Capitolo 4:

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Tic-toc, tic-toc, tic-toc.

Davanti al parco. Andrea fissava l'orologio del campanile della piazza. Alle 12:25 di solito passava la municipale per fare il giro dell'isolato.
Mancavano 3 minuti. Una volta passati, lui poteva fumare in santa pace. - Ehi, ragazzo! - Andrea sgranò gli occhi azzurri: era uno sbirro. - Sì? -. - Ho sentito dire che fumi le canne. Non si deve fare -. Si stava avvicinando e una smorfia tendente al sorriso sadico di un bastardo piedepiatto lo stava raggiungendo. "Scappo?". - Io non so di cosa parli -.
- Un controllo ti darebbe fastidio? -. Era davanti al sedicenne. Andrea mise le mani in tasca e strinse una banconota da 20 euro. Il polizziotto lo squadrò, poi gli disse:
-Tasca destra dei pantaloni. Come la mettiamo? -. Il ragazzo prese i soldi e li mise in tasca all'ufficiale.
- Che lei non ha visto niente -.
- Per 20? Va bene, dai. Ma non farti più beccare! -.
- Certo -.

Era la prima volta che gli capitava. Abbassò lo sguardò e se ne andò. Fabio gliel'aveva detto di stare attento... Ma chi aveva avvisato lo sbirro? Camminava verso casa, a testa basta come un calciatore che perde un match importante. Passò davanti al bar; le sedie erano vuote, non c'era nessuno.

"Strano" pensò, poi si ricordò che era domenica e di domenica il barista fa fino alle 11. Ma che razza di orario è?

De dissolutione conscientiæDove le storie prendono vita. Scoprilo ora