Capitolo 10

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Katherine
Mi alzo lentamente dal materasso, mentre lui entra in macchina e sfreccia via senza degnarmi di uno sguardo, io presa dalla rabbia inizio ad urlare contro la macchina ormai lontana. Non lo sopporto, non lo tollero proprio, chissà cosa mi è passato per la testa quando ho deciso di accettare il passaggio, era più sicuro accettarlo da uno sconosciuto. Iniziò a camminare, senza guardare indietro, per paura che spunti uno della gang di Justin, dopo un quarto d'ora finalmente intravedo una fermata degli autobus, la raggiungo velocemente e mi siedo sulla panchina, dove accanto a me c'è una ragazza, che può avere più o meno la mia età, ha i capelli legati in una coda fatta abbastanza male , il viso rosso come se le avessero dato tanti schiaffi,dei graffi lungo le braccia e le gambe, una maglietta lunga (da uomo) strappata alla base e a piedi scalzi, io non sono una strega, ce l'ho un cuore, è mi fa pena vedere una ragazza in quello stato.
-Hey, che ti è successo?- chiedo, lei alza gli occhi azzurri e mi squadra.
-Se te lo racconto...mi prometti di non dirlo a nessuno?- mi dice, con una lacrima che le scende dal viso .
-Vedi che se non ne vuoi parlare, non ci sono problemi , te l'ho chiesto per curiosità- rispondo gentilmente.
-Nono, ho bisogno di parlarne con qualcuno, se lo dico a qualcuno che conosco, sicuramente succederebbe una tragedia...ovviamente te lo racconto se ti va- dice guardando i lembi strappati della maglietta.
-Okay, allora parla, abbiamo ancora una mezz'oretta prima che passi il prossimo autobus- dico ridacchiando per sdrammatizzare.
-Allora, ieri mio padre mi aveva chiesto di andare a fare la spesa, così mentre stavo camminando , qualcuno da dietro infila una siringa piena di droga nel mio braccio e ovviamente svengo. Appena apro gli occhi mi ritrovo legata ad una sedia con tre ragazzi davanti, mi pare che facessero parte della gang "The Danger" questi 3 mi hanno stuprata uno dopo l'altro, per fortuna poi sono usciti dalla camera, io ho rotto la sedia, e con la gamba della sedia ho rotto la finestra e sono riuscita ad uscire- dice ridendo amaramente, sono dei mostri , noi facciamo del male solo alle persone che ci hanno fatto del male prima, sicuramente non per gioco .
-Mi dispiace- dico solamente
- Non fa niente, non è stata di certo colpa tua, ormai è capitato- dice
-Comunque...come ti chiami?- chiedo cercando di smuovere la tensione palpabile
-Sabrina, tu ?- risponde
-Kathrine, è stato un piacere conoscerti- dico entrando nell'autobus. Lei rimane seduta nella panchina, forse starà aspettando un'altro autobus...

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