Punto di vista di Harry.
"Muoviti Haz! È da venti minuti che sei di sopra" urlò a gran voce Niall dal salotto di casa mia, dove me lo immaginavo ancora seduto comodamente con il controller della Playstation stretto saldamente tra le mani. Io sbuffai, per quella che in fondo ipotizzavo fosse la decima volta da quando era arrivato, e lo ignorai senza troppi problemi, continuando invece a disfare la valigia che avevo scaricato e aperto sopra la soffice superficie del letto nel quale non dormivo da fin troppo tempo.
Io e i ragazzi eravamo atterrati a Londra appena un'ora prima, dopo non ricordavo neanche quando tempo passato alle prese con il tour. Questa era la prima volta da quando eravamo partiti che ci avevano permesso di tornare a casa per un paio di giorni, anche se sapevamo che era solo un modo per poi ripartire ancora più freneticamente del solito. Ormai, da quando ne avevo memoria, erano rare le volte in cui durante il tour riuscivamo davvero a staccare la spina, sia da tutti i diversi impegni che dalla musica, giusto per recuperare un po' le forze e goderci quella pace che poi non avremmo forse più potuto beneficiare fino alla fine dell'ultimo concerto. Avevo sempre amato queste fin troppo brevi giornate che, alla fine, passavano più veloci di quanto avrei davvero voluto, per il semplice fatto che mi permettevano di rilassarmi abbastanza da mettere a tacere anche quei pensieri che, mai come in quel periodo, erano pesanti quanto dei macigni che non riuscivo a spostare.
Niall, dopo aver semplicemente abbandonato i bagagli nell'ingresso di casa sua dall'altra parte di Londra, era venuto da me come faceva sempre quando non aveva nulla da fare. Liam era tornato nel suo appartamento dove sapevo poi l'avrebbe raggiunto Joy, mentre Louis era partito verso Doncaster, dove avrebbe passato tutta la sua pausa dal tour. Solitamente quando avevamo delle giornate di "vacanza", ognuno di noi ne approfittava per tornare dalla propria famiglia, eppure quella volta avevo optato per rimanere nella capitale per non dovermi assorbire tutte le domande di mia madre e mia sorella riguardo quella ragazza che, ancora prima di poter conoscere, già non vedevano più al mio fianco.
Non vedevo e non parlavo con Kim da più di un mese ormai, da quando avevo incrociato i suoi occhi stupendi ma incredibilmente spenti per l'ultima volta. Quell'immagine ormai viveva in me come un ricordo fin troppo vivido che non riuscivo e non volevo cancellare, nonostante ogni volta facesse male come una pugnalata dritta al petto. Avrei mentito se avessi detto che non pensavo a lei, perché il suo nome era un punto fisso che non riuscivo a lasciare andare. Non passava giorno in cui non mi ritrovavo a ripensare al suo viso delicato, sottile e luminoso come non mai, oppure al suono della sua voce che, sapevo, sarebbe sempre rimasta la mia canzone preferita, quella che non mi sarei mai stancato di ascoltare. Ero quasi patetico da quando ci eravamo lasciati, per il semplice fatto che non riuscivo a condurre la mia vita senza realizzare quanto fosse stata stravolta da lei: casa mia ormai sembrava vuota da quando Kim non girava più per le grandi stanze, mentre il letto era freddo come non mai dopo che lo avevamo condiviso quasi con il tentativo di diventare un tutt'uno con le lenzuola.
Avevo provato a mettere per iscritto quello che opprimeva il mio cuore, tutto quello che la sua mancanza significava per me, eppure le parole mi apparivano così vuote e inutili che la musica stessa risultava essere un fastidioso ronzio che non riuscivo a scacciare dalle mie orecchie. Non riuscivo a parlare di amore, non dopo che tutto quello che avevo se n'era andato insieme a lei, lasciandosi alle spalle un fottuto niente che mai avrei voluto associare al suo nome.
Cominciando a sentire già quel terribile peso schiacciare sul petto come, in fondo, capitava sempre quando Kim si insinuava nella mia mente, scossi la testa e abbandonai i miei indumenti completamente disordinati tanto quanto i miei capelli sul materasso e scesi da Niall, trovandolo seduto comodamente sul mio divano, con tanto di piedi accavallati sopra il mio tavolo in vetro.
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Lost In Your Eyes ||H.S.||
FanfictionTra le sue braccia ero felice, ero finalmente convinta che la felicità esistesse. Non ci eravamo semplicemente amati: ci eravamo vissuti fino alla fine. Dopo tutto, dopo le nostre battaglie mai completate, dopo la vita che aveva cercato di dividerc...