NdA
Grazie infinite a tutti quanti, dal profondo del mio cuore. Vedere tutte queste persone che leggono la mia storia fa salire la mia autostima di diversi punti (:
Spero vi sia piaciuta. Che coppia avete preferito? Adele/Harry o Adele/Niall? Spero di trovare molti vostri commenti in fondo alla pagina.
Con affetto,
Marta ♥
Non riuscivo più a trattenere le lacrime e le lasciai solcare il mio volto come se nulla fosse, anche davanti a tutta quella gente che passeggiava tranquilla per le vie di Londra. Ogni tanto un passante mi fermava chiedendomi se avevo bisogno di aiuto. Ringraziavo e rispondevo che andava tutto bene.
Entrai in casa e trovai Gemma e Zayn, seduti sul divano, a scambiarsi dolci effusioni. Salutai, senza farmi notare e corsi in bagno a lavarmi la faccia.
Lo sapevo. Sapevo che non dovevo fidarmi di nuovo di lui. Era tutto così sbagliato che avrei dovuto capire prima quello che mi mancava veramente. Notai il luccichio di una lametta provenire dalla mia trousse. La presi tra le mani, osservandola per un po’ di tempo.
Era da molto, forse troppo, tempo che non ne prendevo una in mano. E lei era lì, di nuovo tra le mie mani e luccicava. Luccicava talmente tanto da accecarmi. La posai sul primo polso, quello sinistro, e cominciai a premere fino a che quel liquido rossastro che per più di un anno non avevo visto uscire, se ne stava andando giù per lo scarico del lavandino. Mi sentivo libera. Libera da un enorme peso. Non riuscivo a pensare a quello che stavo facendo. Le lacrime scendevano, mescolandosi al sangue che colava lentamente. Quando decisi che era meglio cambiare, passai al polso destro, cominciando a maltrattare anche lui, come se nulla fosse stato.
“Adele”. Mi bloccai appena sentii la sua voce. Era venuto fin qui per me. Solo una persona avrebbe potuto dirglielo: Louis. Cercai di non ascoltarlo e continuai la mia opera.
Stavo cercando di liberare il mio corpo, la mia anima, da tutta la sofferenza che l’avvolgeva. Avrei dovuto saperlo che per me e lui non c’era più nulla; quel che è stato è stato e non ci potevamo fare più niente. Avevo capito quello che mi mancava ed era l’amore, quello vero con la A maiuscola.
“Adele! Ti prego aprimi!” urlò, sbattendo il pugno contro la porta. Lasciai scappare anche qualche singhiozzo per non sentirlo urlare. E intanto che il suo pugno sulla porta sbatteva sempre più forte, le mie lacrime continuavano a scendere come un fiume in piena. Era tutto tremendamente sbagliato.
La porta si aprì sbattendo. La vista velocemente mi si annebbiò. La testa cominciò a girare e il sangue pulsava forte nelle tempie. Sentivo il respiro venirmi meno. Stavo per svenire, davanti a lui.
“Adele!” urlò. Quella fu l’ultima cosa che sentii, prima di cadere nel buio totale.
***
Lentamente cominciai ad aprire gli occhi, muovendo la testa a destra e sinistra per capire dove mi trovavo. La stanza, completamente bianca, era illuminata dalle luci di Londra che provenivano dalla finestra e da un lieve luce al neon bianca. Notai un ago infilato nel braccio destro e delle spesse fasciature attorno ai polsi.
Accanto al letto, con la testa poggiata sulle braccia, se ne stava una figura, che dormiva con coperta dal cappuccio rosso. Avrei riconosciuto quella felpa ovunque. Con una mano, per quanto mi fosse possibile, scostai il cappuccio e lasciai che i suoi capelli si liberassero. Erano così morbidi che sarei rimasta a toccarli tutta la vita. Lasciai una mano poggiata sulla sua testa, cercando di levarla appena lo vidi muoversi. Ma fu più svelto e mi bloccò in una lieve stretta.
“Ti sei svegliata, finalmente” disse con una voce tiepida e assonnata. Sorrisi e mi asciugai una lacrima che stava per scappare dagli occhi.
“Da quanto tempo sono qui?”.
“Da ieri sera – disse, intrecciando la sua mano con la mia, lasciandovi un leggero bacio – ho avuto davvero molta paura”.
“Perdonami..” mi posò un dito sulle labbra.
“No, perdonami tu per averti lasciata andare, indifesa”. Mi baciò ancora la mano, appoggiandosela poi alla guancia, inumidendola con le sue lacrime. Lo feci alzare, per poterlo abbracciare. In tutta risposta, posò le sue labbra sulle mi regalandomi uno dei suoi baci più belli. Gli accarezzai una guancia, facendo in modo che sul suo volto si dipingesse uno dei suoi caldi sorrisi.
