "un grandissimo figo". Ilenia, sua madre lo salutò calorosamente e affettuosamente lo abbracciò come solo una madre sa fare, con tutto l'amore che potesse dare alla sua meravigliosa creatura. Luca si trovava a Milano per studiare in una prestigiosissima università e si doveva laureare dopo aver dato gli ultimi esami in lettere e filologia (che Elisa manco sapeva cosa volesse dire e per questo motivo lo cercò successivamente sul dizionario).

Lei, intanto, dopo essersi risvegliata dal suo idillio d'amore; come avevamo già detto guardò in basso e i suoi occhietti vispi e acuti ricaddero proprio su quel ragazzo che con molta noncuranza si stava guardando attorno quasi chiedendosi "ma chi me l'ha fatto fare?!" e che improvvisamente e di scattò iniziò a fissare la "Giulietta" del momento, che stava intasando la fila a forza di rimanere lì impalata, in contemplazione del dio greco che aveva appena visto (e che vedendolo esteriormente era proprio il contrario). Lui le sorrise e lei trovò immediatamente quel sorriso " il sorriso più bello che avesse mai visto" a quel punto ricambiò sfoderando il suo sorriso migliore e sforzandosi di non accentuare gli zigomi che aveva e che tanto per cambiare detestava. Rimase inebetita ancora qualche minuto, rimanendo in venerazione del misterioso Romeo che aveva appena visto; finchè suo padre non iniziò ad urlare da dentro dicendole: < Disgraziataaaaa, stai intasando la fila, muoviti ed esci subito di lì, tanto mica c'è Romeo li sotto su !!>. Lei seppur a malincuore e accettando il suo triste destino di non rivedere più il ragazzo dei suoi sogni, scese mandando mentalmente a quel paese e insultanto suo padre che le aveva fatto fare letteralmente una figuraccia davanti a tutti.
Riscese tutti gli scalini, che, dieci minuti prima aveva salito frettolosamente rischiando di inciampare più di una volta, con una lentezza stratosferica e ripensando al tipo che aveva ammirato per quei due meravigliosi minuti.
Ritornata coi piedi per terra, in tutti i sensi in cui questa espressione si può usare, cercò immediatamente Ilenia e trovandola, si stabilì accanto a lei, come se fosse la sua ombra ed effettivamente era così, la appoggiava in ogni cosa che faceva e prendeva per oro colato tutto quello che diceva, non aveva difetti a suo parere, era perfetta, semplicemente perfetta. Aspettando che arrivassero le sue due guardie svizzere, Elisa cercava di guardarsi attorno senza dare troppo nell'occhio per scovare fra la folla il misterioso ragazzo di poco prima, ma senza alcun risultato. Un po' scoraggiata, si mise a parlare con la sua insegnante, che come sempre la sorprese e chi le presentò? Il motivo del suo sbavamento: suo figlio. Non appena le disse: < Lui è mio figlio Luca > e lui le rispose: < Ciao, piacere, tu sei la ragazza del balcone vero?> lei andò in visibiglio una specie di estasi, come se avesse visto Gesù Cristo sceso in terra; a tal punto molto impacciatamente rispose: < ehm... si sono io, piacere Elisa > e il suo cuore cominciò a correre la maratona di New York.

Dopo nemmeno due secondi, l'avevamo già persa era completamente andata, nel suo mondo incantato e assai complesso da capire per un comune e soprattutto normale essere umano. Era poco più che una bambina e doveva ancora frequentare la terza media, figuriamoci se nella sua vita aveva avuto l'occasione di provare un amore così grande che l'aveva lasciata di stucco persino davanti alla sua stessa capacità di provare un sentimento così forte. Certo anche lei come qualsiasi essere unamo aveva avuto le sue cotterelle, una di queste era stata per il genio del pianoforte della sua scuola di musica, oppure un'altra per un suo compagno di classe addirittura alle elementari, ma in nessuno due questi casi si era sentita così in imbarazzo davanti a qualcuno; forse perchè era più grande di lei, forse perchè era il figlio della prof o forse per qualche altro strano e sconosciuto motivo che la spinse a cambiare totalmente i suoi modi di fare e le sue abitudini.

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Ciaoo a tutti,
scusatemi se ieri sera non ho pubblicato il capitolo ma sono stata distratta da un film che stavo guardando all'inizio svogliatamente, poi mi ha presa così tanto che mi sono ridotta a rimare attaccata alla tv tutta la sera. Spero che il secondo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per le tante visualizzazioni ricevute che non pensavo di ottenere.
Un bacione e a presto.

P. S. Il film si chiama "Love affairs - L'amore davvero"

Fall in love in VeronaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora