Nonostante tutto, ricordati che c’è sempre qualcuno per te, là fuori.
Lunedì mattina, non troppo presto
Mi ero alzata ad un orario decente quel giorno, anche perché sarebbe stato il primo di lavoro. Il venerdì precedente avevo cominciato a trasportare tutte le mie cose nella casa nuova e domenica mattina, avevo già finito.
Faceva particolarmente caldo quella mattina, così decisi di mettere una maglietta leggera con un pantalone lungo fino al ginocchio. Cercai le ballerine in uno scatolone e, dopo aver fatto colazione, ero pronta per raggiungere la signora Sherman.
Entrai nel locale e la trovai seduta sulla sua sedia a leggere lo stesso libro del giorno prima. Mi sorrise e, prendendo una tazza vuota, andò al bar di fronte, da Bob’s, a chiedere un po’ di caffè.
Me ne stavo seduta tranquillamente al computer a catalogare alcuni libri che si trovavano sulla scrivania quando il tintinnio delle campanelle attaccate alla porta mi avvisò dell’arrivo di un cliente.
“Posso esserle utile?” chiesi gentilmente, alzandomi in piedi. Era una ragazza con un viso vagamente familiare. Aveva per mano una bambina dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi.
“Sì vorrei chiederle se avete.. Adele?” sbottò. Mi guardai attorno confusa e poi cercai di ricordare dove avevo rivisto quella ragazza.
“Aspetta.. Victoria?” chiesi. Lei cercò di sorridermi come meglio poteva ed annuì.
“Quando sei tornata?” mi chiese. Non aveva più quell’aria strafottente che l’aveva accompagnata per tutti quegli anni al liceo.
“A metà aprile – risposi guardando poi la bambina – e tu sei?”. Mi sorrise leggermente per poi nascondersi dietro la gamba della ragazza.
“Lei è Anne, la mia cuginetta – disse Victoria – i miei zii dovrebbero tornare stasera e le ho promesso di regalarle un libro sugli animali”.
Mi poggiai un dito sul mento e ripensai a doveva avevo visto la sezione dei libri per bambini. “Venite con me”.
M’incamminai sicura per gli scaffali e arrivammo in un piccolo spazio con delle seggiole e un tavolino per bambini. Le presi diversi libri e li poggiai lì, in modo che potesse scegliere quello che le piaceva di più.
“Hai visto..?”.
“Sì – risposi – non è cambiato per niente”.
Sorrise. “Lo so, poi da quando sta con quella Caroline è.. strano”. La guardai confusa, non riuscendo a capire quello che stava insinuando.
“Lei ha 15anni in più di lui, andiamo! – esclamò, per poi riabbassare la voce – durerà ancora per poco vedrai”.
“Non me ne importa nulla di lui, Victoria”.
Sghignazzò. “Sì certo – rispose indicando la mia faccia con il dito lungo e affusolato – sei rossa d’imbarazzo”. Diretta come sempre però, pensai.
“Ehm – sussurrò la bambina che intanto aveva sfogliato tutti i libretti – mi piacerebbe avere questo”. Mi porse il libro e lo portai alla cassa per registrare la vendita e metterlo in un sacchetto.
“12 sterline” dissi, aprendo il cassetto della cassa e infilandoci i soldi che mi aveva passato Victoria. Le salutai, guardandole allontanarsi.
***
“Allora? Com’è andato il primo giorno di lavoro?” mi chiese Gemma, non appena misi un piede dentro casa. Ovviamente c’erano stati quei tempi morti in cui non entrava nessun cliente, ma avevo venduto ben una quindicina di libri ed ero fiera di me stessa.
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She wrote on her arms
Fanfiction*dal primo capitolo* Sentivo gli occhi ancora lucidi. Era arrivato il momento, dopo tre lunghi anni, di reagire a quelle sofferenze. "Styles - da dove arriva sto coraggio? - solo perché tu e i tuoi amichetti siete i fighetti della scuola non vuol di...