“Gemma è qui fuori con Zayn; ci sono anche Louis, Liam e..”.
“Sì, falli entrare”. Si allontanò da me, andando verso la porta, aprendola per poi annunciare che mi ero svegliata e che volevo vedere tutti.
Entrarono uno dopo l’altro, in fila indiana. Gemma mi buttò le braccia al collo, avvolgendomi in un caloroso abbraccio, sussurrandomi quanto avesse avuto paura vedendomi svenuta in bagno. Liam e Zayn mi lasciarono un tenero bacio sulla fronte, proprio come un padre che sta per mettere a letto la propria figlia. Louis mi si avvicinò con le lacrime agli occhi, lanciandomi addosso le sue braccia. Affondai la testa nell’incavo del suo collo e fu come ricevere una ventata di aria fresca. Quando si scostò era arrivato il suo turno.
Chiesi a tutti di poterci lasciare da soli, così che potessi parlare con lui. Lo feci accomodare sulla sedia accanto al letto e lo guardai intensamente, per poter cercare di trovare le parole più adatte da usare in quella situazione.
“Adele, scusami, io non volevo – iniziò lui – avrei dovuto capire subito che tra noi non sarebbe potuta funzionare”. Mi limitai ad annuire, dato che lui aveva già trovato le parole adatte. Era come completarsi a vicenda con la persona sbagliata.
“Sai – dissi, sicura – un antico proverbio asiatico dice che quando una persona nasce, al suo mignolo sinistro è legato un filo rosso che la collega alla sua anima gemella. Questo filo non si potrà mai spezzare e, non importa quanto tempo ci vorrà o quante esperienze di vita dovrai fare, tu incontrerai la tua anima gemella”. Voltai leggermente la testa, fino a guardare fuori dalla piccola finestrella della porta. Lo vidi sorridere a Louis e anche sul mio volto si dipinse, finalmente, un sorriso.
“E io, penso di averla trovata” conclusi, ritornando a guardarlo. Lui mi sorrise e, lasciandomi un bacio sulla fronte, uscì dalla stanza.
Cinque anni dopo, Honolulu
Correvo sulla spiaggia. Dovevo ammettere che il vestito mi era leggermente d’ingombro. La località che avevamo scelto era sulla mia lista di posti da visitare e lo avevo pregato tanto di andarci.
“Dai lumaca!” mi gridò. Era facile per lui dire quelle cose, dato che non aveva un enorme vestito bianco da portarsi dietro. L’idea di arrivare alla casetta sulla spiaggia passando appunto dalla spiaggia non era stata una delle migliori e me ne stavo pentendo. Il sole risplendeva ancora alto nel cielo e l’acqua cristallina era molto invitante. Non vedevo l’ora di farmi un bel bagno rilassante.
La vita a Londra era sempre più movimentata. Io stavo dietro a tutto quello che succedeva alla biblioteca “Nothing Hill” dato che era diventata di mia proprietà, dopo che la signora Sherman aveva ricevuto la lettera di pensionamento. Dopo l’ospedale andai in una clinica di riabilitazione, dalla quale uscii pochi mesi più tardi, completamente ristabilita. Avevo deciso che era arrivato il momento di lasciarmi alle spalle il mio mostro e combatterlo, giorno dopo giorno, insieme a Gemma, che nel frattempo si era sposata con Zayn. Decisi di farmi due tatuaggi, uno per polso che riportavano una scritta unica: Stay Strong. I ragazzi, invece, erano sempre in giro per il mondo a incontrare le fan che erano rimaste con loro fin dall’inizio.
Però, quella settimana era tutta nostra. Eravamo solo io, lui e la nostra luna di miele. Lo amavo, eccome! Era lui quel pezzo di puzzle che mi mancava, era..
“Dai Niall! Aspettami!” urlai, arrivando davanti alla porta della casetta. Lui fece per prendermi in braccio, ma mi scansai prontamente.
“Ehi! È tradizione che lo sposo, porti la sposa all’interno della casa in braccio” disse con fare da saputello. Ovviamente non ero un peso piuma, ma lui mi colse alla sprovvista e mi prese in braccio, aprendo la porta con un leggero calcio.
“Ah Niall..”.
“Si?”.
“Ti amo”.
“Ti amo anch’io”.
The End
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She wrote on her arms
Fanfic*dal primo capitolo* Sentivo gli occhi ancora lucidi. Era arrivato il momento, dopo tre lunghi anni, di reagire a quelle sofferenze. "Styles - da dove arriva sto coraggio? - solo perché tu e i tuoi amichetti siete i fighetti della scuola non vuol di...