Capitolo 28

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Kathrine
Questa mattina mi sono preparata in fretta e furia, ovviamente tutta la mia fretta è dovuta alla voglia di rivedere Justin.
Scendo le scale canticchiando, trovando mio fratello sdraiato sul divano intento a seguire un qualche programma demenziale, che però sembra prenderlo particolarmente.

-Io vado- lo saluto con un sorriso quando si gira verso di me.
Fa una strana smorfia quando mi vede, così lo guardo confusa.

-Cosa ho che non va?- domando inarcando un sopracciglio.

Insomma, sono sicura di aver indossato i pantaloni, i calzini dello stesso colore e di avere i capelli in ordine

-Niente- dice lanciandomi una strana occhiata.

Mi mordo il labbro prima di camminare verso la porta di casa ed uscire, respirando l'aria fresca che mi è mancata in quella casa che tutto ad un tratto è diventata claustrofobica.

Quando vedo Rebecca poggiata al cancello della scuola intenta ad aspettarmi faccio una smorfia. Mi ricordo immediatamente degli eventi della scorsa sera,  in cui mi ha minacciato puntandomi una pistola contro. Ho una strana voglia di prenderla a pugni.

Mi sforzo per rivolgerle un sorriso falsamente gentile, che lei ricambia venendomi incontro.

Camminiamo in silenzio lungo i corridoi della scuola, ognuna immersa nei propri pensieri.
-Come stai?- domanda all'improvviso.
–Bene. Come dovrei stare?- rispondo con lo sguardo corrucciato.
–Non lo so- dice mordendosi un labbro.

– Dimmi quello che hai da dire senza giri di parole, Rebecca- dico guardandola.
– Non lo vedrai più vero?- chiede speranzosa.
–Ancora con questo discorso? Pensavo di essere stata chiara ieri- ribatto irritata.
-Si, lo sei stata.. solo che ho paura che tu possa commettere qualche cazzata- dice quasi per giustificarsi.
- Non mi serve un grillo parlante, grazie tante- rispondo tagliente dirigendomi verso l'aula di inglese, senza darle tempo di spiegarsi.

Qualche minuto dopo l'inizio della lezione entra il vicepreside.
-Buongiorno ragazzi- ci saluta con una faccia da schiaffi, mentre tutti quanti si alzano ricambiando il saluto.
Quando il professore mi lancia un'occhiataccia mi alzo controvoglia, poggiando la schiena al muro.
-Ho in mente un progetto per voi, un lavoro a coppie da svolgere nell'arco di una settimana. Ad ogni coppia sarà assegnata una ricerca, e voi dovrete fare un video esplicativo ricco di diapositive. Alla fine del vostro lavoro spiegherete alla classe ciò che avete studiato, chi otterrà il voto più alto riceverà un premio offerto direttamente dalla scuola- spiega fieramente, forse pensando di aver avuto una brillante idea

Che coglione.

-Le coppie sono già state formate, questo potrà essere anche un modo per conoscervi meglio e, chissà, fare nuove amicizie- continua sorridendo.

-Russo e Johnson- dice questo soffermandosi su di me, tutto ad un tratto mi viene l'istinto omicida.
Mi ha messo in coppia con Alex Johnson, la figlia del poliziotto della città. Sua figlia mi ha sempre evitato guardandomi con terrore, lei e  le sue amiche non nominavano nemmeno il mio nome.

Un po' come Voldemort in Harry Potter.

Io e Rebecca ci siamo sempre prese gioco della sua aria da santarellina, dei suoi voti dalle cifre astronomiche.
E ora mi stanno dicendo che dovrei andare a casa loro per lavorare a un cazzo di progetto? Si certo, e  magari mi portavo dietro la pistola e qualche bomba a mano.

Mi alzo di scatto guardando in direzione della ragazza che mi osserva con aria terrorizzata, ma che non ha il coraggio di ribattere per paura di subirsi l'ira del vicepreside.

Never Back DownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora