Capitolo 8

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Cara Adele,

io sono solamente una persona che vuole fare in modo che tu non soffra altrimenti e, quindi, andrò subito al punto. Non molte ore fa, ho sentito Harold Edward Styles, parlare con dei suoi amici in cortile – è una persona che viene a scuola nostra, pensai – quello che mi ha lasciata stupita però è il discorso che ha tenuto con loro. So di per certo che origliare non è corretto, ma poi ho sentito il tuo nome e la preoccupazione mi ha assalita – è una ragazza – così mi sono avvicinata di più è ho sentito il seguente dialogo:

Harry: “Ho deciso di annullare la scommessa”

Subito mi son detta di aver sentito male, ma non era così. Ora, non so cosa tu deciderai di fare, ma so che farai la cosa più giusta.

 

Anonima”

Firmarsi anonima era sempre stato il suo forte fin dalla prima elementare. Perché doveva arrivare a tanto? Perché doveva farmi soffrire? Come se non soffrissi già abbastanza per conto mio. Mi ripresi e, salendo le scale, andai a prepararmi.

Qualche ora più tardi.

Harry sarebbe arrivato da un momento all’altro e le parole scritte in quella lettera mi stavano ancora volteggiando allegramente nel cervello.

Appena il campanello cominciò a suonare, mi precipitai ad aprire la porta, ritrovandomi davanti ad uno delle otto meraviglie del mondo*.

Una semplice maglietta blu notte, sotto un cappotto nero non troppo pesante; un pantalone grigio e delle converse blu ai piedi. Rimasi senza parole per una manciata di secondi poi mi voltai ed afferrai borsa e cappotto. Avevo deciso di portare con me la lettera e chiedergli spiegazioni prima di andare.

Mi fece salire e, mentre raggirava l’automobile per mettersi al volante, scavai nella borsa alla ricerca della busta bianca. L’afferrai e, non appena si sedette, la lasciai scivolare sulle sue gambe.

Non riuscivo a dirgli niente. Rimasi immobile, aspettando che finisse di leggere quelle parole che mi avevano turbata per tutta la giornata, sperando che, in qualche modo, quello che vi fosse scritto non erano altro che stupidaggini.

“E’ arrivata oggi – dissi, vedendo il suo sguardo perso fuori dal finestrino – è tutto uno scherzo, vero?”

Il suo sguardo era vuoto, privo di ogni significato. Si voltò verso di me e deglutì. “Adele io..”.

Scossi la testa diverse volte per non far uscire le lacrime che in quel momento, per rabbia e dolore, volevano insistentemente scappare. Era troppo bello per essere vero.

“E’ proprio vero allora che – mi azzardai a dire prima di scendere dal mezzo – che stupida sono stata; tu sei Harry Styles e io sono.. lo schifo”. Chiusi lo sportello sbattendolo più forte che potevo e tornai verso la porta di casa.

“Adele.. io non.. ti prego!” urlò disperato. Mi raggiunse e, prendendomi per mano, mi voltò verso di lui.

“No Harry, mi hai solo preso in giro e io che mi ero..”. Non riuscii a terminare la frase, infilai la chiave nella toppa e rientrai, lasciandomi andare in un pianto liberatorio.

Mi svegliai nel cuore della notte. La luce della luna entrava indisturbata nella mia camera, illuminando il braccio sul quale avevo infierito diverse volte quella sera. Toccai i taglietti, provando un senso di disgusto, ma anche un profondo benessere. Dopo tutti questi anni, come ho potuto, davvero, fidarmi di lui?

She wrote on her armsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora