capitolo 17

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Passarono mesi e finalmente il gran giorno era arrivato, nacque Francesco.
Non riuscivo ad abituarmi all'idea che mia madre non era solo più mia madre, ma anche quella di un'altra creatura, così piccola, cosí fragile, così bella.
La prima settimana non mi avvicinai, nemmeno la seconda e la terza, verso il primo mese peró decisi di fare il primo passo, il primo passo verso il mio nuovo futuro.
'Mamma posso provare a prenderlo in braccio?'
In quel periodo mamma sembrava rinata, quasi un'altra persona.
La scuola era finita ormai da un po' e solo il fatto di non rivederti tutti i giorni mi creava una sorta di insana tranquillità.
Uscivo più spesso, a volte era Davide a chiedermi se mi andava di fare una passeggiata, altre volte invece, si faceva trovare sotto casa.
'Ti va di prendere un gelato?'
E poi il gelato non lo prendevamo mai.
'Devo andare.'
E poi non se ne andava mai.

'Sì, ma sta attenta.' Rispose lei.
Sorrisi.
Pian piano allungai le mie braccia verso di lui.
Avevo paura di romperlo.
Lo riappoggiai subito.
Sorrisi e iniziai a giocherellare con lui come fanno tutte le persone quando vedono un bambino.
'Lisa è per te' mi disse mia madre che si era appena affacciata alla finestra.
Credevo fosse il postino.
Mi sbagliavo.
Credevo di averti dimenticato.
Mi sbagliavo.
Fuori c'eri tu, con il tuo solito sorriso sulle labbra, con il tuo ciuffo biondo che un po' si era allungato, in mano avevi una busta.
Mi credevi davvero così facile da riconquistare?
Credevi davvero che una stupidissima lettera potesse cancellare interi mesi di pianti soffocati e notti insonni?
Mi feci cenno di scendere.
Ti feci cenno di salire.
Non riuscivamo nemmeno ad andare d'accordo su questo, chissà come siamo riusciti ad andare d'accordo sulla nostra storia.
Forse era proprio questo ciò che ci legava, il fatto di non essere mai d'accordo su niente, le idee erano sempre opposte, ci importava solo di essere felici, ma non per l'altro, per noi stessi.
Per una volta mi diedi ascolto e decisi di salire.
Mi guardasti un attimo, quasi volessi squadrarmi, mi sorrisi e allungasti la mano destra, mentre con la sinistra ti sistemavi il ciuffo.
'Questo è per te'  mi dicesti mentre mi consegnavi una busta con scritto DA LEGGERE DOPO.
'Grazie' risposi.
E forse un po' per l'agitazione e per l'imbarazzo mi avvicinai per baciarti la guancia.
E forse anche tu, un po' per l'agitazione e per l'imbarazzo pensai la stessa cosa.
Cuori spezzati e malinconici si sa che non sanno ciò che fanno e forse anche loro un po' per l'agitazione e un po' per l'imbarazzo presero la stessa direzione.
Fu un attimo.
Le nostre labbra si unirono.
Ci baciammo.
Ricolmammo i nostri vuoti con un amore che non desideravamo, un amore nullo e insignificante.
Non so se avevo pienamente compreso ciò che stava succedendo.
So solo che ne volevo ancora.
Eh sì che ne volevo ancora.
Mi strinsi forte al tuo petto, quasi per dimenticarti di quei mesi, di quelle emozioni sbagliate date da persone apparentemente giuste.
Ci rendemmo conto di tutto ciò solo quando sentimmo Francesco piangere.
Ci staccammo quasi di colpo.
'Chi è?' chiesi.
Mi ero dimenticata che tu non sapevi della presenza di un nuovo bambino nella famiglia.
'Francesco' risposi senza darci troppo peso.
'Hai un nuovo cugino?' dissi nuovamente.
'Ho un nuovo fratello.' risposi freddamente per chiudere la conversazione.
Tu che mi conoscevi fin troppo bene e avevi capito cosa mi stava succedendo decisi di lasciar perdere.
'Domani alla stessa ora torno,voglio conoscere il nuovo arrivato.' mi diedi un bacio sulla fronte e te ne andai.
E in quell'esatto momento mi sentii bene.
Come se il sangue nelle vene fosse tornato a scorrere e il cuore fosse tornato a battere.

C.on T.e O.vunque Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora