capitolo 9

44 4 0
                                    

Erano le 7:00, e come qualunque altro giorno mi alzai per andare a scuola, quella mattina però non feci colazione, non avevo bisogno di energia, avevo solo bisogno di uscire.
Verso le 7:40 arrivai col bus davanti a scuola, non mi sembrava vero, Nicolò non era ancora arrivato.
Gli scrissi un messaggio.
Non rispose.
Lo chiamai.
Telefono spento.
Decisi di non preoccuparmi,'avrá la febbre' pensai.
7:55, suonò la campanella.
Entrai.
Mi sedetti all'ultimo banco vicino alla finestra, tirai fuori filosofia e anche il mio taquino dove scrivevo tutto, tranne ciò che avrei dovuto.
'Lisa leggi pagina 124.' Mi disse la prof. Rossi
'Beh io veramente..' balbettai, cercando in qualche modo di trovare una scusa sensata.
'Lisa muoviti.' Rispose freddamente la prof.
La accontentai.
Venti minuti dopo suonò la campanella, finalmente la prima ora era finita.
Uscii in corridoio e iniziai a osservare fuori, i miei occhi sembravano quelli di un carcerato che non poteva assaporare la libertá, avevo in mente solo Nicolò, avevo la testa totalmente da un'altra parte e non mi accorsi che avevo dietro Davide.
'Liii' urló lui.
Mi girai di scatto.
'Cosa c'è?' Risposi ancora confusa.
'Niente niente, non volevo intromettermi nei tuoi sogni.'
Rispose lui.
'Non stavo sognando.' Chiusi la conversazione io.
'E allora a chi stavi pensando?' Chiese lui con l'aria di un bimbo confuso.
Io entrai in classe facendo finta di non aver sentito, e iniziai a scrivere, ero talmente immersa nella storia che non mi accorsi delle quattro ore che erano giá passate.
Suonó la campanella.
Uscii.
Mi diressi verso casa, osservai tutto quello che avevo intorno come un turista, non mi ero mai accorta, fino a quel giorno, della bellezza di quella cittá in cui avevo vissuto per diciasette anni.
Osservai il cielo e me ne innamorai.
Osservai il paesaggio e me ne innamorai.
Osservai gli alberi e me ne innamorai.
Osservai le macchine, i parchi, i passanti e me ne innamorai.
Osservai qualche secondo lo scermo del telefono, non aveva risposto, e mi odiai.
Guardavo ovunque, tranne la strada di fronte a me, non volevo guardare il futuro.
E per colpa di questo andai a sbattere contro un signore, cademmo entrambi a terra, era un uomo ben vestito, con una valigetta e dei capelli corti grigi.
'Mi scusi signorina.' Disse.
'Colpa mia, si era mai accorto della meravigliosa bellezza della nostra citta?' Chiesi io stranamente allegra.
'Sai non ne esistono più di ragazze come te, che si osservano intorno e capiscono il valore di tutto ciò.' Rispose.
Poi mi aiutò ad alzarmi, mi passò i libri che mi erano caduti e si presentò.
'Piacere, Paolo.'
'Lisa.'
'Quanti anni hai?'
'Diciassette.'
'Oh che bell'etá, la rimpingerai un giorno.'
'Certo.' Dissi ironicamente.
Poi lo salutai e andai verso casa.

C.on T.e O.vunque Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora