Capitolo 18

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Quando te ne andasti smisi di scrivere.
Avevi rovinato non solo la felicitá nel mondo reale, ma anche nel mondo letterario.
'Se la mia storia d'amore con lui non avrá un continuo,nemmeno quella letteraria' pensai un giorno.
Quando te ne andasti smisi anche di mangiare, come se anche la mia salute dipendesse da te.
In effetti tutto dipendeva da te ormai.
Ti odiavo per essertene andato.
Ti amavo per tutto il resto.
Un giorno mentre ero al parco seduta su una panchina mi si avvicinò un uomo anziano su i 75 anni, dopo essersi presentato, con molta intimitá, come se ci conoscessimo da sempre,mi disse: 'Sai quando avevo la tua etá venivo sempre qua, proprio su questa panchina, a quell'epoca non c'erano i cellulari, ma c'era la speranza, io mi sedevo e speravo.
Speravo che passasse Ivetta, la ragazza che mi piaceva, e mi rivolgesse un sorriso stupendo.
Speravo che passassero Gianfranco e Enrico, i miei amici di quei tempi, per unirmi a loro e fare una passeggiata.
Ma sai cosa mi piaceva fare mentre speravo?' Mi domandò con voce paterna.
'Ascoltare la musica?' Cercai di indovinare io.
'Eh magari ci fossero state le radio portatili!
L'unica musica che si sentiva era quella delle fiere o dei bar qui vicino.
No, mentre speravo mi piaceva riflettere, mi ero preparato un tacquino con delle domande, ogni giorno ne sceglievo una diversa e rispondevo.' Mi disse.
'Ma scusi, Ivetta e i suoi amici non passavano mai?' Chiesi.
'Devi sapere ragazza, che non sempre se si spera in qualcosa allora quel qualcosa si avvera, bisogna accettare il fatto che la vita non ti può aiutare sempre, tutto ciò naturalmente aiuta a crescere.
Alcune volte passavano, altre volte no, altre volte ancora invece ero io a decidere di non andare con loro talmente ero preso dai miei ragionamenti.
Sono stati proprio belli quegli anni.' Mi rispose.
'Il suo tacquino con le domande ce lo ha ancora?' Quel signore mi stava proprio appassionando con le sue storie.
'Si.' Disse tirando fuori un'agenda con la copertina di cuoio.
'E che domanda ha scelto per oggi?' Domandai sempre più interessata.
'A dirti la verità oggi vorrei porla a te la domanda.' Mi fece sapere lui.
'Ottimo,mi dica.' Esclamai io.
'Quale è il problema?'
Quando sentii pronunciare quelle parole sbiancai.
I miei occhi iniziarono a oscurarsi, abbassai lo sguardo, mi veniva quasi da piangere.
Poi con un filo di voce iniziai a parlare.
'Il problema è che tutto questo è solo una grande, grandissima ripetizione, che ciò che facciamo oggi lo faremo anche domani e dopodomani e dopo ancora, il problema è che siamo cresciuti in una scuola che ci parlava dei pensieri di Voltaire e di Montesquie, ma non le importava dei nostri che dovrebbero stare alla base di tutto.
Il problema è che viviamo in un mondo che ascolta ciò di cui abbiamo bisogno e ce lo da.
Non abbiamo voglia di alzarci per spegnere la tv?
Perfetto hanno messo il tasto di spegnimento anche sul telecomando.
Non abbiamo voglia di prepararci del cibo?
Perfetto andiamo in un ristorante.
Non abbiamo voglia di andare in un ristorante perchè non vogliamo uscire?
Perfetto c'è il cibo d'asporto.
Non abbiamo voglia di fare la coda al Mcdonald's?
Perfetto c'è il Mcdrive.
Vogliamo un vestito, ma non vogliamo andare al negozio a prenderlo?
Perfetto c'è il negozio online.
E via così.
Hanno messo pure l'accesso e il visualizzato su WhatsApp perchè non abbiamo più voglia di rischiare.
Perchè siamo dei perdenti, dei codardi.
Il problema?
Il problema è che abbiamo sbagliato tutto fin dall'inizio, che non stiamo avanzando, stiamo regredendo, perchè tutte queste nuove scoperte ci hanno portato a dimenticarci le cose basilari, ci fanno studiare Dante, Boccaccio, Petrarca, ma non ci insegnano ad essere come loro.
Che sappiamo tutto sull'astrofisica nucleare, ma non sappiamo nemmeno più esprimerci, che abbiamo paura della realtá e facciamo finta che la realtà sia quella che si trova dentro i nostri telefoni, anche se sappiamo che non è così.
Il problema è che l'unica cosa che non conosciamo ancora sono i sentimenti, e tra questi sopratutto l'amore.
Quindi se le dovessi rispondere con una sola parola le direi che il problema è Nicolò.'
Poi gli raccontai tutta la mia storia, la nostra e quella della mia famiglia, gli raccontai di quando ci siamo conosciuti e delle promesse mai mantenute, gli raccontai del concerto di Ed Sheeran e della corsa per andare a prendere i biglietti, gli raccontai del fatto che tu fumavi e lui mi confessò che anche lui aveva iniziato a quell'età.
Gli raccontai che stavo scrivendo un libro che raccontava della mia storia, e che per non far capire che era una sorta di autobiografia avevo cambiato tutti i nomi.
Poco prima di salutarci mi disse scherzando 'Cita anche me nella tua storia.'
'Certo' risposi io, mentre lui credeva che lo stessi prendendo in giro.
Poi aggiunsi 'Certo Guglielmo.'
Lui capì al volo, mi diede un abbraccio e mi salutò.

C.on T.e O.vunque Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora