capitolo 9

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Poi si rigirò ed aprì la porta. Entrammo nell'appartamento , la luce era soffusa , solo quella che entrava dalle grandi finestre sulla parete difronte alla porta . la stanza era abbastanza grande , cucina e salotto , le pareti erano bianche ovattate , il pavimento era tappezzato di palchè chiaro e davanti alla grande e quadrata finestrona vi erano una poltroncina ed un divano marroncino scuro . A terra un tappeto dagli idiomi tibetani e sulle pareti quadri particolari o piccoli arazzi colorati alla destra della finestra vi era un mobile di legno grezzo che occupava gran parte della parete , era tappezzato di libri ed oggetti provenienti da qualsiasi parte del mondo .
Un altro mobile più piccolo sorreggeva una bajoure , un telefono fisso nero , ed una radio rossa , di quelle in stile vecchio .
Ívan accese la luce principale , era calda e limpida , stesso effetto che diede alla casa . La cucina era accogliente e semplice , tutta sul marroncino o panna .
Sulla sinistra della stanza vi era una porta che dava su un corridoio che accedeva a sua volta su tre porte , un bagno abbastanza grande e tenuto bene , una stanza ; quella di Ivan , ed un'altra .
L'ultima era destinata a me , era grande e con un piccolo bagno a parte .
Luminosa anche a quell'ora tarda di sera . due grandi finestre e tre librerie occupavano due lati della stanza , il terzo era occupato da uno specchio ed un armadio di legno chiaro , il letto era grande e semplice senza spalliere .

Appoggiai il borsone per terra affianco al letto , e mi aggirai per la stanza scrutando quegli nuovi odori e colori .
La casa odorava di profumo da uomo , cuoio e sapone .
Mi avviai alla libreria e feci scorrere lentamente la punta delle dita della mano sinistra sulle ruvide o lisce copertine dei libri , sul alcune di sentiva l'impercettibile rientranza dei caratteri , su altri erano stampati , andando sempre più avanti , la mia mano si posò su uno strano oggetto preoventiente da qualche parte del mondo come gli altri .
Era una statuina di legno scuro , rappresentava una strana figura ,surreale , probabilemtne un antico dio di qualche religione , dopo averlo preso tra le mani lo ripoggiai al suo posto .
Improvvisamente sentì la voce del mio ospite che mi chiamava alle spalle ,
"Ailis ... " mi girai , era appoggiato allo stipite della porta , capelli biondastri e viso spigoloso ma profondo .
" si ? " risposi sorridendo .
" no , nulla , non volevo disturbati , era solo per sapere se ti serviva qualcosa ... " continuò con la sua voce bassa e travolgente .
" no , grazie comunque " risposi secca ma cercando il più possibile di essere gentile .
Fece cenno di si con la testa ed uscì dalla porta chiudendola dietro di se , mi tolsi le scarpe e la felpa , sciolsi i capelli dalla loro solita coda e lasciai che mi cadessero sulle spalle , mi accoccolai ancora vesita sul letto ed in meno di pochi minuti mi adformentai .
Mi svegliati solo a metà notte , la luce della camera era spenta , evidentetemente Ívan era entrato per spegnerla .
Il silenzio era tombale , mi rigirai nel piumone e cercsi di riaddormentarmi , dopo poco , ce la feci .

Aprì lentamente e faticosamente gli occhi con le prime luci del giorno .
I raggi sottili filtravano dalla finestra fin su lmio viso e sul resto della stanza . Era un tepore caldo e confortante , mi guardai intorno , pensai , mi decisi .
Mi alzai dal letto , piano , quasi cercando di non fare rumore , raggiunsi lo specchio e mi legai i capelli , poi andai in bagno , mi sciacquai la faccia ed il collo .
Poi uscì dalla stanza e mi diressi in cucina , Ívan non c'era , ma il caffe era sul fuoco ed era tutto apparecchiato , in quel momento tornò con due borse il mano , tirò fuori da una due piccoli pacchetti e da essi due corissant francesi ancora caldi , lo guardai , sorrisi ed andai a spegnere il fuoco sotto il caffè che ormai fischiava .
Lo versai in due tazze e ci sedemmo al tavolo .
Dalla grande finestra entrava una luce radiosa , quasi fastidiosa agli occhi .
Ivan beveva il suo caffè tranquillamente , senza guardarmi , guardava fuori dalla finestra , chissà cosa , chissà a cosa stesse pensando .
Finimmo la colazione scambiandoci ancora pochissime parole .
Poi dopo aver preso la mia giacca corta , uscì nelle fredde eppure assolate vie di Reykjavik .
Camminai per un po , Ívan mi aveva detto di avere delle faccende da sbrigare , cosi me.ne andai in giro .
Mi pareva una città quasi finta , era surreale , colorata , le vie strette ed alberate , era particolare ma allo stesso tempo fredda , non solo termicamente .

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