3. Sorprendimi

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Punto di vista di Kim

Avrei voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa, eppure era come se il mio corpo si fosse congelato all'improvviso senza un vero motivo. Lo sconosciuto davanti di me era alto, fin troppo per una ragazza come me che a stento superava il metro e sessanta, e con una folta chioma di capelli scuri che gli ricadevano disordinati sulle spalle larghe. Il suo corpo era nettamente più grande del mio e quando me ne resi conto mi sentii incredibilmente piccola, quasi spoglia di tutte quelle più minime sicurezze e protezioni che, per abitudine, innalzavo con chiunque incrociasse anche per sbaglio il mio sguardo. A causa della poca luce presente nella stanza, non riuscii a distinguere bene il suo volto, eppure quei due smeraldi per me furono più chiari che mai. Avevo la sensazione di aver già visto questo ragazzo, una voce nella mia testa mi sussurrava che mi ero già ritrovata ad osservare quelle sfumature così pure di verde, eppure non riuscivo a dirlo con quella certezza che avrei voluto, perché di fatto con tutto quel buio che ci circondava, avrebbe potuto essere chiunque.

Sembrarono passare anni prima che dalle mie labbra uscì un semplice "non fa niente", ma durante questo tempo che sembrò rallentare secondo dopo secondo, percepii il suo sguardo sul mio corpo, come se mi stesse analizzando dalla testa ai piedi. Subito sentii una strana stretta al petto, un cambiamento che non sapevo né identificare né spiegare, e avrei mentito a me stessa se avessi detto che fui in grado di ignorarlo. I suoi occhi verdi mi stavano guardando in maniera magnetica, come se avessero voluto farlo per ore intere e come se sapessero di tutte le bugie che avevo creato fino ad ora per non crollare. Era da un po' che non mi sentivo così, così priva di tutte le barriere che ormai innalzavo sempre e comunque, e per un momento fu come riportare alla luce quelle emozioni che, grazie a lui, avevo cercato di eliminare dal mio petto.

Quando il pensiero di lui mi apparse per la mente, fu come tornare con i piedi per terra, come se avessi sbattuto violentemente e nuovamente contro la stessa porta chiusa ormai da fin troppo tempo. Il colpo fu più doloroso del previsto e, senza volerlo davvero, sentii quasi quelle cicatrici minacciare di riaprirsi una dopo l'altra. Per questo mi costrinsi a distogliere lo sguardo da quello dello sconosciuto dagli occhi verde smeraldo e voltarmi per andarmene, portando con me i cattivi pensieri e qualcosa che forse non avrei dovuto avere. Per qualche strano motivo mi ero sentita impotente davanti di lui, come se quella persona conoscesse tutti i miei più oscuri e dolorosi segreti, e che fosse stato addirittura in grado di comprenderli uno per uno quando nemmeno io ero capace di farlo per davvero. Mentre me ne andavo sentivo che mi stava ancora fissando, i suoi occhi erano quasi in grado di toccare delicatamente la mia pelle, eppure non mi voltai per averne la conferma, anzi, cercai di nascondermi in qualche modo da quello che quell'incontro stava causando alla mia mente. Il tutto era successo fin troppo velocemente, come se fosse stata una ventata d'aria fresca inaspettata e che stava avendo importanza anche quando non avrebbe dovuto. Sapevo che era stato pur sempre un caso, ci eravamo scontrati e poteva capitare con chiunque, ma dentro di me qualcosa mi diceva non era così.

Continuai la mia ricerca, ma l'unica cosa che vedevo intorno a me erano centinaia di corpi che ballavano e bevevano come se non ci fosse un domani, e ci avrei scommesso oro che la maggior parte della gente non conosceva neanche la persona con la quale stava ballando. Ogni individuo che incrociavo speravo fosse Joy, però appena mi rendevo conto che non si trattava di lei la mia mente correva subito a quel ragazzo, a quegli occhi fin troppo brillanti che senza che me ne rendessi conto si stavano insidiando nella mia testa più facilmente del previsto. Avrei voluto dare la colpa all'alcool, sarebbe stato più facile così, però non avevo toccato ancora una misera goccia, quindi dentro di me sapevo che non avevo nulla da incolpare. Non riuscivo a non chiedermi perché mi ero sentita così indifesa, addirittura in un certo senso quasi viva, davanti quello sguardo che non avevo mai sentito sulla mia pelle. Una parte di me mi diceva che l'avevo già visto da qualche parte, magari frequentava l'università e in tutto questo casino non lo avevo neppure riconosciuto, ma qualcosa mi suggeriva che, se fosse stato così, le cose sarebbero andate diversamente e dentro di me non avrei provato questo senso di confusione capace di mandarmi letteralmente fuori di testa.

Lost In Your Eyes ||H.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora