capitolo 13

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Mi guardai allo specchio, non capivo come una persona si potesse ridurre così, non avevo voglia di uscire, non avevo voglia di stare in casa, non avevo voglia di parlare, avevo voglia di gridare, non avevo voglia di essere abbracciata, ma avevo voglia di stare tra le braccia di qualcuno, non avevo voglia di essere cercata, avevo voglia di essere desiderata, non capivo come mai le lacrime non uscissero, non capivo l'odio che avevo dentro per quale assurdo motivo si facesse vivo solo nei momenti sbagliati.
Non capivo.
Nessuno capiva.
Nessuno mi capiva.
Nessuno capiva che per una volta, una sola volta avevo bisogno di qualcuno che restasse, restasse per davvero.
Che tutte quelle parole, davvero belle, non mi bastavano più, che tutti quei sorrisi, per quanto sinceri non avrebbero mai fatto diventare il mio così, che ormai se qualcuno mi diceva 'resto' io non facevo altro che pensare 'Sì, da solo.'
Ero un misto di orgoglio e paura, qualcosa che neanche volendo si può sistemare, ero un casino, un totale casino, la mattina, dopo essermi svegliata mi chiedevo perché anche stanotte ero riuscita a superarla, perchè infondo non volevo, non ne avevo bisogno, non ne avevano bisogno.
Che se anche un giorno non mi sarei svegliata nessuno si sarebbe accorto di niente, nemmeno mia madre, lei era impegnata a costruire il modello di famiglia perfetta, e per essere davvero perfetta io non avrei dovuto farne parte.

C.on T.e O.vunque Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora