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Due settimane dopo


Andare a scuola è sempre un trauma per gli studenti. Non per le lezioni o l'ambiente in sé; ci sono gli amici, gli intervalli, le macchinette, le ore buche e i ragazzi carini. L'ultima non sempre è scontata, a meno che non si parli del Taramelli, liceo scientifico e delle scienze applicate di Pavia, in provincia di Milano. Il trauma vero delle scuole, compreso il Taramelli, avviene nel momento in cui punti la sveglia alle 6:00 ma per volere del Creato decide di spegnersi, facendoti alzare tre quarti d'ora dopo, l'orario in cui dovresti trovarti già davanti alla metro altrimenti arrivi a scuola alle 8:15 invece delle 7:55 e quella chiattona della prof. Mascani ti mette il ritardo di cinque minuti. È il caso quasi frequente di Sara Casati.

Ogni giorno si ripeteva che sarebbe andata a comprare una nuova sveglia, e ogni giorno si scordava di averlo detto. Aveva una forma fisica spettacolare, ma non aveva comunque forza di sostenere una corsa.

Arrivò in classe, con i polmoni in fiamme, alzò la testa e guardò la cattedra: la Mascani non c'era.

Dio sia ringraziato! Finalmente i suoi sforzi non erano stati vani. Si sedette velocemente al suo banco in terza fila nella colonna vicino alla porta e si sistemò.

Prese uno specchietto. I suoi occhi celesti erano sempre di una bella tonalità, pure il naso all'insù le sembrò a posto. La bocca sottile che non le piaceva cercava sempre di ritoccarla con la matita e il rossetto. Guardò i capelli che le arrivavano fin sotto le spalle: l'idea di tingerli di rosa l'aveva sempre sfiorata, anche se le piaceva il suo biondo scuro. Assieme a quelle poche lentiggini sugli zigomi, era considerata la più graziosa della classe. Solo che lei non voleva essere graziosa, ma incredibilmente sensuale.

Come Laura.

Anche lei era una bella ragazza: una terza di seno, gambe slanciate e il corpo aveva le giuste curve, ma si lamentava spesso del suo fisico, mentre Sara avrebbe dato la vita per essere come lei. Certo, non era grassa, ma aveva poco seno e le gambe erano molto sottili. Sono uno stecco, si ripeteva. Laura aveva due occhi enormi color nocciola, la bocca carnosa da cui fuoriusciva il piercing alla lingua e il naso possedeva una piccola gobbetta (anche quello aveva il piercing). Sara provò a farsi un piercing sul'orecchio per potersi sentire più accettata, ma i genitori oltre a consentire a fatica la sua decisione per conformismo, la guardavano sempre con aria afflitta, e così se lo tolse. Lo stesso carisma lo aveva anche con l'abbigliamento. Sara si vestiva quasi sempre nella stessa maniera (anche perché le piacevano i vestiti tipo gonne, maglioni e cappotti in stile frivolo, e non top o felpe più grandi di lei), mentre a Laura stava bene tutto: dai classici jeans con maglietta ai pantaloncini fino a mezza coscia con una felpa enorme, da un outfit-street alle camicie a fiori.

Anche i maschi pensavano che era una gran figa. Ogni volta che uscivano in cortile per fumare, o meglio, solo Laura fumava, la importunavano per cercare di guardarla meglio o le chiedevano il numero. Anche a Sara succedeva, ma di rado, e se era da sola le chiedevano dove fosse l'amica.

Molte volte si era sentita esclusa, come se non valesse, ma aveva la fortuna di possedere una grande amica come Laura che la confortava sempre. <<Sono idioti, pensano sempre al'eccesso e non notano una gnocca come te.>> e le faceva un buffetto tirandole su il morale.  <<Sei simpatica e premurosa e... niente male per essere una secchiona>>, e scoppiavano a ridere.

Erano migliori amiche e le ragazze nella scuola le invidiavano. Era dalle medie che si conoscevano e da allora furono inseparabili. Moltissimi compagni e professori si domandavano come poteva essere possibile: una era precisa con un rendimento scolastico impeccabile (se non si contavano i ritardi), non si lamentava mai ed era considerata una studentessa modello. L'altra sembrava uscita da un riformatorio e per un periodo si stimava che venisse a scuola solo per parlare con le sue amiche o per sfondarsi di canne. Non portava rispetto per i professori e si vestiva apposta in maniera succinta e provocante. L'unico elemento che la poteva definire salva era il suo rendimento buono per merito della compagna.

Entrambe adoravano la compagnia dell'altra e non si erano mai ritrovate in situazioni di forte litigio. Anche se Sara si sentiva sempre inferiore a Laura, e presto il loro equilibrio si sarebbe spezzato se non le dava segni di vita.

Sara guardò il banco a fianco a lei: vuoto. Era da due settimane che non veniva a scuola, ne tanto meno si era fatta sentire su Whatsapp o l'aveva chiamata per farle sapere se era successo qualcosa. Cominciò a preoccuparsi.

Nella mente le frullavano miriadi di domande. Mi sta ignorando? Sta marinando la scuola e non vuole dirmelo perché sono una secchiona? Le è successo qualcosa di grave fino a traumatizzarla? Sarà ancora con quella puttana della Codispoti?  Solo lei sapeva quanto la odiava, aveva paura che le portasse via la sua migliore amica.

In effetti Fabiana (non sopportava l'idea di chiamarla "Faby") e Laura avevano molti aspetti in comune, sia di gusti che di carattere, ma Sara si faceva un bagno di sudore per starle accanto nei momenti difficili, mentre l'altra la chiamava per farsi accompagnare dal tatuatore o al negozio di piercing. L'aveva conosciuta in un bar perché Laura aveva insistito affinché ci fosse pure lei; quella volta è bastata e avanzata (e molto probabilmente era odio reciproco anche per Fabiana).

La odiava più di Rivoli.

Francesco Rivoli era il ragazzo di Laura. Aveva due anni in più di loro, gli occhi languidi e neri come i capelli arruffati, mascella quadrata, un poco di basette e un naso che a parer di Laura era perfetto. Anzi, lo considerava tutto perfetto, perché assomigliava a Synyster Gates, il chitarrista degli Avenged Sevenfold. Sara invece lo considerava un deficiente con l'aria da rockettaro, che stava ancora cercando lavoro dopo nove mesi che aveva lasciato la scuola. Passava le giornate come barista in un locale, ma non era un lavoro ufficiale. Lui e Laura si erano conosciuti a casa di Fabiana ("e ti pareva", diceva Sara) per una serata tra amici. Da quel giorno continuarono a sentirsi per telefono finché non decisero di fidanzarsi. Stavano insieme da sei mesi, e la loro relazione non aveva mai preoccupato più di tanto Sara, anche se le dava fastidio che la sua amica avesse perso la verginità con quel babbione.

"Laura merita di più. Certo, è sempre stata esuberante, ma grazie a me è migliorata con la scuola e si comporta più educatamente. È una ragazza intelligente, ma perché si circonda di gente come quella? Inutile dire che la colpa è anche di quel coglione del padre", si diceva spesso, se non sempre Sara.

Laura non aveva una bella situazione famigliare. Viveva a casa della fidanzata del padre con la sua sorellina e il suo fratellastro coetaneo, troppo infantile per lei. La madre si trova in un centro di recupero per tossici, ma era già instabile prima ancora che iniziasse quel percorso. Il padre, Paolo Latino, ormai quasi cinquant'enne, gestiva un'importante azienda pubblicitaria, talmente importante che gli portava via tanto di quel tempo permettendogli di vedere i figli solo all'ora di andare a dormire. E in quella stessa azienda ha conosciuto Serena Chiasi, l'impiegata con cui ha avuto un figlio un anno più piccolo di Laura. Venne dichiarata la sua compagna solo due anni dopo la nascita di Federico.

Era tutto quello che Sara sapeva. E forse era proprio tutto.

Le sue sedute mentali furono interrotte dallo sbattere di una porta da parte di un uomo parecchio corpulento; non gli si vedeva il collo e aveva dei baffi molto pronunciati. Aveva un timbro di voce che a momenti avrebbe potuto rompere le finestre:

<<Silenzio! La professoressa Mascani non potrà venire per un po' di tempo. Io sono il vostro supplente, e mi avrete fino alla fine del quadrimestre>>

<<C'è sempre una prima volta.>> disse fra sé Sara.

<<Come, scusi?>> la squadrò il supplente con quei pochi tratti facciali che non si confondevano col grasso.

<<Mi scusi, prof, stavo....>> che diamine gli rispondo? <<.....stavo riflettendo.>>

<<Su cosa, signorina Casati?>> la incalzò guardando la mappa dei banchi con i rispettivi nomi.

Ma i cazzi tuoi?!  Improvvisò: <<Sulla lezione teorica di oggi>>

Il supplente la squadrò ancora una volta, poi disse beffardo: <<Perfetto, allora perché non viene qua alla cattedra e ce la spiega? Così le metto pure il voto.>>  Rimpiango già la Mascani.

FRIENDS IN REVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora