Capitolo 13

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“Dai Boo Bear! Torna da me!” urlò, buttandosi a terra inginocchiato, davanti a Louis. Tutti i presenti ridacchiarono, compresa me. Mi trattenni più che potevo.

“Avanti Lou” esclamarono Niall, Liam e Zayn, assieme. Louis alzò gli occhi al cielo e annuì sorridendo. Il riccio si alzò e gli buttò le braccia al collo.

“El, non abbiamo più bisogno dei tuoi servigi” disse il riccio voltandosi verso la bella mora che scoppiò a ridere. Sentii qualcosa afferrare la mia mano e mi accorsi che era il biondo, che mi faceva segno di andare. Annuii e prendendo la borsa, sgattaiolai fuori di casa con lui.

Mi prese per mano mentre scendevamo le scale e anche quando eravamo in macchina ad aspettare gli altri.

Mi trovavo maledettamente bene quando stavo con lui. Sembrava quasi che il mondo stesse girando dalla parte giusta, una volta tanto. Lo osservai, mentre eravamo in viaggio verso Manchester.

Gli occhi si confondevano con l'azzurro intenso di quella giornata di fine maggio. I capelli, sbarazzini, gli davano l'aria da cattivo ragazzo. Poi il suo sorriso, così maledettamente perfetto, da far sciogliere perfino il cuore di pietra più duro.

“Perché mi fissi?” chiese, voltandosi verso di me, sorridendo.

“Macchè! Sto guardando fuori dal finestrino!” risposi, arrossendo di colpo. Alzò le spalle e, sghignazzando, tornò a guardare fuori.

***

Manchester, nonostante non l’avessi mai visitata, era una città carina e accogliente. Davanti all’arena dove si sarebbero esibiti i ragazzi, c’erano già delle fan che aspettavano di entrare.

Niall mi prese per mano, di nuovo, facendomi entrare nel backstage velocemente, prima di essere vista dalle ragazze. Ci guardammo un attimo e, prima di raggiungere i ragazzi sul palco, mi lasciò un leggero bacio sulle labbra. Quella volta, però, rabbrividii.

“Sicura che non ci sia nulla?” mi chiese Gemma, mentre facevamo colazione nel camerino dei ragazzi.

“Gemma, smettila!” risposi, addentando voracemente la mia pasta alla crema. Doveva smetterla di dire quelle cose e soprattutto a voce alta.

“A chi vuoi darla a bere?”. Incrociò le braccia al petto e ridusse gli occhi a due fessure. Quando faceva così mi ricordava tanto Harry, quando cercava di estrapolarmi le parole.

“Ho visto come vi guardate!” sbottò, rimanendo imbronciata. Alzai gli occhi al cielo, tornando ad occuparmi della mia colazione. In quel momento entrò nel camerino, sbattendo la porta e facendoci sobbalzare dalla paura, Caroline.

“Harriuccio!” urlò. Si ammutolì non appena notò che nella stanza c'eravamo solo io e Gemma.

“È sul palco per le prove” dissi.

“La ragazza di Niall, Adele se non sbaglio”.

Annuii, guardando la mia amica strabuzzare gli occhi.

“Ci si vede” disse e poi uscì, sbattendo nuovamente la porta.

“No - risposi prima che me lo chiedesse - è una convinzione di quella nonna, cioè donna!”. Scoppiammo a ridere, trattenendo a stento le lacrime.

“Andiamo dai ragazzi” m’incitò lei, prendendomi per mano.

***

L'arena era immensa. Dalle prime file sotto il palco, fino agli spalti sopraelevati. Pensare che da lì a poche ore sarebbero stati pieni per il sold out mi faceva venire i brividi. Mi guardai attorno, incontrando diverse volte gli sguardi dei ragazzi che mi sorridevano. Tranne Harry che, in quel momento, aveva attenzioni solo per Caroline. Non davo peso alla cosa, anzi, poteva fare quello che voleva. Mi avvicinai a Niall che, seduto con le gambe a penzoloni sul limite del palco, impugnava la sua chitarra, strimpellando qualche nota di tanto in tanto. Mi appoggiai al palco, accanto a lui.

She wrote on her armsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora