3] 16:36

42 3 2
                                        

L'odore di pane bruciato assieme al'incenso avvolgeva casa Casati. Il gatto aveva fatto di nuovo la pipì sul divano, i vestiti erano sparsi sul letto (e alcuni anche per terra) e la caldaia era andata a quel paese. Se non ci fosse stata Maria, quel posto sembrerebbe un centro per extracomunitari. Non sempre la casa si presentava così disastrosa, ma anche nelle situazioni difficili Maria riusciva a sistemare ogni singolo angolo. Essere una brava casalinga richiede tempo e pazienza (e anche saper cucinare, ma non rientra nelle sue migliori competenze).

Nel giro di qualche ora le sue mani fatate fecero l'impossibile. Il luogo era ben pulito e ordinato se non migliore di come era prima di esser stato messo a soqquadro. Mancava solo da chiamare l'idraulico e il copri divano era in lavatrice.

Maria si concesse un attimo di tregua e si buttò di peso sulla poltrona. I suoi ottanta chili per un metro e sessantaquattro di altezza la sfinivano, ma la facevano sentire appagata di tutto il lavoro compiuto. Assomigliava enormemente alla figlia: stessi capelli, stessa espressione dolce e sveglia, stessa bocca e stesso atteggiamento meticoloso. Si differenziava dal'assenza di lentiggini, gli occhi castani misti al verde e la mole.

Guardò la porta e vide Saverio Casati entrare con giacca e cravatta, scarpe lucidate, borsa in cuoio marrone e pantaloni stirati alla perfezione.

Uomo e donna si diedero un bacio.

<<Com'è andata la giornata, cara?>> disse appoggiando la borsa dietro la porta.

<<Sono esausta. Mila mi farà impazzire se non impara ad usare quella dannata lettiera>> sbuffò mentre si ripulì il grembiule da cucina con margherite ricamate dalla nonna. <<Tu, caro?>>

<< Anch'io sono esausto. Il mio cliente è stato assolto, questo significa che riceverò lettere di protesta che richiederanno un altro processo in tribunale. Maledetti.>>

<<Sei sempre così indaffarato>>

<<Beh, faccio solo del mio meglio, per me, per te e per la nostra bambina>>. Le diede un bacio sulla fronte perlata da gocce di sudore.

<<Sai che le da fastidio se la chiami così...>>

La voce di Saverio si fece quasi teatrale: <<Potrà esser vero come potrà non esserlo, ma lei è la mia piccola Sara ancora in fase di crescita, ed è mio dovere sostenerla e starle vicino come ogni padre che si rispetti>> e finì soddisfatto.

Cavoli se sono bravo, pensò.

Il suo entusiasmo però venne interrotto dalla moglie:

<< Certo caro, ma ti ricordo che fra due mesi compie diciassette anni.>>.

Diciassette?! Gli balenò nella testa quel numero. La... mia bambina... diciassette anni?!

<<Qualcosa non va?>> domandò Maria. Anche se sapeva già cosa stava per accadere.

Saverio era un uomo molto legato ai valori della famiglia. Amava sua figlia più di ogni altra cosa o persona. A vederla sorridere sorrideva pure lui, l'è stato accanto durante tutta l'infanzia, sempre con la moglie che gli ripeteva di non essere così incollato e apprensivo. Non le aveva fatto mancare nulla, anche perché non fece mai molti sforzi, essendo pieno di soldi e con una figlia modesta. Teneva una sua foto in ogni oggetto: portafogli, cartelle, taschino della giacca di lavoro e, ovviamente, nella cornice sul comodino affiancato al letto. "Mi da l'energia giusta per incominciare la giornata", diceva ad amici e colleghi, oltre che a se stesso.

Ma Sara non era più una bambina, bensì una giovane donna a tutti gli effetti, molto matura e intelligente per la sua età, e quando una è donna, diventa indipendente, spaziando i rapporti con i coetanei e... distaccandosi dai genitori. Saverio Casati lo sapeva benissimo, non era stupido, ma per Papà Saverio non era mica la stessa cosa. Quel faccino roseo e quegli occhi meravigliosi come il cielo, prendere forma e svilupparsi ma senza perdere la gioia e il sorriso, con quella bocca perfetta, era troppo per l'uomo.

<<D... di... dicia...>> balbettava.

<<Diciassette anni>> disse Maria in tono molto pacato. Ormai aveva preso l'abitudine con le crisi del padre apprensivo, a volte addirittura sembrava che si divertisse.

Mila si stava leccando una zampa e cadde giù dal bracciolo della poltrona quando...

<<SARA! La mia piccola Sara! Perché le ingiustizie della vita umana fanno questo, che ti ho fatto di male Dio per meritarmi questo!>> Si buttò a terra come un poppante, strisciando dalla povera e paziente moglie fino ai suoi piedi.

<<Maria, mia cara Maria, nostra figlia, la nostra Sara, sta diventando grande.>>

<<Ma caro, mancano ancora due mes...>>

<<STA DIVENTANDO GRANDE!>>

Neanche fosse il suo diciottesimo compleanno. Ma Maria volle non aver mai pensato, considerando il marito che sapeva sempre a cosa le passava per la testa.

<<E ai diciotto? DICIOTTO anni! Manca troppo poco tempo, un anno e due mesi, ma perché non le sono stato vicino in tutto questo tempo.>> piagnucolò.

<<Papà, cosa stai facendo?>>

Silenzio di tomba.

Sara stava davanti al'ingresso con gli occhi grandi come due palline da golf.

<<Ehm, io vado in camera, dopo vi racconto della giornata. Ah, mamma, la casa è ordinatissima, complimenti ogni volta>>.

Dire che andò assieme alla gatta verso la camera da letto era quasi un complimento. Pareva che stesse scappando.

<<Quanto avrà ascoltato, secondo te??>> mugugnò imbarazzato Saverio.

<<Il necessario per dire "Ho un padre con le rotelle mancanti">>

FRIENDS IN REVERSEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora