'Lisa è ora di andare a scuola svegliati.' Mi disse una voce maschile di fianco a me, come potevo non riconoscerla, era qualla di mio padre, mi alzai di scatto e pensai che papá fosse tornato, ma quando aprii gli occhi mi accorsi che era una mattinata come tutte le altre, e molto probabilmente quella voce non era altro che la mia stupidissima immaginazione, che mi giocava solo brutti scherzi da quando ero nata praticamente, la mia gioia dell'illusione terminò all'istante, trinsi la fotografia di mio padre nella mano e sussurai 'mi manchi papi' e con il magone iniziai la mia monotona vita di sempre.
Verso le 7:40 suonò il campanello Nicolò, presi lo zaino, chiusi la porta e scesi, poi corsi verso di lui e lo abbracciai, come se non fosse successo niente la sera prima, come se non lo avessi reso inutile, come se non mi fossi portata il mio dolore in casa nascondendolo a lui e lasciandolo fuori al gelo.
'Come stai?' Mi chiese.
'Normale e tu?' Risposi tranquillamente, ero così brava a mentire agli altri che finivo per dimenticarmi la verità, perchè no, non era normale stare così, non era normale piangere tutte le sere, passare notti insonni, smettere di credere nei propri sogni, pensare cose orribili su se stessi, non era normale distaccarsi dagli altri creandosi una sorta di corazza indistruttibile, non era normale sperare che nessuno ti chieda 'come stai?' E meravigliarsi del fatto che qualcuno ti dica 'ti voglio bene', non era normale, ma con il passare del tempo ero riuscita a farla diventare una cosa abituale per me, una cosa quasi scontata, a cui non avrei dato mai importanza.
'Bene grazie.' Disse lui, sospirando, sapeva che la mia risposta non era sincera, ma sapeva anche che non ne avrebbe mai ottenuta una.
Arrivati a scuola ci dividemmo, entrai nella mia classe, non c'era quasi nessuno, tranne la solita biondina con la sua schiera di amiche montate e rifatte dalla testa ai piedi.
'Ciao Lisa, vuoi che ti cucio quei jeans? Poi magari prendi freddo.' Ridacchiò lei seguita dalle sue amichette, una delle poche cose che non capivo era come una così si era fatta delle amiche e poi perchè si mettevano a ridere sempre per delle battute squallide?
Mi sedetti all'ultimo banco della fila al centro e tirai fuori il mio tacquino, sulla copertina c'era scritto 'Con te ovunque' il nome di un libro che forse non sarebbe mai uscito,ma mi piaceva raccontare la mia storia usando nomi diversi e facendo accadere cose più emozionati di ciò che accadeva realmente nella mia vita, iniziai a scrivere fino a quando non arrivò Clara, la mia vicina di banco.
'Hey!' esclamò lei con la sua solita felicità, poco contagiosa, ma meravigliosamente sincera.
'Hey' ricambiai il saluto io.
'Posso leggere?' Chiese e prima che io potessi rispondere mi tolse il tacquino dalle mani e iniziò a sfogliare le pagine interessata.
Si sentì un urlo, la prof Matteozzi è arrivatà, pensai io e anche molto probabilmente tutto il resto della classe.
'Salve prof' ripetemmo in coro come fossimo uno stormo di pappagalli.
'Sedetevi pure.' Disse a bassavoce lei, quasi non facendosi sentire.
Intanto Clara iniziò a leggere il mio libro, era la prima e forse ache l'ultima che lo leggeva, chissà cosa stava pensando in quel preciso momento, non le diedi troppo peso, non volevo farmi aspettative troppo alte, col tempo avevo imparato che era meglio non pensare ciò che può succedere dopo, perchè l'attimo futuro può distruggere ciò che nel presente si sta costruendo.
'Signorina Pisani coniugami un verbo a tua scelta.' Cecilia si alzò molto preocupata, lei odiava il greco più di quanto lo potessi odiare io, eppure quando aprì bocca sembrava che il Greco fosse la sua lingua madre, io la osservavo da dietro, e continuavo a pensare perchè anch'io non potevo essere così brava anche in una sola materia mi sarebbe bastato.
'Molto bene, signorino Rossi, vuole continuare lei?' Davanti a me si alzò un ragazzo palestrato, capelli neri, occhi verdi, Davide, si chiamava Davide, alla fine di quell'anno si sarebbe trasferito per andare a giocare nei giovanissimi in una squadra di serie A, lui si guardò un po' intorno e poi con voce sottile disse 'ehm prof, a dirle la verità..' prima che potesse affermare di non aver studiato fu interrotto dall'entrata inaspettata di una prof che ci portò via circa 45 minuti di lezione, e proprio quando uscì la campanella del cambio d'ora suonò.
'Mi sono salvato di striscio.' Sospirò lui voltandosi verso di me, io lo guardai un po' confusa, perchè un ragazzo bello e popolare doveva parlare con me, eravamo due cose letteralmente differenti, lui il top e io, beh io non ero niente, ero talmente insignificante che nessuno si occupava di divedermi in un gruppo di sfigati ben preciso.
'Hey Lisa, cagami però!'
'Scusa,scusa non... non l'ho fatto apposta.'
'Tu avevi studiato per l'interrogazione?'
'No, per niente, non mi interessa Greco.' E poi scoppiammo entrambi a ridere, anche se nessuna delle due risate era sincera.
Intanto Clara era ancora li che leggeva, e andò avanti fino alla fine delle lezioni.
'Aspetta!!' Sentii una voce famigliare che proveniva da dietro, era una voce femminile.
'Lisa aspettami!' Ripetè la voce, e mi voltai di scatto.
'Hey Clara, cosa succede?' Chiesi dimenticandomi che lei aveva ancora il mio libro.
'Ho appena finito di leggere il tuo libro, oddio è bellissimo, avrai un futuro come scrittice sicuramente!'
'Grazie' risposi.
'Ma come ti vengo queste idee?' Mi domandò davvero molto interessata lei.
'Non lo so' sorrisi io,evitando di spiegarle che in realtá quel libro raccontava della mia storia, e che Letizia era io , e che Claudio era Nicolò, evitai di dirle che la sorella che era scappata era la mia e non quella di Letizia, che il padre che se ne era andato era il mio non il suo, che tutto ciò che avevo scritto lì lo avevo anche vissuto, nessuno lo avrebbe mai dovuto sapere.
'Però la storia è davvero triste, mi dispiace davvero molto per la protagonista, verso la fine ho quasi pianto.' Mi spiegò lei
'È solo una storia.' Dissi balbettando leggermente.
Poi presi il mio libro e mi diressi verso casa senza nemmeno salutare, ripensando a quel 'la storia è davvero triste.' E quasi mi sentivo uno schifo per aver fatto soffrire la mia sosia nel mondo della scrittura, infondo cosa aveva fatto di male lei per meritarsi tutto ciò?
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C.on T.e O.vunque
RomanceLisa è una diciasettenne che forse è dovuta crescere troppo in fretta, i genitori separati,la sorella che è scappata, e la madre che é perennemente assente l'hanno portata a diventare ciò che è adesso, una ragazza chiusa,fredda e isolata dal mondo e...