capitolo 1

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-Lisa aprimi- continuava a gridare mia madre dal corridoio, ma io non avevo intenzione di farlo, no, come poteva non capire quanto stavo male? Come poteva non capire che la mia vita per colpa sua si era stravolta completamente? Che quella bambina che avevo dentro si era trasformata in un mostro? Che ero diventata tutto ciò che avevo sempre odiato, una copia, una come altre cento, con nulla di speciale, avevo diciasette anni, cosa si aspettava il mondo da me? Col tempo ero riuscita a capire che alla vita, come alle persone, non frega niente di una ragazzina, non gli interessa se i suoi genitori sono separati, se la sorella è scappata, se non ha altri modi per sfogarsi se non scrivere, se sua madre è come se non esistesse, se desidera affetto,ma non lo chiede, se si è chiusa in se stessa, non gliene frega niente se è dovuta crescere troppo in fretta, alla vita non frega niente di nessuno, è la sua unica regola, potete dire che è crudele, ve lo concedo, ma arrivati ad un certo punto si capirà il motivo di tutto questo, e no, non si smetterà di soffrire, semplicemente si cercherá in tutti i modi di assecondarla provando ad andare avanti così, come si può, ma mai come si vuole.
Ero lì, in camera mia, accovacciata sul letto, con le lacrime agli occhi, perchè stavo piangendo non lo sapevo nemmeno io, ma intanto continuavo a farlo, le lacrime scendevano, mi rigavano il viso, e poi in maniera delicata andavano a posarsi sulle mie coscie nude, non capivo cosa stava succedenso, non capivo cosa mi stava succedendo.
Poi ad un tratto sentii il mio telefono vibrare, e senza accorgermene mi spuntò un sorriso, uno di quei sorrisi che solo Nicolò mi sapeva creare.
-Stasera usciamo?- mi scrisse lui
-okay-
-ti passo a prendere verso le 7:15-
-ti aspetto-
Evitai di chiedere il permesso a quella donna che i figli definiscono madre, da cui io preferivo tenere le distanze, lei non si era ancora dimostrata tale quindi perchè io avrei dovuto comportarmi da figlia?
Prima di prepararmi osservai attentamente quel volto allo specchio, che non sembrava nemmeno più il mio, capelli lunghi e neri e occhi azzurri, mi chiedevo sempre se ero un miscuglio riuscito male, quella pancia piena di cicatrici che insieme ai polsi formavano un album di ricordi perfetto della mia stupidissima adolescenza, di tutte quelle notti insonni, di quelle grida soffocate, di quei sogni e di quelle paure, degli 'ultimi accessi' sbagliati e delle lettere mai arrivate al destinatario, di tutti quei 'ti amo' falsi, dei 'buon giorno' mai ricevuti e della continua ansia di non essere abbastanza che mi tormentata dall'età di 13 anni e che nessuno era mai riuscito a farmi sparire, fino a quando non arrivò Nicolò che riuscì a farmi smettere con quella lametta, dicendomi che così un giorno avremmo potuto comprare una casa al mare solo per noi due, lontano da tutto e da tutti, ma insieme.

C.on T.e O.vunque Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora